venerdì, Aprile 19, 2024

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Serie A 2019-2020, il pagellone

Serie ASerie A 2019-2020, il pagellone

Questa stagione di Serie A è giunta, finalmente, al termine. Mai l’ultima giornata si era giocata così in là nel tempo, ma tempi straordinari richiedono scelte straordinarie. E quest’anno è stato uno dei più “straordinari” (in senso negativo, ovviamente) che l’Italia ha vissuto dalla fine della Seconda guerra mondiale.

La crisi economica e sociale che il COVID-19 ha causato ha colpito anche il settore sportivo, in particolare quello calcistico, fortemente dipendente dagli sponsor. Eppure, forse un po’ in ritardo, il campionato è ripartito ed è finita, fra mille dubbi e un’unica, grande certezza: la Juventus, che, però, quest’anno ha vacillato più del solito. E vediamo quali voti si sono meritati le squadre della Serie A, dalla prima all’ultima.

Juventus – 6,5

Una stagione senza infamia e senza lode per una squadra che rimane più forte di tutte le altre. Un portiere che non ha praticamente mai sbagliato, una coppia di centrali fra le più forti in Europa e un attacco stratosferico, con Ronaldo e Dybala che hanno messo in crisi tutte le difese d’Italia.

I terzini, i centrocampisti e gli esterni d’attacco, che sono fondamentali nel gioco di Sarri, però, hanno rappresentato un punto debolissimo della squadra bianconera: Danilo, Alex Sandro, Rabiot (che sul finire della stagione si è ripreso), Ramsey, Pjanic, Bernardeschi e Douglas Costa hanno reso altamente sotto le aspettative, dimostrando spesso di essere assolutamente inadeguati anche solo per puntare allo Scudetto.

La Champions League, quindi, benché la Juventus sia ampiamente favorita contro il Lione, sembra un traguardo troppo ambizioso per Sarri, che ha deluso soprattutto chi si aspettava una Vecchia Signora “moderna”, “europea” nel gioco.

Purtroppo, per un certo tipo di gioco, ci vuole tempo e l’ex tecnico del Chelsea avrà proprio bisogno di quello. Nonostante ciò, ha pur sempre vinto il nono campionato di fila, e il voto sopra la sufficienza è ampiamente meritato.

AUGUSTUS KARGBO, L’EROE DELLA PROMOZIONE DELLA REGGIANA

Inter – 7,5

Il rimpianto di non aver vinto la Scudetto c’è tutto. Antonio Conte, nella conferenza post-Atalanta, lo ha chiaramente fatto trasparire: si poteva fare di più. Nello specifico, la dirigenza avrebbe potuto fare di più, difendendo giocatori e allenatore e soprattutto accontentando le richieste del tecnico pugliese.

Eppure, con una rosa corta che spesso si è accorciata ancora di più a causa degli infortuni, l’Inter è arrivata seconda, a -1 dalla Juventus, con gli stessi punti della mitica squadra di José Mourinho. In Champions League e in Coppa Italia è stata la sfortuna a farla da padrona, condannando la squadra nerazzurra a due uscite abbastanza clamorose: l’Europa League, però rimane un obbiettivo assolutamente alla portata.

Lukaku ha dimostrato di essere un attaccante estremamente adatto alla Serie A, mentre non si può dire lo stesso di Eriksen, che, anche a causa della gestione “strana” di Conte, non ha convinto in nessun ruolo del centrocampo nerazzurro. Buon primo anno di Barella e Sensi, che purtroppo si è infortunato nel suo momento migliore; eccellente il trio difensivo; Lautaro e Sanchez un po’ altalenanti, pur garantendo tanta qualità. Ora, però, Conte vacilla. Purtroppo, perché questa Inter avrebbe avuto tanto da dire.

Atalanta – 8,5

La seconda stagione spettacolare della Dea, che si è riconfermata a livello altissimi. Un gioco fra i migliori d’Europa e un gruppo compattissimo hanno quasi sempre fatto la differenza, portando questa squadra ai quarti di finale di Champions League per la prima volta nella sua storia.

La differenza, come spesso accade, l’hanno fatta i singoli: Gomez e Ilicic, quando ha giocato, hanno dimostrato di essere due giocatori di classe superiore, con Muriel e Zapata che si sono occupati del lavoro sporco.

Gosens ha sorpreso sulla fascia, affermandosi come uno dei migliori esterni del campionato, mentre in porta Gollini ha garantito sicurezza a tutto il reparto difensivo. L’unico peccato, se così si può chiamare, è stato quello di non raggiungere uno storico secondo posto, che avrebbe battuto il record dell’anno precedente.

TANGUY NDOMBELE, MUSCOLI PER LA MEDIANA DELL’INTER

Lazio – 7,5

Una stagione straordinaria, fino al lockdown, che ha segnato una sorta di spartiacque. Al ritorno in campo, infatti, la squadra di Inzaghi non ha saputo dare continuità a quelle straordinarie prestazioni che l’avevano portata a competere per lo Scudetto.

Colpa degli infortuni e di un ritmo che, probabilmente, si è perso con questo stop improvviso. Eppure, il quarto posto raggiunto rimane un traguardo incredibile, se si pensa alla rosa della Lazio, che non ha mai potuto contare su una panchina competitiva.

Immobile, Milinkovic-Savic, Luis Alberto, Lucas Leiva, Lazzari e Acerbi, infatti, sono stati gli elementi imprescindibili di una Lazio che in loro mancanza ha faticato moltissimo, tanto da uscire già ai gironi di Europa League, con squadre come Cluj, Celtic e Rennes. Inzaghi, però, è riuscito a costruire una squadra che, forse, avrebbe anche potuto vincere il campionato.

Roma – 7

Un 7 di fiducia a Fonseca, autore di un vero e proprio miracolo calcistico-psicologico. Arrivato a Roma da signor nessuno, l’ex allenatore dello Sachtar ha saputo costruire una squadra con un’idea di gioco ben precisa e molto “europea”, fatta di passaggi veloci e attacchi avvolgenti.

I limiti che sono emersi sono tutti imputabili ad una rosa in cui Pallotta non ha voluto investire, tanto che Fonseca ha spesso dovuto fare del suo meglio per proporre una undici titolare degno di competere in Serie A.

I momenti bui non sono mancati, come non sono mancati quelli luminosi, sempre sminuiti da una tifoseria che non ha mai pienamente accolto il tecnico portoghese, colpevole, forse, di voler rivoluzionare un calcio troppo “vecchio” per i suoi gusti. Con un mercato adeguato, però, questa Roma l’anno prossimo potrà assolutamente competere per il terzo posto.

CONTE E L’INTER, QUALE BRAND VALE DI PIÙ?

Milan – 6,5

Una stagione “particolare” per i rossoneri, che hanno vissuto due periodi diametralmente opposti. Fino al lockdown, il Milan poteva dirsi la vera delusione di questo campionato, con una squadra che né con Giampaolo né con Pioli era riuscita a competere con le altre grandi del calcio italiano.

Dopo il lockdown, però, si è verificato un vero miracolo calcistico, che ha portato Pioli e il Milan a essere quasi venerati in tutta Italia per un gioco moderno, spregiudicato ed estremamente offensivo.

Un gioco talmente convincente da “costringere” Gazidis al rinnovo dell’ex tecnico di Lazio e Inter, che ha definitivamente scacciato l’ombra di Rangnick. Tutti i giocatori del Milan si sono rivalutati, da Leao a Rebic a Calhanoglu, grazie alla guida del sempreverde fuoriclasse Zlatan Ibrahimovic, che, se rimanesse l’anno prossimo, potrebbe far sognare tutto il tifo rossonero.

Napoli – 6,5

Una stagione di transizione per i partenopei, che non sono mai riusciti realmente a ripetere quando di buono avevano fatto nelle stagioni precedenti. Nemmeno Gattuso, subentrato ad Ancelotti, è riuscito a ribaltare le sorti (in campionato) di una squadra che è sempre parsa un po’ confusa, come se necessitasse di un cambio di giocatori che avessero nuovi stimoli.

Insigne si è confermato sempre più leader di questo Napoli, mentre il caso più clamoroso è sicuramente quello di Allan, che con Gattuso non ha mai avuto un buon feeling, benché fino a due anni fa fosse considerato uno dei migliori interditori di tutta Europa. La stagione, conclusasi con un mediocre settimo posto, si salva, però, grazie alla meritata vittoria in Coppa Italia e al cammino europeo, che potrebbe non finire agli ottavi di finale.

ZIDANE STA SEGNANDO UN’EPOCA

Sassuolo – 7

De Zerbi è stato, probabilmente, uno degli allenatori più lodati per il gioco. Il suo Sassuolo, infatti, ha stupito in più di un’occasione per le ottime trame offensive, che hanno portato in doppia cifra i tre trascinatori della squadra: Caputo, Berardi e Boga.

L’eterna promessa italiana e l’ivoriano, inoltre, rappresentano il più grande capolavoro del tecnico ex Benevento, che è riuscito a trasformare due buoni giocatori in due ottimi attaccanti, su cui si sono già mosse alcune fra le più importanti realtà italiane ed europee.

Il lato negativo della squadra, più che del gioco di De Zerbi, è sicuramente la difesa, che non ha mai convinto completamente. Marlon, Magnanelli e Chiriches (quando ha giocato), infatti, si sono rivelati abbastanza inadeguati per un campionato come la Serie A. Con un innesto in difesa, tuttavia, De Zerbi potrebbe tranquillamente puntare all’Europa League.

Hellas Verona – 7

La più grande sorpresa della Serie A è sicuramente rappresentata dalla squadra di Juric, che per 25 giornate era sembrata capace di conquistarsi un posto in Europa League. Poi, dopo il lockdown, è arrivato un momento di crisi, che Amrabat e compagni non sono riusciti a superare.

Ciononostante, il nono posto rimane un grandissimo risultato per una neopromossa che all’inizio della stagione aveva ben poche certezze in campo: giocatori come Amrabat, Lazovic, Kumbulla, Rrahmani e Silvestri, invece, hanno dimostrato di essere assolutamente pronti per la Serie A, tanto che due di loro erano già stati prenotati in gennaio da Fiorentina e Napoli.

Il marocchino, in particolare, è, come ha anche ammesso Juric, “la più grande sorpresa della mia carriera”: regista capace di impostare e interdire, Amrabat si è subito affermato come uno dei centrocampisti più promettenti e costanti di tutta la Serie A.

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Fiorentina – 5,5

Con una rosa come quella a disposizione di Montella prima e Iachini poi, si sarebbe sicuramente potuto fare molto di più. Chiesa, però, ha vissuto una stagione un po’ in chiaroscuro, nonostante i 10 gol e 9 assist possano sembrare un ottimo bottino, mentre Cutrone e Kouame, arrivati a gennaio per dare una svolta all’attacco viola, non sono riusciti a lasciare il segno. Ribery, purtroppo, ha dovuto fare i conti con i suoi sempre presenti problemi fisici.

La difesa, inoltre, è parsa poco concentrata e talvolta inadatta a giocare in Serie A. Non mancano, comunque, alcune grandi vittorie, come quella sul Milan nel girone d’andata o quella sull’Atalanta in Coppa Italia. La stagione della Fiorentina, però, è insufficiente, anche se di poco.

Parma – 6

La squadra di D’Aversa, prendendo in considerazione tutta la stagione, è largamente sufficiente, soprattutto perché le rose di Bologna e Fiorentina erano sicuramente superiori. Il rimpianto per non aver raggiunto posizioni di classifica più “nobili”, però rimane, soprattutto se si pensa che a gennaio il Parma era settimo.

Nel post-lockdown la squadra ha cominciato a perdere terreno, fino a scivolare in quattordicesima posizione, per poi ricominciare a vincere e assestarsi all’undicesimo posto.

Parlando di giocatori, non si può non nominare Kulusevski, autore di una stagione stratosferica, che ha convinto la Juventus a scommetterci 40 milioni. Buone anche le prestazioni di Cornelius, Kucka e Sepe, mentre Karamoh è probabilmente la più grande delusione dei crociati.

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Bologna – 6

L’uomo-copertina di questo Bologna è sicuramente il suo allenatore, Sinisa Mihajlovic, che è riuscito a guidare la sua squadra ad una tranquilla salvezza, nonostante fosse afflitto da un male ben più grande di lui. Da vero guerriero, però, sta riuscendo a vincere la battaglia contro la leucemia, che non è riuscita a scalfire la sua personalità, che è stata l’arma in più dei suoi giocatori.

Tatticamente parlando, infatti, il Bologna non ha mai eccelso nel corso della stagione, pur potendo contare su alcuni elementi di buon livello, come Orsolini, Sansone, Soriano e, da gennaio, Barrow e Juwara. Il principale limite della squadra è stata la difesa, incapace di garantire quella solidità che, forse, avrebbe permesso ai felsinei di sognare in grande.

Udinese – 5,5

Una stagione senza squilli per l’Udinese, lontana dai fasti di dieci anni fa. Una stagione che, comunque, lascia abbastanza soddisfatti sia la dirigenza che mister Gotti, arrivato per sostituire Tudor e capace di proporre un 3-5-2 di buon livello, che, però, è rimasto un po’ incompiuto.

I singoli di cui dispone la squadra friulana, infatti, avrebbero tranquillamente potuto competere con Sassuolo e Hellas Verona per posizioni quasi europee. De Paul, Fofana e Musso si sono definitivamente affermati come giocatori potenzialmente da grande squadre, mentre Lasagna ha dato continuità alle buone stagioni passate. La mediocrità in cui si è immerso qualche anno fa l’Udinese, però, è rimasta.

JOSHUA ZIRKZEE, IL RIMPIANTO DI VAN BASTEN

Cagliari – 5

L’insufficienza piena potrebbe sembrare troppo “cattiva”, ma è assolutamente meritata. Il Cagliari, infatti, avrebbe tranquillamente potuto qualificarsi alla prossima Europa League, perché fino a dicembre era probabilmente una delle squadre che giocavano meglio a calcio.

Poi, fino al lockdown, il rendimento era stato abbastanza altalenante, mentre dal post-lockdown la squadra di Zenga (subentrato a Maran prima dello stop del campionato) è riuscita a vincere solo 3 delle 13 partite giocate. Troppo poco per un Cagliari che sognava la Champions League e che, invece, ha vissuto l’ennesima stagione mediocre, in cui hanno brillato le stelle di Joao Pedro, autore di 18 gol, e Cragno, i veri trascinatori della squadra.

Sampdoria – 6

Il 15esimo posto ottenuto non sarà un risultato da ricordare, ma questa squadra, fino a marzo, era in lotta per non retrocedere. La rosa, infatti, si è rivelata assolutamente non all’altezza della situazione e anche un buonissimo giocatore come Audero ha spesso lasciato a desiderare.

Ciononostante Ranieri è riuscito a dare un’identità alla Sampdoria, creando un 4-4-2 semplice e ordinato, che ha portato Quagliarella e compagni ad una tranquilla salvezza, che era l’obbiettivo primario in questa stagione.

La delusione più grande è sicuramente Gonzalo Maroni, da cui ci si aspettava tanto di più rispetto alle tre presenze totalizzate, e nemmeno il centrocampo è riuscito a garantire quella solidità e quei gol che avrebbero fatto tanto comodo a Ranieri.

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Torino – 4,5

Belotti e Sirigu, gli unici a salvarsi in una squadra senza personalità, hanno vissuto un vero e proprio incubo quest’anno. Il loro amato Torino, infatti, che non hanno lasciato benché non mancassero offerte di club importanti, ha probabilmente giocato una delle peggiori stagioni degli ultimi dieci anni, rischiando persino la retrocessione.

A inizio febbraio Mazzarri era stato esonerato, con la squadra al tredicesimo posto, dopo che ad agosto era sfumato il sogno Europa League.

L’arrivo di Moreno Longo sembra potesse dare la scossa tanto attesa, quando in verità le prestazioni della squadra non hanno fatto che peggiorare, con il Torino che si è salvato per soli 4 punti. Poco, pochissimo per una squadra che avrebbe dovuto lottare ancora per un piazzamento europeo e che invece dovrà ricostruire tutto in vista della prossima stagione.

Genoa – 4,5

Basta un dato, per capire che il Genoa è rimasto in Serie A solo perché c’erano squadre peggiori: dalla settima giornata, infatti, i rossoblu si sono sempre trovati nelle ultime quattro posizioni di classifica, tanto che sono stati ben tre gli allenatori che si sono susseguiti in panchina: prima Andreazzoli, poi Thiago Motta e infine Davide Nicola, che non è assolutamente riuscito a dare una svolta ad una squadra che non è mai sembrata capace di esprimere un calcio da Serie A.

I giocatori di buon livello, comunque, non mancano di certo, con Perin, Romero, Pandev, Favilli, Pinamonti e Sanabria che potrebbero tranquillamente giocare in squadre con ben altre ambizioni. La più grande delusione della stagione rimane Lasse Schöne, che, pur essendo arrivato in estate da semifinalista di Champions League, non è mai riuscito a dare ritmo e qualità alla manovra del Genoa.

DINKCI E WOLTEMADE, IL FUTURO DEL WERDER BREMA

Lecce – 4

La stagione del Lecce non è da 3 solo perché Liverani ha lottato fino alla fine per rimanere in Serie A, potendo contare su una squadra di livello veramente bassissimo, che nel massimo campionato italiano ha quasi solamente sofferto.

Non sono mancate prove d’orgoglio, come il 2-2 contro la Juventus, ma Lapadula e compagni non sono minimamente riusciti a lasciare il segno in questo campionato, se non per una difesa fra le peggiori della storia del calcio italiano, capace di subire 85 gol, di cui molti a causa di ingenuità dettate dalla relativamente poca qualità a disposizione.

Lucioni, Paz e Meccariello, infatti, hanno mostrato limiti troppo grandi per poter competere anche solo per una tranquilla salvezza, mentre gli unici a salvarsi, perché valorizzati dal gioco di Liverani, sono Lapadula, Mancosu e Gabriel, protagonisti di una buona stagione.

Brescia – 3,5

C’era stata tanta euforia, quando il Brescia aveva preso Balotelli, che sarebbe dovuto essere il trascinatore di questa squadra con tanti giovani talenti e altrettanti giocatori d’esperienza. Purtroppo, quello che doveva essere un progetto vincente (almeno per centrare la salvezza), si è trasformato in una squadra che ha passato quasi tutta la sua stagione in zona retrocessione, senza riuscire mai ad uscirne.

Il “salvatore” Balotelli si è presto trasformato nel capro espiatorio di un fallimento totale, che ha inghiottito nella più totale mediocrità tutti i giocatori del Brescia. Tonali si salva solo per la prima parte di stagione, mentre Torregrossa è stato probabilmente l’unico attaccante a meritarsi di giocare in Serie A.

Spal – 3

La più grande delusioni della stagione è sicuramente la SPAL, che, dopo tre anni di Serie A, è ritornata nel campionato dove ha passato gran parte della sua storia. Questo benché la rosa fosse sicuramente attrezzata per la salvezza, con Petagna che avrebbe dovuto essere il bomber dei ferraresi.

Così è stato, eppure la SPAL è retrocessa, con appena 19 punti, senza lottare e senza riuscire mai a tirare fuori l’orgoglio, che avrebbe almeno permesso di concludere dignitosamente la stagione.

Già a febbraio, con l’esonero di Semplici, l’eroe della promozione in Serie A, e l’arrivo di Di Biagio si era capito che qualcosa non andava più in quella squadra. E la retrocessione, per quanto triste e dolorosa, è stata giustissima.

PLAYOFF IN SERIE A, PERCHÈ SÌ

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