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Il Brasile è la prima sudamericana qualificata a Qatar 2022

Calcio EsteroIl Brasile è la prima sudamericana qualificata a Qatar 2022

La vittoria di misura contro la Colombia ha matematicamente qualificato il Brasile per Qatar 2022: nonostante una partita in meno, la Seleçao di Tite ha fatto un percorso perfetto

“Passaporto timbrato”. Il profilo della CBF, la Federazione calcistica brasiliana, ha ufficializzato così la qualificazione del Brasile a Qatar 2022, Mondiale che si giocherà tra un anno esatto e andrà a coprire il periodo invernale tra novembre e dicembre.

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La Seleçao arriva al torneo dopo un girone di qualificazione pressoché perfetto, mettendo assieme numeri straordinari che certificano un primato difficilmente minabile dal qualsiasi altra nazionale sudamericana.

I numeri record del Brasile

Nonostante una partita in meno – il Clasico de las Americas, sospeso per incidenti tra la polizia brasiliana e la compagine argentina -, la squadra di Tite ha viaggiato su medie impressionanti. Innanzitutto, va detto che in 12 partite giocate non ha mai perso e pareggiato una sola volta.

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Nelle altre occasioni ha sempre vinto, nella maggior parte dei casi convincendo: dal 5-0 alla Bolivia nel match d’esordio alla goleada recente sull’Uruguay, il Brasile ha saputo dominare quasi sempre l’avversario di turno, spesso mettendo insieme autentiche goleade.

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A impressionare non è però la straordinaria efficacia offensiva, quanto una solidità difensiva (4 gol subiti concentrati in sole 3 partite: ovvero, 1 gol subito di media ogni tre match) che, in vista del Mondiale del prossimo anno, potrebbe permettere ai verdeoro di entrare nel giro delle favorite per la vittoria finale.

La ricostruzione di Tite

In un articolo pubblicato su Minuti di Recupero alla vigilia di queste qualificazioni a Qatar 2022 ci si chiedeva come il Brasile avrebbe approcciato questa sorta di nuova era sportiva, nella quale era inevitabile tracciare una linea netta con gli ultimi deludenti anni, nei quali di risultati non ne sono arrivati.

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È per questo motivo che nel 2016, in coda alla gestione Dunga, la federazione scelse come nuovo commissario tecnico Adenor Leonardo Bacchi, in arte Tite. Arrivava dall’ottima interregno al Corinthians ed era chiamato a ‘normalizzare’ un ambiente che definire esplosivo sembrava eufemistico.

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A cinque anni di distanza, si può dire che sia stato fatto un grandissimo lavoro: al primo colpo Tite centra la qualificazione al Mondiale di Russia 2018, dove però esce inopinatamente contro il Belgio, per poi raggiungere due volte di fila la finale di Copa America, vincendo quella del 2019.

Un restyling mentale

Ciò che però è balzato maggiormente all’occhio è il grande lavoro psicologico portato avanti da Tite. Il Brasile era un’accozzaglia di singolo molto forti, ma poco inclini a perseguire un obiettivo comune. Serviva quindi ricostruire il gruppo, prima ancora che la squadra.

Il ct ha coinvolto nuovamente alcuni vecchi leader dello spogliatoio, uno su tutti Thiago Silva (cacciato a malo modo dopo la figuraccia del 2014), e da conoscitore del calcio locale – cosa che Dunga non era – non ha mai avuto preclusioni per chi gioca in patria, giovane o vecchio che fosse. L’importante erano funzionalità e talento.

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Per questo, negli anni, Tite ha chiamato tantissimi giocatori, pur rimanendo avvinghiato alle sue (tante) certezze. Per esempio, se disponibile il capitano è Neymar, decisione sulla quale nessuno può discutere. In secondo luogo, il 4-3-3 e il 4-2-3-1 sono i due moduli sui quali si cerca di costruire qualcosa di duraturo e vincente.

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Fonte immagine: @CBF_Futebol (Twitter)

Verso Qatar 2022: come arriva la Seleçao

Di motivi per essere ottimisti nell’avvicinamento a Qatar 2022 ce ne sono quindi parecchi. In Asia Neymar giocherà il suo ultimo Mondiale e già questo spingerà tutti a dare qualcosa in più per regalare al loro leader una gioia che avrebbe dell’indescrivibile.

In secondo luogo, non va sottovalutata la profondità di scelta che Tite avrà a disposizione. In alcuni ruoli ci sono almeno due nomi potenzialmente ‘titolabili’, in altre tre o più opzioni metteranno il ct in difficoltà in fase di scelta.

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Infine, nonostante qualche calciatore un po’ avanti con gli anni, il Brasile in queste qualificazioni ha convocato calciatori facendo registrare un’età media bassa per i canoni sudamericani, di circa 26,5 anni. Anche su questo si può lavorare, sfruttando i tanti giovani talenti in rampa di lancio.

Insomma, gli ingredienti per fare qualcosa di importante parrebbero esserci tutti. Al resto penserà il campo.

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