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Playoff in Serie A, perché sì

Serie APlayoff in Serie A, perché sì

Aurelio De Laurentiis propone i playoff per rompere il dominio della Juventus. Ecco perché questa soluzione potrebbe funzionare e rivalutare la Serie A.

Era stato proposto per riprendere il campionato dopo il lockdown e l’ha detto De Laurentiis anche in questi giorni. La Serie A dovrebbe inserire i playoff. La proposta del presidente del Napoli è in realtà rivolta verso ben altri scopi, cioè trovare un modo per sminuire l’egemonia ininterrotta da nove anni della Juventus. Ma il discorso di introdurre in Serie A i playoff rimane comunque una proposta valida.

Quanto meno per la prossima stagione. Il calcio italiano, come ha ribadito anche il presidente della F.I.G.C Gravina, vivrà un futuro prossimo molto difficile e preoccupante, e l’ipotesi di inserire una griglia di spareggi per accorciare il campionato – da un lato – e aiutare le squadre – dall’altro – potrebbe ovviare alle difficoltà di incontri della prossima stagione. Che per squadre come il Milan, che ad esempio dovrà disputare anche gli spareggi di Europa League, potrebbe iniziare addirittura a metà agosto.

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Le ipotesi di Gravina

Gravina Playoff

Attualmente, fra i cinque top campionati europei non c’è nessun torneo che si avvale del sistema dei playoff/playout, e tra i campionati più popolari, risalta solo quello scozzese – a metà stagione, la classifica a 12 squadra viene divisa in due mini tornei da sei club. In Germania persistono i playout. Per decidere l’ultima squadra a retrocedere in 2. Bundesliga, la terzultima di Bundesliga gioca un doppio incontro con la terz’ultima del torneo cadetto.

La F.I.G.C., secondo quanto detto da De Laurentiis, sembra interessata al progetto, cercando consensi con la Lega Calcio – di Del Pinto – e anche quelli unanimi dei 20 club di Serie A. Dunque, l’Italia avrebbe un campionato di Serie A atipico (o progressista?) diviso in playoff e playout, probabilmente, organizzati sulla base di due gironi da dieci squadre ciascuno e le cui prime sei di ogni gruppo con accesso diretto ai playoff.

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Le restanti otto (le ultime quattro di ogni girone) si contenderanno la permanenza in Serie A con i playout. Un’altra prospettiva sarebbe quella di dividere le 20 squadre in 5 gironi da quattro e anzi, secondo alcuni media, parrebbe quella più appropriata.

In ogni caso, l’ipotesi degli spareggi aiuterebbe le squadre con i ritiri estivi e ad avere uno svolgimento sportivo meno convulso, come attualmente sembra potrebbe essere. E soprattutto, si cerca anche di portare le squadre a chiudere la stagione in tempo per l’Europeo itinerante della prossima estate, considerando che il prossimo campionato, se non verranno accettate controproposte, inizierà ufficialmente il 12 o il 19 settembre.

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Perché potrebbe funzionare

In realtà, la soluzione dei playoffplayout potrebbe funzionare. Oltre che a seguire un certo sistema sportivo americano funzionante a livello di show system – cioè quelli del football, del basket e anche del calcio -, si potrebbe ottenere un certo risparmio economico per le società nelle trasferte. Infatti, seguendo il della Serie C, i due gironi della Serie A potrebbero essere divisi in Nord e Sud, splittando i club del centro Italia un po’ verso il nord e altri verso il sud.

Ma il problema è che la maggior parte delle squadre della Serie A sono concentrate tutte nell’area nordica, e prendendo in esame le squadre presenti in questa stagione, ce n’erano 4 fra Piemonte e Liguria, 4 in Lombardia, 2 in Friuli, più Parma, Ferrara e Sassuolo nell’area padana. Difficile però anche una divisione lungo una linea verticale: il campionato di A ha squadre praticamente tutte sul lato tirrenico dell’Italia, e nelle regioni adriatiche, a parte i club veneti (2) ed emiliani (4), non ci sono altre squadre.

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Eppure, le soluzioni per trovare una svolta logistica al problema ci sarebbero, fra cui quella dei mini tornei, in cui si ovvierebbe al problema delle distanze geografiche. In ogni caso, per la prossima stagione i playoff potrebbero concludere prima il campionato facendo giocare meno partite e distribuendole meglio durante l’arco della stagione sportiva. Assistendo – ed è questo parte fondamentale del disegno della Federcalcio – la preparazione all’Europeo dell’Italia di Mancini.

Poi certamente ci saranno le critiche. Ma anche le recriminazioni, i “se” e i “ma”, locuzioni del tipo “è tutto falsato”. Visto lo spirito con cui il popolo calcistico italiano ha accettato il format estivo per la ripresa del campionato in corso, c’è da scommettere che l’eventuale presenza di questi playoff sarebbe vista sinistramente. Per qualcuno sarebbe la giustificazione per la propria squadra che non vince, per altri, invece, potrebbe anzi motivare ulteriori accuse verso i poteri forti. Ma questi, alla fine, sono tratti culturali tutti di casa nostra.

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De Laurentiis ha ragione?

De Laurentiis potrebbe avere ragione, ma non per i motivi che ha voluto sottolineare nella galeotta chiacchierata telefonica. La Juventus ha sicuramente goduto negli anni della propria freschezza economica che ha permesso agli allenatori una rosa larga e competitiva, e quindi, di essere i più forti sul lungo.

Finché si è giocato un calcio normale. Ma adesso che il torneo è stato frazionato e la squadra ha subìto una stagione anomala – come tutti -, questo assioma è andato in difficoltà. Poco importa. La forza della Juventus è comunque ben più assestata di quello che un torneo strano potrebbe modificare, e playoff o meno, sarà l’organizzazione e il lavoro dei club a ridurre il gap con i bianconeri di Agnelli.

Quindi, se playoff sarà – anche se lo sarà grazie a De Laurentiis -, non saranno la Juventus e i poteri forti a pagare. Certamente ci saranno più chance per le “piccole” di dire la loro e di presentarsi alle fasi finali del torneo, con buona pace di Lotito – anzi: un campionato top con questo format sarebbe molto più brandizzato del modulo standard che caratterizza noiosamente questa Serie A.

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