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Cos’è questa storia della trattativa Stato-Bonucci?

NotizieCos'è questa storia della trattativa Stato-Bonucci?

La trattativa Stato-Bonucci è l’argomento del momento: gli Azzurri avrebbero violato le disposizioni del Ministero durante i festeggiamenti di lunedì. Cosa è successo veramente?

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Nella mattina di mercoledì 14 luglio si è iniziato a parlare molto di una trattativa Stato-Bonucci, relativa ai festeggiamenti della Nazionale dopo la vittoria dell’Europeo, tenutisi lunedì pomeriggio per le strade di Roma.

Il nocciolo della questione è una grossa violazione delle disposizioni del Ministero dell’Interno da parte della FIGC, che ha organizzato la sfilata per le vie della Capitale nonostante un preciso divieto. Un ruolo decisivo nella questione l’hanno avuta i due capitani della Nazionale, Giorgio Chiellini e, soprattutto, Leonardo Bonucci.

Il divieto del Viminale

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Già martedì 13 luglio, il giorno dopo i festeggiamenti, il Fatto Quotidiano aveva anticipato che l’autorizzazione alla sfilata sull’autobus scoperto non era mai arrivata. Mercoledì 14, però, queste circostanze sono state confermate al Corriere della Sera addirittura da Matteo Piantedosi, prefetto di Roma.

Piantedosi ha spiegato che il divieto era stato comunicato alla FIGC già venerdì, quindi due giorni prima della finale di EURO 2020: “Dovevamo gestire il passaggio dal Quirinale a Palazzo Chigi cercando di conciliarlo con le esigenze di sicurezza legate alla pandemia e dunque evitare in ogni modo assembramenti”.

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Lunedì mattina, la Federcalcio aveva proposto quindi alla Prefettura di montare una pedana rialzata in Piazza del Popolo, e aveva ricevuto l’ok: “Abbiamo ritenuto che potesse essere una mediazione praticabile perché ci consentiva di tenere sotto controllo la folla in un unico luogo, verificando anche che le persone indossassero le mascherine come prevede il decreto in vigore quando ci sono gli assembramenti” ha detto Piantedosi.

Ma nel primo pomeriggio di lunedì, improvvisamente la FIGC abbandonò l’idea della pedana (che non è mai stata predisposta) chiedendo la sfilata sull’autobus scoperto e ricevendo un altro no. Piantedosi racconta che, a quel punto, si era rimasti d’accordo sul trasferimento della Nazionale secondo le indicazioni del Viminale, “Invece poco dopo l’uscita dal Quirinale si è aggregato un autobus scoperto con la livrea e le scritte dedicate ai campioni d’Europa”.

La trattativa Stato-Bonucci

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Questo termine è stato ideato dal Fatto Quotidiano (evidentemente ricalcato sulla trattativa Stato-mafia, un caso giudiziario relativo a fatti dei primi anni Novanta, su cui il quotidiano ha scritto molto) e si riferisce a quanto successo dopo, per sbloccare la situazione di impasse. Nella mattinata di mercoledì 14 luglio, infatti, il giornale diretto da Marco Travaglio ha pubblicato una ricostruzione dei fatti, coinvolgendo Bonucci e Chiellini.

Sarebbe stato in particolare Bonucci a discutere con il personale del servizio d’ordine predisposto dalla Prefettura all’uscita dal Quirinale (cioè, dopo l’incontro con il Presidente della Repubblica Mattarella). Il difensore della Juventus avrebbe sostanzialmente minacciato che, se la Nazionale non poteva spostarsi per Roma sull’autobus scoperto, allora avrebbe fatto ritorno in albergo, disertando l’incontro con il Presidente del Consiglio Draghi.

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Lo stesso Bonucci ha infatti rivelato ai giornalisti il suo ruolo nella decisione, dicendo loro: “Abbiamo vinto la trattativa: saliremo sul pullman scoperto; lo dovevamo ai tifosi”. Il prefetto Piantedosi ha confermato tutto al Corriere della Sera, aggiungendo che “a quel punto non si è potuto far altro che prendere atto della situazione e gestirla nel miglior modo possibile”. Vietare la sfilata, in quel momento e con migliaia di persone già in attesa in strada, avrebbe potuto causare problemi di ordine pubblico.

In definitiva, la cosiddetta trattativa Stato-Bonucci è solo un elemento di una storia in cui il calcio italiano non fa sicuramente una bella figura. Piantedosi ha detto di non aver più sentito Gravina, il presidente della FIGC, dopo quanto successo, e di essere molto amareggiato per “la mancanza di rispetto” verificatasi.

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