Appena ventenne Marko Pjaca veniva considerato uno dei tasselli su cui la Juventus avrebbe dovuto costruire il futuro. Gli infortuni hanno frenato la sua ascesa, ma quello che qualcuno considera addirittura un ex giocatore a 25 anni può ancora inseguire la rinascita. La domanda è: dove?
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Come sarà la Juventus di Andrea Pirlo? In un’estate povera di colpi di mercato e alla vigilia di una stagione che come la scorsa sarà inevitabilmente condizionata dalla situazione del coronavirus – con tutto quello che ne consegue dal punto di vista economico, oltre che sanitario – è naturale che sia questa la domanda che va per la maggiore tra appassionati e addetti ai lavori.
Le curiosità non riguardano soltanto la formula tattica con cui i campioni d’Italia si presenteranno in campo in vista di un’annata dove è comunque, come sempre, vietato sbagliare: chi osserva Cristiano Ronaldo e compagni correre sul campo, a meno di una settimana dall’esordio con la Sampdoria e a poco più di due dalla chiusura del mercato, si domanda anche chi arriverà e chi saluterà la compagnia.
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Marko Pjaca, campione di sfortuna
In questo limbo si trova Marko Pjaca, nome ormai quasi dimenticato dalla maggior parte dei media mainstream, gli stessi che appena pochi anni fa parlavano di lui come di uno dei punti fermi della Juventus del futuro, un talento che sicuramente sarebbe sbocciato fino a diventare tra i migliori in circolazione a livello continentale.
Era il 31 dicembre 2016 quando Tuttosport, nel salutare l’anno appena concluso, guardava al 2017 definendolo in prima pagina “l’anno di Pjaca”. Secondo il noto quotidiano il croato sarebbe stato protagonista del definitivo salto di qualità, addirittura “un nuovo Pogba”. Una previsione che oggi può far sorridere ma che allora era supportata da fatti ben concreti.
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Acquistato dalla Dinamo Zagabria, dove appena 20enne era diventato un idolo della tifoseria – tanto da essere salutato alla partenza verso Torino con una vera e propria standing ovation – Marko Pjaca sembrava valere fino all’ultimo centesimo i 23 milioni di euro spesi. Puro talento, comprensibilmente sfacciato vista l’età, in sei mesi in bianconero si era preso spazi importanti.
Uno stop dopo l’altro
Pur avendo a che fare con una concorrenza agguerrita, Pjaca si era subito ritagliato spazi sempre più importanti e veniva addirittura accostato a Cristiano Ronaldo, allora stella del Real Madrid, per la capacità di abbinare la classe innata a un fisico notevole. Un’ascesa strepitosa frenata bruscamente appena 3 mesi più tardi, il 28 marzo 2017, durante un’amichevole come tante persa da una Croazia dimessa contro la debole Estonia.
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La contemporanea rottura del crociato, del collaterale e del menisco lo avrebbe costretto a chiudere la stagione in anticipo e a iniziare quella successiva in ritardo, oltre ad avere inevitabili ripercussioni anche sul carattere di un ragazzo che si sentiva invincibile e che era a un passo dalla consacrazione.
I tentativi di rinascita sono stati tre e si sono rivelati altrettanti fuochi di paglia. Il primo allo Schalke 04, in prestito nel gennaio del 2018 e chiuso con 9 presenze e 2 reti, l’ultimo a gennaio di quest’anno in Belgio, nell’Anderlecht, esperienza passata sotto traccia nell’opinione pubblica e archiviata del resto con appena 4 gare (e un gol) a febbraio, poco prima della sospensione del torneo a causa del coronavirus.
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L’occasione buona poteva forse essere quella capitata nel mezzo tra queste due, la stagione 2018/2019 in una Fiorentina che avrebbe potuto restituirlo al calcio che conta: ancora una volta, però, proprio nel momento in cui Marko Pjaca si sentiva ormai pronto per tornare a risplendere era stato fermato ancora una volta dal destino, manifestatosi sotto forma di un nuovo infortunio al legamento durante un banale allenamento. Ancora una volta, ancora a marzo, stagione finita e propositi di rivincita accantonati.
Marko Pjaca può prendersi un posto nella Juventus?
In questa strana estate del 2020, tornato alla Juventus sotto traccia, Marko Pjaca è invece riuscito a tornare a far parlare di se. In gol contro l’Under 23, si è ripetuto nell’amichevole contro il Novara sorprendendo tutti con una condizione atletica tirata a lucido e la determinazione di chi sente addirittura di poter essere ancora utile alla causa bianconera.
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Un’esagerazione? Forse, o forse no, perché si dice che nel costruire la squadra con cui affronterà la sua prima esperienza da allenatore Andrea Pirlo si sia annotato anche il suo nome: Cristiano Ronaldo è ancora oggi uno dei migliori al mondo, sicuramente la stella più luminosa della Juventus e dell’intera Serie A, ma a 35 anni dovrà pure tirare il fiato di tanto in tanto e non ha in rosa un sostituto adeguato.
E se questo fosse proprio Marko Pjaca? L’ipotesi che il croato resti, per giocarsi quella che potrebbe essere l’ultima possibilità della carriera in bianconero, non è campata in aria: un mercato che non offre poi molte possibilità di manovra, la necessità di intervenire in altri settori e l’assenza di una vera controfigura per CR7 spingono in questa direzione, oltre ovviamente allo smalto mostrato dal ragazzo nelle prime uscite.
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Il futuro deve comunque essere ancora scritto: anche se dovesse dimostrare di poter giocare ancora ad altissimi livelli, la Juventus dovrebbe riflettere sull’opportunità di inserire Pjaca nella lista dei 25 a disposizione di Pirlo. I bianconeri dovranno come sempre lottare su tre fronti in una stagione tutt’altro che banale, e la rosa dovrà essere composta con estrema attenzione.
Inoltre una riflessione riguarda anche lo spazio che il croato potrebbe davvero trovare in bianconero: vero è che allenarsi ogni giorno con i campioni aiuta a migliorare, ma dopo la miseria di 32 gare giocate negli ultimi 3 anni – una sola presenza in campo per tutti i 90 minuti! – Pjaca potrebbe avere bisogno di maggiore continuità di utilizzo.
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Genoa, Cagliari e Crotone sono alla finestra, pronte ad offrire all’ex enfant prodige del calcio croato la possibilità di dimostrare che il futuro è ancora da scrivere: quello che un tempo veniva considerato come il futuro della Juventus può ancora cambiare il destino, con la speranza che la sfortuna smetta finalmente di perseguitarlo.
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