Con la doppietta di ieri alla Fiorentina, Stefano Okaka ha segnato le prime reti in questa Serie A, e torna a far sperare in una stagione finalmente in linea con quello che da anni ci si aspetta da lui.
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Un’eterna promessa, Stefano Okaka. Quando si fece notare nelle giovanili della Roma, nel 2004, da lui ci si aspettava un futuro radioso; anni dopo, il centravanti umbro è ancora in cerca della continuità di rendimento che gli è sempre mancata, nonostante più volte sia sembrato averla raggiunta.
Doppietta, ieri sera, alla Fiorentina, nonostante la sua Udinese non sia riuscita a fare punti. ma la prestazione di Okaka è stata sicuramente da incorniciare, dimostrando quelle qualità che da sempre gli si riconoscono: grandissima abilità nel difendere la palla e far salire la squadra, e un fisico che gli permette di essere dominante nel gioco aereo.
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Okaka, l’attaccante che non segna
“Si parla poco di me? Non so, io penso a fare il mio lavoro da quindici anni a questa parte. Poi se parlano o meno di me mi importa poco” ha risposto Okaka nel post-partita. Domanda legittima: l’attaccante dell’Udinese è passato dall’essere una delle grandi speranze del calcio italiano all’essere un giocatore di secondo piano.
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Le sue medie realizzative non sono mai state altissime: i record stabiliti in gioventù (valanghe di gol con gli Allievi e la Primavera romaniste, più giovane marcatore della storia del Torneo di Viareggio, più giovane marcatore della storia della Coppa Italia) lo hanno qualificato come un giocatore diverso da come poi si è sviluppato in età adulta, più un attaccate da sponda che da finalizzazione.
Eppure, in queste stagioni a Udine è migliorato molto, e l’anno scorso ha chiuso con la sua migliore statistica in Serie A, 8 reti e 2 assist in 33 partite. Chiaramente non numeri eccezionali, ma di poco inferiori a quelli ottenuti nello stesso periodo dal compagno Kevin Lasagna, che però è nel giro della Nazionale di Mancini.
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Una carriera di alti e bassi
A 16 anni, Okaka era una grandissima promessa, ma alla Roma non riuscì mai a trovare spazio: l’attacco era probabilmente il reparto in cui le gerarchie erano maggiormente stabilite, in quella squadra. Iniziò un vertiginoso giro di prestiti, ogni stagione in una squadra diversa, senza aver mai la possibilità di adattarsi a un ambiente: Okaka, invece, è un giocatore che ha bisogno di certezze e stabilità, e di tempo per adattarsi; ma all’epoca, questo, non lo aveva capito ancora nessuno.
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Nel 2013, in prestito allo Spezia in Serie B, gioca una delle sue migliori stagioni, con 7 gol e 6 assist. Nel frattempo lo ha acquistato il Parma, in un’operazione strana: fortemente voluto dagli emiliani, era subito stato girato ai liguri e, dopo l’ottima stagione in B e il ritorno alla casa madre, messo fuori rosa senza spiegazioni. Di quel periodo, Okaka ricorda soprattutto l’amicizia con Antonio Cassano, “l’unico a credere in me e a proteggermi”.
Così, il passaggio alla Sampdoria, dove parte forte: 5 gol in 13 partite nel girone di ritorno, è il giocatore offensivo che recupera più palloni in Serie A, e arriva finalmente l’esordio in Nazionale. Ma la stagione dopo siamo daccapo: Mihajlovic gli preferisce spesso il nuovo arrivato Bergessio, si arriva a un litigio sia con l’allenatore e con la società, e l’esperienza doriana, che sembrava poter essere il suo definitivo rilancio, finisce male.
L’importanza di Luca Gotti
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Nel gennaio 2019, l’Udinese è tornata a credere in lui, facendolo tornare a casa dopo due stagioni e mezza abbastanza anonime nella succursale Watford, dov’era arrivato in seguito a un’annata, invece molto buona, all’Anderlecht. Ciò che gli è sempre mancato, a detta di chi lo conosce bene, è la piena fiducia: anche a Genova, già all’arrivo, aveva sentito di non essere proprio benvoluto dal direttore sportivo Osti, e da lì la sua esperienza era stata tutta sul filo di un rasoio.
In Friuli, le cose sembrano andare diversamente. Soprattutto dopo l’arrivo di Luca Gotti in panchina, con cui Okaka sembra aver legato particolarmente. “Credo sia entrato in una fase importante della sua carriera nella maturazione. Ha qualità fisiche utilizzate parzialmente nel suo percorso, lui per primo capisce che non dà contributo solo col gol” ha detto il tecnico dei friulani. E del resto Okaka è stato tra i primi a riconoscere i meriti di Gotti sul cambio di mentalità dell’Udinese, e a esprimersi per la prosecuzione del suo incarico.
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Oggi il nostro n. 7⃣ Stefano #Okaka su @Gazzetta_it "Voglio diventare un simbolo. Giocare in questa città e in questo club è un onore"
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— Udinese Calcio (@Udinese_1896) October 18, 2019
31 anni non sono un’età in cui è facile fare il salto di qualità, ma Okaka ha sempre dimostrato di avere delle doti non da poco, e d’altronde non sarebbe il primo caso di attaccante che si realizza solo negli ultimi anni di carriera. Le sue prestazioni, e non solo i suoi gol, potranno essere decisivi per la salvezza dei friulani anche in questa stagione.