Secondo uno studio, il miglior settore giovanile in Europa non appartiene a nessuno dei top club del continente, bensì al Partizan di Belgrado. Quali sono i segreti dietro questo successo?
GRANDE GUIDA AI NUOVI GIOVANI DEL CAMPIONATO
Ajax, Benfica, Barcellona: sono tre delle squadre coi vivai più noti e prolifici al mondo, che periodicamente sfornano campioni o anche solo ottimi giocatori che poi rivediamo in campo nei principali campionati europei. Eppure, un recente studio del CIES Football Observatory fornisce un’importante rivelazione: il settore giovanile più prolifico del Vecchio Continente è quello del Partizan di Belgrado.
Tra i giocatori attualmente in attività nelle 31 principali leghe professionistiche affiliate alla UEFA, ben 85 sono stati formati dal club serbo. Lo studio considera i giocatori che hanno trascorso almeno tre stagioni tra i 15 e i 21 anni d’età in uno stesso club, e in base a questo criterio il Partizan risulta essere decisamente in testa sull’Ajax, di cui sono stati individuati “appena” 77 giocatori formati.
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I talenti del Partizan
La scuola calcistica serba non è una scoperta, anche se tradizionalmente siamo portati a considerare la Stella Rossa come più blasonata del Partizan; invece, la Crvena Zvezda è solo in settima posizione, sebbene domini da quattro anni il campionato locale: ha vinto gli ultimi tre tornei, e al momento guida la classifica con ampio margine sulla Vojvodina seconda, col Partizan solo terzo.
Partizan Belgrade academy stands for quantity and quality. Every year it produces many wonderful players who have very good careers. One of the most interesting prospects of the 2001 generation is Stefan Radmanovac.
— Football Talent Scout – Jacek Kulig (@FTalentScout) August 4, 2019
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Ma il club bianconero è entrato in crisi solo di recente, visto che tra il 2008 e il 2013 vinse ben sei campionati consecutivi, e negli ultimi vent’anni è stato campione nazionale 11 volte. L’accademia belgradese (la Belin-Lazarevic-Nadoveza, dal nome di tre ex-giocatori del club morti in due distinti incidenti d’auto negli anni Sessanta), fondata nel 1950, è da tempo una delle più stimate al mondo, e in passato è stata spesso presa a modello dai club stranieri. Nel 2006 venne premiata dalla UEFA per il suo lavoro coi giovani, ed eletta la seconda migliore accademia calcistica in Europa dopo quella dell’Ajax.
La Serie A conosce bene il settore giovanile del Partizan, che negli ultimi anni ha rifornito i club italiani di alcuni dei suoi migliori talenti: Adem Ljajic, Matija Nastasic, Dusan Vlahovic, Nikola Milenkovic e Sasa Lukic sono tutti prodotti del vivaio del Partizan. Ma alla lista se ne possono aggiungere altri che sono diventati abbastanza noti nel calcio europeo, come Lazar Markovic, Aleksandar Mitrovic, Strahinja Pavlovic e la 18enne ala sinistra Filip Stevanovic, che a gennaio diverrà ufficialmente un giocatore del Manchester City.
I difetti del modello Partizan
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Guardando già solo questi esempi, possiamo notare alcune cose, sulla politica dei giovani del Partizan: i giocatori lasciano il club serbo poco più che maggiorenni, prima di poter dare un concreto apporto alla prima squadra. Gli Crno-beli producono quindi talenti quasi esclusivamente per il mercato estero, a differenza dell’Ajax che punta a trattenerli in rosa il più a lungo possibile e trarre il massimo beneficio dalle loro capacità.
Il caso di Stevanovic è emblematico: il ragazzo ha esordito tra i professionisti a dicembre 2018, ma di fatto gli è bastata appena una stagione in prima squadra (la scorsa, dove ha giocato anche alcuni scampoli di partita in Europa League) per diventare uno dei pezzi pregiati del mercato estivo e venire acquistato da uno dei club più ricchi e potenti al mondo. Ad oggi, il suo curriculum con il Partizan è di sole 56 partite disputate, con 12 gol e 5 assist.
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Questo modello garantisce senza dubbio la sostenibilità finanziaria, consentendo plusvalenze continue e accrescendo la reputazione di cui il Partizan gode tra gli osservatori, ma non permette al club di essere competitivo a livello internazionale (e, negli ultimi anni, anche nazionale). È un sistema non del tutto equilibrato: il Partizan è una squadra dal grande potenziale, che però viene sfruttato unicamente a livello economico e non tecnico.
Più quantità che qualità
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Inoltre, la realtà del Partizan è anche quella di una società che produce un gran numero di giocatori di buon livello, ma non veri campioni; anzi, tutti i suoi più grandi gioielli finora non sono riusciti a confermarsi. Si pensi a Ljajic, a Markovic o ancora ad Andrija Zivkovic, arrivato al Benfica come un potenziale fenomeno e lasciato andar via a parametro zero pochi mesi fa, a soli 24 anni.
Nella classifica del CIES Football Observatory, infatti, è presente un indicatore chiamato “score” che tenta di quantificare numericamente il rendimento dei prodotti dei singoli club. Questo numero, per il Partizan, è pari solamente a 67.2, molto più basso di quello dei club portoghesi o spagnoli, ma anche dello Shakhtar Donetsk e, soprattutto, della Dinamo Zagabria, che può essere considerata una squadra affine al Partizan per area geografica, livello del campionato e potenziale tecnico-economico.
La grande quantità di giocatori che escono dal vivaio del Partizan è quindi un dato importante, ma che non va sovrastimato. Il club serbo negli ultimi anni non ha saputo lanciare nessun giocatore in grado di entrare tra i top player d’Europa, ma piuttosto tanti talenti incompresi e discontinui. Il Manchester City, ovviamente, si attende che Stevanovic smentisca questa tendenza.
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— PAOK FC (@PAOK_FC) November 6, 2020