martedì, Marzo 19, 2024

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Tomiyasu e i suoi fratelli: storia dei calciatori giapponesi in Italia

CuriositàTomiyasu e i suoi fratelli: storia dei calciatori giapponesi in Italia

La storia dei calciatori giapponesi in Italia ha inizio nel lontano 1994 con Kazu Miura al Genoa e continua ancora oggi, con la presenza in Serie A dei difensori Tomiyasu e Yoshida in forza rispettivamente al Bologna e alla Sampdoria. Nel mezzo altri nove connazionali, più o meno protagonisti nel nostro campionato e di cui oggi andiamo a ripercorrere le carriere.

Arrivato nel lontano 1873 per merito dell’ammiraglio britannico Archibald Lucius Douglas, che lo insegnò ai cadetti locali che aveva il compito di istruire, il calcio in Giappone ha faticato non poco a imporsi tra gli sport più seguiti. Anche se la prima partita ufficiale risale al 1888, soltanto dopo un secolo, nel 1993, nascerà la prima lega professionistica, la J.League, che negli anni riuscirà a ritagliarsi uno spazio sempre più importante in un Paese che continua comunque ad avere grande predilezione per il baseball.

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Calciatori giapponesi in Italia: da Miura a Tomiyasu

La crescita del movimento è comunque importante, e diventa evidente quando i primi calciatori giapponesi finiscono con l’attirare l’interesse dei club europei: negli anni ’90 il più importante campionato al mondo è la Serie A italiana, torneo dove anche le squadre minori possono contare su campioni di livello assoluto. È quindi quasi del tutto naturale che il compito di aprire la strada alle stelle del Sol Levante spetti al talento più forte e rappresentativo, Kazu Miura.

Kazuyoshi Miura

Tra i calciatori giapponesi che hanno giocato in Italia, Kazuyoshi Miura è stato il primo e molto probabilmente il più sottovalutato. Ingaggiato dal Genoa in un’operazione che aveva chiaramente scopi pubblicitari – lo stipendio venne interamente corrisposto da uno sponsor – sarà costretto a vivere in Italia quello che aveva già vissuto in Brasile da giovanissimo, considerato una macchietta nonostante il talento e l’enorme impegno messo in ogni allenamento.

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Un vero peccato per l’allora 27enne Kazu, tornato con tutte le migliori intenzioni in Giappone per lanciare la J.League e quindi sbarcato in Italia per dimostrare che anche i calciatori nipponici possono scendere in campo con i migliori al mondo. 21 presenze (spesso di pochi minuti) e un gol segnato nel derby contro la Sampdoria non bastano per impedirgli di entrare nella cultura popolare come “bidone”, e nessuno pensa allo scetticismo di cui è vittima a prescindere, ai numerosi impegni internazionali, alle ovvie difficoltà di adattamento per chi arriva da un Paese tanto lontano e da una cultura tanto diversa dalla nostra.

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Se il calcio italiano lo boccia senza appello, King Kazu saprà ampiamente rifarsi negli anni successivi: oggi, mentre si prepara a festeggiare i 54 anni, gioca ancora in J.League con il Yokohama FC, il più anziano calciatore professionista al mondo e un esempio vivente di longevità e passione.

Hidetoshi Nakata

Quattro anni dopo Miura ecco Hidetoshi Nakata, colpo a sorpresa del Perugia di Luciano Gaucci che in quegli anni lotta per restare in Serie A ingaggiando giocatori da ogni angolo del pianeta. Arrivato in sordina, seguito da migliaia di connazionali che vengono in Umbria soltanto per vederlo all’opera, si presenta con una doppietta alla Juventus che fa capire a tutti che si tratta di un calciatore vero, deciso a lasciare il segno.

Nella storia dei calciatori giapponesi in Italia Nakata è senza alcun dubbio il più forte e completo, quello che lascia maggiormente il segno: dopo la maglia del Perugia indosserà quelle di Roma – decisivo nello Scudetto giallorosso – e Parma, quindi due esperienze non indimenticabili con Bologna e Fiorentina quando sta già maturando in lui l’idea di un precoce ritiro.

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Questo arriva infatti ad appena 29 anni: Hide vuole conoscere il mondo ed è stanco del calcio, in cui comunque ha lasciato un segno importantissimo. Il suo score in Italia è il seguente: 7 stagioni, uno Scudetto e una Coppa Italia vinti, 228 gare giocate, 31 gol messi a segno.

Hiroshi Nanami

Registrato l’ottimo successo commerciale e di rendimento di Nakata, Maurizio Zamparini prova a ripetere nel suo Venezia quanto fatto da Gaucci a Perugia: arriva così in Italia Hiroshi Nanami, che grazie al suo predecessore viene preso abbastanza sul serio da tifosi e addetti ai lavori, che parlano di lui come di un giocatore di grande spessore, un’ala mancina specialista negli assist e letale nei calci piazzati.

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Tutto vero e verificato: nazionale giapponese, nei tre anni precedenti il suo arrivo in Italia inserito puntualmente nella miglior formazione della J.League, Nanami non riuscirà però mai ad ambientarsi, oltretutto ritrovandosi inserito in un contesto disastroso. Il Venezia, che l’hanno precedente si è salvato grazie a Recoba, senza il Chino è davvero poca cosa e retrocede malamente: per quello che doveva essere “l’altro Nakata” 31 presenze, 2 reti e un mesto ritorno in patria.

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@veneziafc Hiroshi Nanami Venezia 1999

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Shunsuke Nakamura

In termini di talento assoluto, tra i calciatori giapponesi in Italia merita assolutamente un posto d’onore Shunsuke Nakamura, trequartista dalla tecnica sopraffina che nel 2002 si presenta in Serie A per indossare la maglia della Reggina. Escluso dalla Nazionale che ha appena giocato i Mondiali in casa, non è molto conosciuto ma si può senza dubbio affermare che si presenta alla grande, andando sempre a segno nelle prime tre giornate di campionato.

Il suo problema non è certo tecnico, né di adattamento, dato che nonostante giochi da trequartista non fa mancare il suo apporto nelle due fasi: a frenarlo saranno i continui acciacchi fisici e le necessità di una squadra che ha bisogno di praticità e di giocatori sempre al 100% per inseguire la salvezza. Così, dopo tre stagioni e altrettante salvezze, con uno score di 87 presenze e 12 reti, il talentuoso fantasista che aveva come idolo Miura lascia l’Italia per accasarsi al Celtic Glasgow.

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Dopo la Scozia e una breve esperienza in Spagna all’Espanyol, Shunsuke Nakamura torna in Giappone a 32 anni: l’idea è di concludere in patria una carriera che però oggi continua ancora nello Yokohama FC, dove si esibisce con regolarità come regista completo proprio insieme a Miura.

Atsushi Yanagisawa

Tra i calciatori giapponesi che hanno giocato in Italia lascia sicuramente meno il segno di Nakamura il suo immediato successore, Atsushi Yanagisawa, seconda punta ingaggiata dalla Sampdoria nel 2003. Come tutti i suoi connazionali il nipponico non lesina certo impegno, ma è decisamente troppo leggero e tatticamente inconsistente per guadagnarsi un posto al sole.

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18 presenze in blucerchiato, 33 (e un gol in Coppa Italia all’Acireale) nelle due successive stagioni al Messina, quindi il ritorno in patria dove comunque scenderà in campo fino ai 37 anni compiuti tornando su buoni livelli con le maglie di Kashima Antlers, Kyoto Sanga e Vegalta Sendai. 58 presenze e 17 reti con il Giappone, 4 J.League vinte in carriera ma una presenza decisamente dimenticabile nella nostra Serie A.

Takayuki Morimoto

Nel 2006 la Sicilia saluta Yanagisawa ma accoglie Takayuki Morimoto, che va a rinforzare la rosa del Catania di Pasquale Marino, neopromosso in Serie A. Già fenomeno di precocità in patria – più giovane debuttante e marcatore nella storia della J.League – l’attaccante prelevato in prestito dal Tokyo Verdy lascia il segno dopo appena 5 minuti firmando il gol del pareggio sul campo dell’Atalanta dopo essere entrato in campo all’83°.

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La conferma se la guadagna nelle stagioni successive – in quella 2008/2009 sfiora la doppia cifra mettendo a referto 9 reti – ma poi si perde un po’ per strada, chiuso nel ruolo da talenti come Maxi Lopez, Mascara e Bergessio. Il ritorno in Giappone è preceduto da una breve esperienza negli Emirati Arabi con l’Al-Nasr, quindi indossa le maglie di JEF United, Kawasaki Frontale e Avispa Fukuoka, che lo svincola appena un mese fa. Oggi, a 32 anni, aspetta una nuova occasione.

Masashi Oguro

Aspetta una nuova occasione anche Masashi Oguro, che con Morimoto condivide la posizione in campo ma che rispetto al talento visto in Sicilia ha compiuto lo scorso 4 maggio la bellezza di 40 anni. Si tratta di uno dei tre nipponici che nel 2006 arrivano in Serie A, e a puntare su di lui è nientemeno che il Torino, che lo ha visto disimpegnarsi bene in Francia con la maglia del Grenoble.

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In una squadra che soffre terribilmente per riuscire a salvarsi Oguro trova pochissimo spazio, registrando appena 7 presenze che scendono a 4 nella stagione successiva. È l’inizio di una parabola discendente che gli farà perdere per sempre la Nazionale, di cui era un punto fermo, ma non la voglia di mettersi in gioco: indossando le maglie di numerose squadre riesce a prolungare la carriera fino alla scorsa estate, quando il suo contratto con il Tochigi, club di seconda divisione, si conclude.

Mitsuo Ogasawara

L’esperienza poco fortunata con Yanagisawa non ha certo scoraggiato il Messina né danneggiato i rapporti tra il club siciliano e il Kashima Antlers, che all’indomani del ritorno in patria dell’attaccante gira in prestito ai peloritani Mitsuo Ogasawara, regista offensivo che si dice abbia ottima tecnica individuale e buona visione di gioco.

Una cosa è certa, in Serie A non avrà praticamente modo di dimostrarlo: nella lista dei calciatori giapponesi in Italia Ogasawara è con Oguro quello che meno lascia il segno, pur segnando un gol nel pareggio tra Messina ed Empoli con un bel sinistro al volo.

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La sua esperienza nel calcio italiano dura appena una stagione e 8 partite, quindi ecco il ritorno in Giappone nel Kashima Antlers, il club del cuore in cui giocherà fino a 39 anni ritirandosi all’indomani della storica conquista della Champions League asiatica.

Yuto Nagatomo

Se parliamo di talento assoluto Nakata resta probabilmente il migliore tra i calciatori giapponesi che hanno giocato in Italia, ma in quanto a longevità nessuno può battere Yuto Nagatomo, 226 presenze nel calcio italiano spalmate in 7 stagioni e mezzo che gli sono valse l’apprezzamento universale di compagni, tifosi e avversari.

Leggero fisicamente ma estremamente combattivo e dinamico, versatile al punto da potersi disimpegnare su entrambe le fasce, professionista straordinario, Nagatomo si è messo in mostra nella stagione 2010/2011 con la maglia del Cesena, 16 presenze in 6 mesi che gli valgono la chiamata dell’Inter campione d’Europa.

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Sembra destinato a ricoprire il ruolo di backup, invece grazie alla costanza di rendimento e all’estrema serietà Nagatomo riuscirà a ritagliarsi costantemente uno spazio importante in nerazzurro. Nel gennaio 2018 arriva la cessione in Turchia, al Galatasaray, la scorsa estate invece una nuova avventura in Francia con la maglia dell’Olympique Marsiglia.

Keisuke Honda

Forse, in termini di talento puro, il solo calciatore giapponese che può rivaleggiare con Nakata e Nakamura può essere considerato Keisuke Honda, capace di ricoprire quasi ogni posizione dalla linea di centrocampo in avanti e in possesso di qualità balistiche strepitose che esprime al meglio sui calci piazzati.

Arrivato in Europa appena 21enne, si mette in mostra prima in Olanda nel VVV-Venlo e poi in Russia, con il CSKA Mosca, club da cui si svincola non senza polemiche alla fine del 2013 per accasarsi al Milan. Non è il periodo migliore nella storia dei rossoneri, ma Honda offre un rendimento più che discreto (92 presenze e 11 reti) nelle tre stagioni e mezzo in cui rimane in Italia: nell’ultima, messo ai margini dal tecnico Montella, capisce che è l’ora di cambiare aria.

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Le sue ultime esperienze sono state a dir poco pittoresche: oggi, dopo aver giocato in Messico e Australia, il 34enne Keisuke Honda è capitano del glorioso Botafogo in Brasile mentre ricopre allo stesso tempo il ruolo di commissario tecnico della Cambogia.

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Takehiro Tomiyasu

Alzi la mano chi, nell’estate del 2019, avrebbe immaginato che 12 mesi più tardi si sarebbe parlato di Takehiro Tomiyasu come di un punto fermo del Bologna e di uno dei più forti difensori centrali di tutta la Serie A. Difensore centrale e terzino destro, prelevato dai belgi del Sint-Truiden per 9 milioni di euro e accolto da un certo scetticismo, questo 21enne di Fukuoka ha segnato il grande ritorno dei calciatori giapponesi in Italia dopo l’addio di Honda.

Alle consuete qualità caratteriali tipiche dei giapponesi, come la serietà sul lavoro e la costante dedizione alla causa, Tomiyasu abbina un carattere aperto che gli ha permesso di ambientarsi immediatamente in Italia e la grinta di chi non si sente mai sconfitto in partenza. Tutte qualità che hanno conquistato subito Mihajlovic, che nella stagione 2019/2020 lo ha schierato spesso come terzino destro ottenendo ottime risposte sul campo.

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Il suo vero ruolo però è quello di centrale, che ricopre da quest’anno con risultati eccezionali: fisico e senso della posizione gli permettono di anticipare spesso l’avversario diretto, le buone qualità tecniche aiutano in fase di costruzione della manovra. A Bologna è felice, ma pare sia già entrato nel mirino delle big: un futuro luminoso sembra già scritto.

Maya Yoshida

Sono due i punti di svolta che hanno segnato la carriera di Maya Yoshida, uno dei più forti difensori centrali mai espressi dal calcio giapponese e l’attuale capitano della selezione del Sol Levante. Il primo arriva quando ancora è poco più che un ragazzo, grazie al fratello maggiore Honami che lo convince a effettuare un provino per le giovanili del Nagoya Grampus, il secondo nel 2010 con il trasferimento in Olanda, al VVV-Venlo, il tanto agognato arrivo nel calcio europeo.

L’approdo nella Eredivisie, aiutato dall’ex compagno in Giappone Honda, che ha appena lasciato il club olandese, segna l’inizio vero e proprio di una carriera che lo porterà a trasformarsi in una bandiera del Southampton, storico club inglese di cui è un punto fermo ininterrottamente dal 2012 al gennaio del 2020.

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L’ultimo giorno dello scorso calciomercato invernale ecco il trasferimento alla Sampdoria, che naviga in brutte acque e necessita di un rinforzo in una difesa che fa acqua. Forte fisicamente e mentalmente, esperto e dotato di un grande senso della posizione, Yoshida arriva a Genova con l’obiettivo di aiutare la squadra a salvarsi e lo centra inanellando una serie di prestazioni positive che gli valgono la conferma. Ultimo calciatore giapponese ad arrivare in Italia, nella stagione in corso terrà alta la bandiera del Sol Levante in Serie A insieme al partner difensivo in Nazionale Tomiyasu.

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