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Cosa hanno in comune l’Inter e la Juve di Conte

Serie ACosa hanno in comune l'Inter e la Juve di Conte

L’Inter di oggi come la Juventus del passato: Antonio Conte, in barba a ogni campanilismo, ha dato in pasto alla critica un paragone molto pesante

Antonio Conte sta per mettere le mani sullo Scudetto. Nonostante il suo nome sia indissolubilmente legato alla Juventus, quest’anno il tecnico leccese potrà festeggiarlo con la grande antagonista di sempre per i bianconeri. L’Inter, che sta giocando un girone di ritorno perfetto, ha solo bisogno della matematica per certificare il proprio successo.

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Conte e Inter, un percorso agli inizi

Dopo la vittoria di misura sul Verona, Conte ha voluto precisare come per lui rimanere all’Inter anche l’anno prossimo – sempre ricordando che ha un contratto, molto ricco, in scadenza 2022 – sia la sua personale priorità, e anche se bisognerà quali saranno le possibilità della società, l’impressione è che l’ex manager del Chelsea abbia intravisto nei nerazzurri l’occasione di aprire una sorta di nuovo ciclo personale.

antonio conte
Fonte immagine: @QCuore (Twitter)

Lo ha confermato lui, dicendo che ricominciare ogni anno da zero diventa una situazione frustrante, ma soprattutto lo dice il buon senso, soprattutto in un momento storico dove di soldi ce ne sono pochi un po’ ovunque e la Juventus, unica squadra che potrebbe eventualmente permetterselo, è devastata da faide interne nelle quali Conte sa di non doversi cacciare. Proprio i bianconeri sono stati quindi oggetto di paragone con la sua Inter, in un discorso molto ampio sviluppabile tra contesto e calciatori.

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Solidità difensiva: Inter come la BBC

A livello collettivo, quella Juventus e questa Inter erano e sono due progetti sportivi relativamente giovani, quasi in fase embrionale. In bianconero Conte ha vinto subito, in nerazzurro ha dovuto aspettare un anno perché aveva una contender di alto profilo da mettersi dietro. Invece, molto più interessante è il confronto tra calciatori, perché le due squadre a livello di singoli si somigliano molto.

Per esempio, Conte ha parlato diffusamente della solidità difensiva portata dal trio Skriniar, Bastoni e de Vrij: “Vedo tante similitudini con Barzagli, Bonucci e Chiellini. Anche loro avevano zero a livello di curriculum, abbiamo iniziato un percorso insieme. E vedo tante similitudini con Milan, Stefan e Alessandro. Vincere lo scudetto porta inevitabilmente autostima”.

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Nello specifico, Skriniar potrebbe essere un po’ il Barzagli della situazione, meno propenso a portare palla ma molto accorto e duttile a livello tattico. Se lo juventino poteva giocare anche da terzino destro bloccato, lo sloveno con Conte ha occupato un po’ tutte le posizioni della difesa. De Vrij, invece, è più paragonabile a Bonucci: entrambi amano risalire il campo palla al piede, anche se l’olandese è più abile palla al piede, ed entrambi hanno qualche problema a difendere lontano dalla porta.

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Infine, va approfondito il parallelismo che Conte ha implicitamente proposto tra Bastoni e Chiellini. Tutti e due sono mancini di piedi, il primo è giovane e molto futuribile, ma su di lui il tecnico sta facendo un lavoro profondo dal punto di vista tecnico, visto che non è raro vedere Bastoni spingersi a rifinire l’azione offensiva fino al limite dell’area avversaria. Cosa che Chiellini non ha nelle corde, così come difficilmente si possono vedere appoggi e lanci precisi del centrale livornese.

 

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Un minimo comune denominatore

Confronti a parte, Conte ha saputo riproporre all’Inter ciò che significò il successo per quella Juventus che arrivava da anni di anonimato post Calciopoli, restituendo una crediblità di insieme unita alla compattezza mentale e restyling psicologico di un gruppo e un ambiente devastati da anni di nulla cosmico.

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Ce la sta facendo, per questo intende restare e continuare un lavoro non ricominciando tutto daccapo. La società dovrà fare il resto, garantendogli un mercato di spessore per permettergli di tentare un salto di qualità anche in Europa, dove effettivamente a oggi l’Inter di Conte poteva fare decisamente di più. Per il resto, buona la prima. Anzi, la seconda: non come alla Juventus, ma quasi.

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