Diego Costa ha concordato una risoluzione anticipata del suo contratto con l’Atletico Madrid, chiudendo una storia d’amore lunga oltre dieci anni
Qualche giorno fa, rispondendo a una domanda su Luis Suarez, Diego Costa si era lasciato andare a una battuta: “Eravamo in ballottaggio, ero soddisfatto di quello che avevo dato ma poi il bastardo è entrato e ha segnato due gol”. Lo ha detto scherzando, scatenando le risate dei tanti giornalisti che si aspettavano di conoscere il suo futuro che, a conferma delle percezioni dei giorni scorsi, non sarà più all’Atletico Madrid.
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Diego Costa se ne andrà già a gennaio, visto che proprio in queste ore ha chiesto formalmente ai dirigenti una risoluzione del contratto in scadenza a giugno. Se fino a qualche giorno fa si pensava che dietro ci fossero motivi prettamente sportivi, legati al fatto che Diego Costa sia ormai in parabola discendente, oggi – almeno ufficialmente – l’attaccante brasiliano ha detto che lascerà a causa di esigenze familiari.
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Diego Costa, ascesa e caduta
Poco cambia, insomma, perché l’addio di Diego Costa sarà dolorosissimo. Certo, non come la prima volta, quando – dopo una stagione dominata, con una Liga vinta e una Champions League sfiorata – la punta fece i bagagli e sbarcò a Londra per firmare con il Chelsea. Ma, volenti o nolenti, Diego Costa ha comunque rappresentato tantissimo per la storia moderna dell’Atletico Madrid.
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Arrivato al club nel 2008, l’attaccante naturalizzato spagnolo ha dovuto girare un bel po’ di tempo prima di affermarsi con i colchoneros. Braga, Celta, Albacete e Valladolid, poi il Rayo Vallecano dove Diego Costa sviluppa un feeling profondo con i tifosi bukaneros, guadagnandosi finalmente la chiamata della casa madre.
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Il rientro a Madrid è datato 2012, nessuno gli dava un solo centesimo e invece, a sorpresa, è diventato improvvisamente decisivo. La sua prima esperienza all’Atletico Madrid si è chiusa con 64 gol in 134 partite e, la partenza, ha lasciato un vuoto incolmabile, sia tecnico che affettivo, nel cuore di tutto l’ambiente colchonero.
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Un ritorno agrodolce
Dopo tre anni passati al Chelsea, Diego Costa ha deciso di tornare all’Atletico Madrid nel 2017, quasi scongiurando la società spagnola di riprenderlo con sé. Gli ultimi tempi londinesi lo avevano segnato in negativo e l’aria di casa serviva, almeno in teoria, per tornare ai livelli abituali. Invece, in realtà, non è accaduto nulla di tutto ciò.
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Anzi, per l’Atletico Madrid Diego Costa spesso è stato un peso. Il primo anno lo ha chiuso con 3 soli gol segnati e una valanga di infortuni a penalizzarlo, poi altre 17 reti marchiate fino a oggi. I problemi fisici, quelli sì, sono sempre stati una costante, a tal punto che – durante la scorsa finestra estiva di mercato – la dirigenza gli aveva comunicato di essere stato messo sul mercato.
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L’arrivo di Suarez ha poi fatto il resto. L’Atletico Madrid non può permettersi due attaccanti over 30 e, di conseguenza, l’ispano-brasiliano non può che diventare il sacrificato naturale per una situazione molto complicata da gestire. Cosa rimane? Sicuramente i sei titoli conquistati con i colori rojiblancos addosso, poi il fatto di essere entrato nel cuore di un intero popolo grazie al suo temperamento ruvido, grintoso e talvolta fastidioso. Potrebbe non sembrare abbastanza, ma probabilmente lo è.
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