Ruben Amorim è il nome nuovo tra gli allenatori portoghesi. Dopo aver ribaltato la Liga NOS alla guida del Braga, ai primi di marzo è stato ‘acquistato’ dallo Sporting
Quando si parla della cosiddetta nuova era del calcio portoghese, spesso (e giustamente) ci si riferisce a una generazione di calciatori in grado di portare il movimento in cima al mondo. In effetti, negli ultimi anni la nazionale sta beneficiando parecchio dei nuovi giovani in rampa di lancio. Dopo l’Europeo vinto nel 2016, il Portogallo si è defintivamente seduto al tavolo delle grandi potenze mondiali, diventando ufficialmente una delle selezioni più forti della storia del calcio lusitano.
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Merito di Cristiano Ronaldo, in primis, e di tutta una serie di calciatori protagonisti nelle più grandi leghe europee. In questa crescita hanno però avuto un ruolo fondamentale anche gli allenatori: mai come nel nuovo millennio, i formatori locali hanno saputo imporsi anche a livello internazionale. Ha cominciato José Mourinho vincendo la Champions League con il Porto, seguito a ruota da André Villa-Boas, personaggio tanto controverso quanto preparato. Poi Nuno Espirito Santo, Jorge Jesus, Sergio Conçeiçao, Bruno Lage e Rui Vitoria, fino all’ultimo nome, quello più stuzzicante di tutti: Ruben Amorim.
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Ruben Amorim, Braga – Lisbona sola andata
Nell’ultimo anno la vita di Ruben Amorim ha avuto due sliding doors ben precise: la prima, datata gennaio, gli ha permesso di sedersi sulla panchina del Braga, accettando un lavoro scottante visto che, a quei tempi, gli Arsenalistas languivano sul fondo della classifica, in pericolosa zona retrocessione. Amorim, in barba alla poca esperienza, ha subito avuto un approccio aggressivo e ribaltato completamente la mentalità di una squadra impaurita, trasformandola in una corazzata di guerrieri. Sotto la sua gestione, il Braga ha inanellato una serie impressionante di risultati positivi.
I numeri parlano chiaro: nelle otto partite in cui ha guidato il club biancorosso, Amorim ha messo insieme ben 22 punti, infilandoci in mezzo anche il successo in finale di Coppa di Lega contro il Porto. In campionato, oltre ad aver bissato il successo contro i Dragoni, ha rifilato un clamoroso 7-1 al Belenenses, in un match nel quale il Braga ha finalmente sprigionato tutto il potenziale offensivo a sua disposizione. Durante la sua breve gestione, infatti, Ruben Amorim ha avuto il grande merito di valorizzare tutto il potenziale offensivo a disposizione, mandando in orbita – tra le altre cose – il talento di Francisco Trincao.
I grandi traguardi tagliati in così poco tempo hanno convinto lo Sporting Lisbona a puntare su di lui. In un anonimo pomeriggio di fine febbraio, quando ancora il lockdown non era prevedibile, dalle parti dell’Alvalade cominciano a pensare a come soffiare il tecnico a una diretta rivale per la qualificazione in Europa League. La soluzione? Strapagarlo. I primi di marzo la trattativa va a buon fine: Ruben Amorim diventa il nuovo allenatore dei Leões in cambio di 10 milioni di euro, solo qualche spicciolo in meno rispetto alla cifra che, nel 2011, il Chelsea sborsò per portarsi a Londra Villas-Boas.
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Un valorizzatore di talenti
A Lisbona le cose cominciano subito bene. Ruben Amorim eredita una squadra piena zeppa di talento, depotenziata però dalla gestione troppo conservatrice del suo predecessore Paulo Silas. L’ambiente Sporting è molto complicato ed esigente, caldo quanto basta per incidere sulle decisioni di un tecnico. L’ex Braga parte subito bene, abbandonando temporaneamente il suo 3-4-3, un vero marchio di fabbrica, rinunciando alla profondità degli esterni in favore di un 3-4-2-1 più stretto e votato agli scambi nello stretto.
Dopo la sosta forzata, però, il tridente puro è tornato più forte che mai. Se al Braga la sua prima linea era composta da un trio rapido e immarcabile, con il neo barcelonista Trincao sugli scudi e la coppia Ricardo Horta – Paulinho a scardinare difese, all’Alvalade è stato lanciato definitivamente il trio composto da Gonzalo Plata, Andraa Sporar e Jovane Cabral, 68 anni in tre. Inoltre, con l’arrivo di Amorim, lo Sporting si è finalmente potuto togliere lo sfizio di ammirare la crescita di alcuni gioielli del vivaio.
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Il primo è Eduardo Quaresma, terzino destro in grado di fare anche il terzo di difesa, classe 2002, fresco di rinnovo contrattuale con tanto di clausola rescissoria multimilionaria. Poi c’è il mediano brasiliano Matheus Luiz, 22 anni, titolare negli ultimi match giocati, alla pari di Rafael Camacho, eclettico esterno destro classe 2000, di un anno più vecchio rispetto al portiere Luis Maximiano. Insomma, una bella iniezione di energia giovane e futuribile, per provare – nel prossimo futuro – a spodestare Porto e Benfica dal trono del Portogallo.
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La squalifica e il ritorno in panchina
Eppure l’avventura da allenatore di Ruben Amorim non era iniziata benissimo. Dopo aver militato per tantissimi anni nel Benfica, nel 2016 ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo a causa dei troppi infortuni. Dopo un paio di anni passati a studiare, ha accettato l’offerta del Casa Pia, club militante nella terza divisione portoghese. Nonostante le cose andassero abbastanza bene, Amorim deve fermarsi forzatamente a causa di una squalifica comminatagli dalla federazione locale. Il tecnico sta allenando senza patentino, così i vertici del calcio lusitano rifilano un anno di stop a lui e sei punti di penalizzazione al club.
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Ruben Amorim fa ricorso, lo vince e torna al Benfica nelle vesti di allenatore dell’under 23, dove però rimane pochi mesi prima di approdare al Braga. Il resto è storia recente: il suo calcio è improntato principalmente al palleggio costante e alle connessioni tra centrocampisti, esterni e punte. Idee chiare e identità precisa, assorbita molto bene in particolar modo dai giovani che ancora devono finire il loro percorso di maturazione. Le premesse, dunque, sembrano molto buone. E Lisbona, in tal senso, sa di esame di maturità. Una volta passato anche quello, l’Europa dei grandi è pronta a spalancargli le porte.
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