L’estate 2020 potrebbe essere quella della separazione storica tra Leo Messi e il Barcellona. L’Inter studia un colpo di mercato sostenibile
Meno di 24 ore fa il Barcellona ha presentato alla stampa spagnola il nuovo tecnico. A prendere il posto dell’esonerato Quique Setien sarà Ronald Koeman, che nel club blaugrana ha speso un lustro della sua carriera da calciatore nei primi anni Novanta. Cinque anni importanti, perché se è vero che in questo momento a Barcellona c’è bisogno di un normalizzatore, l’olandese avrà dalla sua il grande vantaggio di conoscere molto bene l’ambiente.
Cosa non da poco, visto il lavoro che ci sarà da fare: “So di poter dare tanto e il club mi supporterà in ogni cosa. Dei singoli non voglio parlare, ma permettetemi un’unica eccezione”. L’eccezione di cui parla Koeman è un calciatore argentino, che gioca con il numero 10 sulle spalle e di cognome fa Messi. Leo, croce e delizia di una stagione da dimenticare, che lui ha giocato su ottimi standard pur non riuscendo ad evitare delusioni a raffica al popolo catalano.
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Un contratto e la casa a Milano
Una delle tante regole non scritte nel calcio prevede che, se un calciatore – o, in alternativa, un suo stretto parente – acquista una proprietà immobiliare in una determinata città, allora l’indizio di mercato è servito. Leo Messi e il padre lo hanno fatto, e come meta hanno scelto Milano, città italiana di fatto ma europea come dimensioni, dove – sport a parte – c’è la possibilità di fare ottimi investimenti. Ovviamente i detective del mercato non si sono fatti scappare il dettaglio.
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E, considerando che in questo preciso momento storico il Milan non può permettersi certe spese, allora l’equazione più facile da valutare riguarda l’eventuale approdo di Messi all’Inter. La Pulga via da Barcellona, già. Una situazione inimmaginabile solo fino a qualche tempo fa, con il calciatore legato a doppio filo con il capoluogo catalano, dov’è cresciuto umanamente e professionalmente. Eppure, sebbene sia più una suggestione che altro, le voci cominciano a farsi insistenti.
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“Io non so se alla fine dovrò convincerlo a restare – ha detto Koeman – di sicuro lui è il migliore al mondo, chiunque vorrebbe lavorarci assieme. Ma non dimenticate che ha un contratto col Barcellona”. Già, un vincolo – quello rinnovato nel 2017 – che va in scadenza nel 2021 e, visto che Messi non ha esercitato nei tempi prestabiliti la solita clausola che gli permette – dal 2020 in poi – di liberarsi a zero, la sua situazione potrebbe trasformarsi in una vera bomba a orologeria.
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Quanto guadagna Leo Messi?
Facendo un po’ i conti in tasca alla Pulga, va detto che all’ultimo rinnovo il calciatore ha spuntato un quadriennale da 440 milioni di euro lordi complessivi, ovvero 110 a stagione. Una cifra enorme, che supera di gran lunga anche quella percepita da Cristiano Ronaldo alla Juventus, nella quale va inserita una parte fissa, bonus vari e l’usuale “premio” corrisposto al calciatore al momento della firma.
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Come se non bastasse, tra Messi e il Barcellona nel 2017 si è consolidato anche l’accordo per i diritti di immagine, che rimangono al 100% in mano all’entourage della Pulga. Sono stimati in circa 35 milioni di euro, saldo che esclude le presenze del fenomeno argentino nelle campagne pubblicitarie del club, prestazioni pagate ovviamente a parte. Qualora Messi dovesse decidere di cambiare, quindi, dovrebbe fare una serie di valutazioni economiche che esulano dal semplice fattore sportivo.
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Perché l’Inter deve prendere Messi
Ma l’Inter ha reali possibilità di tesserare Messi? Da una parte, sicuramente la famiglia Zhang dovrebbe sborsare cifre mai viste prima dalle parti di Appiano Gentile, nemmeno ai tempi della pur lussuriosa gestione Moratti. È vero che il calciatore può essere “lavorato” ai fianchi mettendo sul piatto interessi extracalcistici, ma difficilmente Leo potrà guadagnare come a Barcellona. Però c’è un discorso parallelo molto importante, riguardante i ricavi che la Pulga porterebbe in dote.
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D’altronde, Messi non è un calciatore, ma una vera e propria azienda, capace di fatturare miliardi e di creare un engagement planetario senza precedenti. A proposito di ricavi, in un interessante approfondimento de La Gazzetta dello Sport vengono specificate con precisione le tre vie che garantirebbero introiti record all’Inter. In primis, gli incassi dal botteghino. D’altronde, interisti o meno, chi non vorrebbe vedere Messi dal vivo?
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Poi c’è la questione del merchandising, che sulla falsariga di ciò che è successo con l’arrivo di Ronaldo alla Juventus subirebbe un’ulteriore impennata. Infine, va considerato il capitolo sponsor, costretti ad aumentare le rispettive partecipazioni di partnership qualora decidessero di continuare a comparire sui kit dell’Inter, vista la grande visibilità che porterebbe la presenza di Messi.
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E, per concludere, non va sottovalutato il “Decreto Crescita”, che permette al datore di lavoro di pagare solo il 50% dei contributi al dipendente che si ferma in Italia almeno due anni. Il tavolo, insomma, sembrerebbe apparecchiato per benino. Ora la palla passa al Barcellona: Bartomeu, che nel 2021 probabilmente verrà spodestato dal ruolo di presidente, non può permettersi di perdere Messi a pochi mesi dalla scadenza del proprio mandato. Ma, almeno per adesso, la situazione sembra critica.
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