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L’importanza di chiamarsi Olivier Giroud

Calcio EsteroL’importanza di chiamarsi Olivier Giroud

La sfida di Champions tra Atletico Madrid e Chelsea è stata decisa da un grande gol di Giroud, attaccante spesso decisivo e mai del tutto celebrato

Quando viene chiamato in causa, Olivier Giroud risponde sempre presente. Talvolta con gol da rapinatore d’area e in altri casi – come ieri sera contro l’Atletico Madrid – con perle di rara bellezza: tutte realizzazioni che si rivelano decisive per le sorti della sua squadra. Un elogio alla concretezza, non sempre decantato nel modo giusto da tifosi e addetti ai lavori.

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La sfida di Champions contro i Colchoneros guidati da Simeone ha certificato ancora una volta questa capacità dell’attaccante francese. Schierato dal primo minuto da Tuchel dopo la panchina in campionato contro il Southampton, Giroud ha sfruttato al massimo l’occasione. Nel corso del secondo tempo, in una partita che sembrava avviata sullo 0-0, l’ex Arsenal si è fatto trovare pronto su una palla schizzata in area dopo essere stata contesa da Mount e Hermoso. Giroud ha avuto la qualità e la lucidità di coordinarsi alla perfezione, punendo Oblak con una splendida rovesciata.

Giroud
Fonte: @giroud918 (Instagram)

Il sesto gol realizzato da Giroud in 5 partite di Champions non è solo il sigillo decisivo per l’andata degli ottavi di finale, ma rappresenta anche una sorta di messaggio a tutta la critica calcistica. Un segnale forte e deciso, rivolto a tutti coloro che considerando il francese un attaccante poco decisivo e di secondo piano a livello assoluto.

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Una vita per il gol, tra Francia e Inghilterra

Per smentire questa convinzione, occorre innanzitutto sottolineare i numeri della carriera di Giroud. L’attaccante, dopo gli esordi al Grenoble, comincia la sua gavetta in quarta divisione con l’Istres segnando 14 gol in 33 partite. Successivamente milita due anni nel Tours, ben figurando in particolare nella stagione 2009/10 quando si aggiudica il titolo di capocannoniere della Ligue 2 con 21 gol.

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Lo stesso titolo, ma in Ligue 1, lo conquista due stagioni dopo con il Montpellier. Le sue 21 reti sono importanti anche per la squadra che, contro ogni pronostico, riesce a concludere il campionato al primo posto. Dopo un’annata del genere, Giroud emigra in Inghilterra firmando per l’Arsenal. Comincia quindi la parentesi più lunga nella carriera dell’attaccante francese, che conferma le sue doti realizzative anche in un campionato tosto come la Premier League.

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Nonostante non guadagni spesso i titoli dei giornali, Giroud mostra anche in Inghilterra la sua capacità di segnare gol decisivi e in grande quantità. Con i Gunners mette a segno 105 reti in 253 partite, di cui 73 in Premier League e 16 nelle coppe europee. Un bottino di tutto rispetto, considerando anche che i Gunners non sono più l’armata invincibile dei primi anni del nuovo millennio.

Giroud in Nazionale: bomber silenzioso che non passa mai di moda

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Parallelamente al suo percorso nei club, Giroud mostra il suo valore anche in Nazionale. Anche in questo contesto i giocatori celebrati sono spesso altri: da Ribery e Benzema fino ad arrivare a talenti più recenti come Griezmann e Mbappè. Giocatori che si alternano nell’attacco dei Blues dove, non troppo causalmente, Giroud trova sempre spazio pur avendo un’età sempre più avanzata.

Giroud
Fonte: @giroud918 (Instagram)

Nel suo percorso in Nazionale, Giroud ha segnato nel Mondiale 2014 (alla Svizzera nella fase a gironi), agli Europei 2016 (gol all’esordio contro la Romania e doppietta all’Islanda nei quarti di finale) e nell’edizione in corso della Nations League. Da non dimenticare anche i 6 gol con cui ha inciso profondamente sulla qualificazione della Francia agli Europei in programma in estate e le reti nelle qualificazioni alle ultime due edizioni dei Mondiali. Un’esperienza lunga e con il gol come denominatore comune.

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La storia si ripete: Giroud deus ex machina del Chelsea

Giroud ha vissuto quindi sempre sul filo del rasoio, con il bisogno di dimostrare costantemente il suo valore a chi ne dubitava.  Una sorta di condanna che sta caratterizzando anche la sua esperienza al Chelsea, iniziata nel gennaio del 2018. Anche in questo caso, il copione è già scritto: Giroud non è l’acquisto di punta né il bomber da prima pagina, ma quando viene chiamato in causa risponde sempre presente.

Nella stagione 2018/19 il tecnico Maurizio Sarri lo impiega per lo più in Europa League. Il francese sfrutta questa possibilità come meglio non potrebbe: 11 gol, titolo di capocannoniere e coppa finita nella bacheca dei Blues dopo aver battuto in finale i cugini dell’Arsenal.

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In estata sembrava che Giroud potesse lasciare il Chelsea, ma alla fine rimane nel roster degli attaccanti. Una conferma che si rivela estremamente importante, prima per Lampard e poi per Tuchel. Per sottolineare per l’ennesima volta la sua incisività, basterebbe ricordare quanto fatto nel francese nelle sue ultime due uscite: in campionato entra a gara in corso contro il Newcastle per l’infortunio di Abraham e dà il là al successo dei suoi per 2-0, mentre in Champions segna all’Atletico il gol descritto in precedenza. Un rapporto dunque simbiotico con i gol decisivi, talvolta di pregevole fattura.

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