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Champions, fallimento Juventus: le tappe, da Ronaldo al Porto

Serie AChampions, fallimento Juventus: le tappe, da Ronaldo al Porto

Il fallimento Juventus, dopo l’eliminazione di ieri col Porto, è ormai concreto: come si è arrivati a questo punto, e in che situazione è oggi il club bianconero?

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La serata di coppa non lascia spazio a fraintendimenti: la Juventus, attualmente terza in Serie A e più vicina al quinto posto che al secondo, è fuori dalla Champions League, eliminata agli ottavi dal Porto.

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Un risultato che si somma alle eliminazioni delle ultime due stagioni, fatte di cambi continui in panchina nel tentativo di trovare la formula magica per arrivare sul tetto d’Europa. Il fallimento Juventus di cui si discute oggi è arrivato attraverso una serie di tappe ben precise, che vanno al di là della partita di ieri o delle responsabilità dei singoli (Ronaldo e Pirlo i più additati).

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Fallimento Juventus: l’arrivo di Ronaldo

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L’arrivo di Cristiano Ronaldo, nell’estate del 2018 è stato il primo momento di svolta della recente storia bianconera, ma paradossalmente non solo in positivo. Il campione portoghese, arrivato per aggiungere alla squadra perfetta di Allegri quel guizzo che mancava per vincere la Champions League, ha comportato alcuni grossi sacrifici: economici, ma anche tecnici.

Ha infatti comportato la cessione di Higuain, ma anche quella di Cancelo (che oggi è forse il miglior terzino destro al mondo) e soprattutto la marginalizzazione di Dybala. L’apporto di Ronaldo alla Juventus, in termini di gol e fama, è stato enorme, ma il suo arrivo non è riuscito a impreziosire la rosa come ci si attendeva.

Fallimento Juventus: la sconfitta con l’Ajax

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Nel 2019, l’episodio che portò alla fine dell’esperienza in panchina di Allegri fu l’eliminazione contro l’Ajax ai quarti della Champions League. Un evento che ha avuto riflessi soprattutto simbolici: la Juventus doveva essere la squadra più forte d’Europa, ma l’Ajax riuscì a colmare il divario tecnico ed economico grazie a un gioco più moderno e propositivo. Allegri pagò il prezzo dell’eliminazione, e lo sconta tutt’oggi.

E forse ingiustamente, visto che il tecnico toscano aveva dimostrato, nel corso della sua carriera, di saper giocare anche in maniera diversa. Lo aveva dimostrato anche nella rimonta degli ottavi contro l’Atletico Madrid, e col senno di poi si potrebbe dire che un confronto tra società e allenatore avrebbe potuto portare a una correzione tattica nella stagione successiva, senza stravolgere la squadra.

Fallimento Juventus: Sarri e il Lione

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Sarri era l’allenatore che nessuno voleva. L’obiettivo era Guadiola, ma lo spagnolo chiuse la porta in faccia alla Juventus, e l’unico altro tecnico libero e con lo stile di gioco che cercava la società bianconera era proprio l’ex-Napoli, uno che non sarebbe mai potuto essere accolto in maniera positiva.

A ciò si aggiunge una rosa poco adatta al gioco che gli si chiedeva di fare e, in ultimo, anche una situazione eccezionale come quella della pandemia, con il lockdown che ha interrotto la stagione. Sarri ha a sua volta commesso errori, ma il contesto generale avrebbe dovuto scusarlo; invece, ancora una volta si è scelto una soluzione d’impulso, esonerandolo e ricominciando daccapo un’altra volta.

Fallimento Juventus: la scelta di Pirlo

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Dopo l’addio di Sarri, ancora una volta la Juventus s’è trovata senza un piano B a portata di mano, e in extremis ha ripiegato su Andrea Pirlo, un allenatore senza esperienza che poco prima era stato scelto come tecnico dell’U23. Nel frattempo, gli anni erano passati e la squadra che Ronaldo avrebbe dovuto condurre alla conquista della Champions è invecchiata, cosa che ha richiesto nuovi innesti.

Tutto ciò poco si sposa, però, con le necessità di un club che deve vincere subito, per capitalizzare l’investimento fatto con Ronaldo. La Juventus si trova quindi a un bivio e non sembra aver ancora capito quale strada imboccare.

Fallimento Juventus: quale sarà la prossima tappa?

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Anche Pirlo, di cui oggi tanti chiedono l’esonero, ha le sue scusanti: la scarsa esperienza, il ricambio generazionale, la stagione esageratamente compressa e quasi senza preparazione che sta causando infortuni e cali atletici. I risultati sono i peggiori dell’ultimo decennio, ed è chiaro che un cambiamento è necessario.

La prossima sarà l’ultima stagione di contratto di Ronaldo, l’ultimo giro di orologio prima della scadenza di un piano varato nel 2018. Ma il problema è anche ciò che succederà dopo: alla Juventus serve un progetto serio per il post-Ronaldo, un progetto che abbia stabilità e che non costringa al cambio di allenatore ogni stagione.

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Il bivio della Juventus oggi sembra essere tra Cristiano Ronaldo e Andrea Pirlo, tra il campione necessario a vincere la Champions l’anno prossimo e l’allenatore che potrebbe riuscire a costruire il futuro del club.

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