Il COVID-19 ha influenzato pesantemente il calciomercato estivo della stagione 2020/2021, condizionando le strategie dei top club e aumentando ulteriormente il gap già esistente tra ricchi e “poveri”.
La pandemia legata al coronavirus ha indubbiamente cambiato il nostro modo di vivere: mentre resta in attesa di una soluzione che per adesso possiamo soltanto intravedere, il mondo è costretto a fare i conti con un evento che ha stravolto le abitudini di miliardi di persone e condizionato in modo evidente la nostra società sotto ogni punto di vista, dalle abitudini quotidiane all’economia.
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Per comprendere quale sia stato l’effettivo impatto del COVID-19 sul mondo del calcio è interessante analizzare lo studio in proposito pubblicato pochi giorni fa dal CIES Football Observatory, il laboratorio di analisi calcistica indipendente con sede a Neuchâtel, in Svizzera, che da anni si occupa di analizzare le statistiche e i trend economici legati allo sport più popolare al mondo, vera e propria autorità in materia.
Monthly Report number 58 presents the exclusive @CIES_Football analysis of last transfer window for big-5 league clubs: ➖4⃣3⃣% investments but ➕6⃣% inflation of prices paid for players transferred despite #Covid_19 ? Full report ➡️ https://t.co/P0Ohpx4eDz pic.twitter.com/2xnriZPxNC
— CIES Football Obs (@CIES_Football) October 7, 2020
Calciomercato e coronavirus, cosa è cambiato?
I risultati sono innegabili: la pandemia ha indiscutibilmente influenzato il mondo del calcio, e se gli effetti delle inevitabili restrizioni sugli introiti economici sono stati sotto gli occhi di tutti a livello dilettantistico e semi-professionistico, con migliaia di piccole realtà che private degli incassi dei botteghini si sono ritrovate ad annaspare, lo studio del CIES evidenzia come il COVID-19 abbia influenzato negativamente anche i campionati top d’Europa, che hanno accusato la situazione registrando un netto calo dal punto di vista degli investimenti.
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Prendendo in esame i 5 tornei più importanti (Bundesliga, Liga, Ligue 1, Serie A e Premier League) è infatti possibile notare come, dopo anni di crescita più o meno costante, i soldi investiti complessivamente nel calciomercato nelle due sessioni di mercato del 2020 – quella dello scorso gennaio e quella “estiva” andata in scena a settembre – siano tornati ai livelli del 2016: se quattro anni fa l’élite del calcio aveva investito 4228 milioni di euro nei trasferimenti, in quello destinato tristemente a passare alla storia come “l’anno del coronavirus” i milioni investiti sono stati “appena” 4622.
Investimenti nei 5 campionati top d’Europa
(cifre in milioni di euro)
- 2015: 3.852 €
- 2016: 4.228 €
- 2017: 6.076 €
- 2018: 5.841 €
- 2019: 6.632 €
- 2020: 4.622 €
Un’involuzione netta, evidente, innegabile: un sistema in continua crescita ha subito infatti una brutale battuta d’arresto, conseguenza inevitabile dell’incertezza che caratterizza la nostra vita di tutti i giorni e che non risparmia un mondo che ancora non può nemmeno immaginare il giorno in cui gli stadi torneranno a riempirsi e che ha iniziato la stagione 2020/2021 tra mille timori, peraltro senza avere la certezza assoluta di poterla portare a termine.
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Prendendo in esame le due sessioni del 2019 e le due del 2020, la flessione economica riguardante i 5 campionati top d’Europa è stata pari al 30%. I 4622 milioni di euro investiti nell’anno in corso rendono evidente l’impatto del COVID-19 rispetto ai 6632 dell’anno precedente, e la differenza aumenta ulteriormente andando ad analizzare le sole finestre estive.
Come il COVID-19 ha influenzato il calciomercato
Il calciomercato di gennaio 2020 in effetti non ha risentito di un virus che ai tempi si pensava potesse ancora essere contenuto: una prova evidente arriva dal fatto che in questo caso il trend era decisamente in aumento, con 1308 milioni di euro investiti nel “mercato di riparazione” contro i soli 809 dell’inverno precedente. Una cifra importante, che rappresenta quasi un terzo di quella investita complessivamente nell’anno in corso e che può aiutare ancora di più a comprendere l’impatto del coronavirus sul calcio.
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Questo diventa drammaticamente evidente confrontando le due sessioni estive: quest’anno i 5 campionati più ricchi e seguiti al mondo hanno investito sul mercato 3314 milioni di euro contro i 5823 del 2019, una flessione addirittura del 43%. Il calciomercato estivo del 2020 è stato, se così si può dire, “il più povero” degli ultimi 6 anni.
Investimenti estivi nei 5 campionati top d’Europa
(cifre in milioni di euro)
- 2015: 3.368 €
- 2016: 3.730 €
- 2017: 5.287 €
- 2018: 4.799 €
- 2019: 5.823 €
- 2020: 3.314 €
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Naturalmente, anche in questo caso, c’è chi è riuscito a sopportare la situazione meglio di altri: andando infatti ad analizzare il volume di investimenti per singolo campionato, scopriamo che per quanto riguarda il mercato estivo – l’unico a fare testo davvero – nel 2020 la ricca Premier League ha registrato un calo degli investimenti pari al 10%, tutto sommato accettabile e ben diverso dal -75% registrato in Spagna, dove le spese estive sono passate da 1397 ad addirittura soli 348 milioni.
E la Serie A? Nonostante il nostro campionato sia da tempo considerato in crisi, gli investimenti sul mercato estivo mostravano un lento ma costante aumento che si è interrotto brutalmente nell’anno del coronavirus: 745 milioni nel 2016, 1115 nel 2017, 1131 nel 2018, 1246 nel 2019 e poi appena 667 nella sessione di settembre del 2020. Una netta inversione di tendenza, pari a un calo del 46,5%.
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È sempre lo studio del CIES a confermare una sensazione che tifosi e addetti ai lavori avevano comunque avuto durante l’ultima sessione di settembre: sono aumentati i trasferimenti “a costo zero”, quelli cioè che hanno coinvolto scambi, prestiti e parametri zero. In generale questo tipo di operazioni ha rappresentato il 32,3% del totale (nel 2019 la percentuale era del 26,2) ma se in Premier League questa tendenza è scesa, in altre realtà decisamente aumentata: dal 30,6 al 45,9% in Bundesliga, dal 31,7 al 44,2% in Ligue 1, dal 20,2 al 25,2% nella nostra Serie A.
Le conclusioni del CIES
Prendendo in esame lo studio e analizzando nel dettaglio i dati, il CIES conclude che non ci possa essere alcun dubbio sul fatto che la pandemia ha influenzato il calciomercato in modo evidente, frenando un’inflazione di prezzi che sembrava costante e costringendo tutti i club – salvo rare eccezioni – a valutare strategie alternative dal punto di vista economico.
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Chi aveva immaginato una flessione nel costo dei cartellini si è sbagliato: mediamente i più forti calciatori che si sono trasferiti nell’ultima sessione di mercato sono costati il 6% in più rispetto al 2019. A diminuire semmai è stato il numero di giocatori coinvolti, e la sensazione è che mentre osserva la situazione e si prepara a un calciomercato invernale che non dovrebbe regalare grandi emozioni il mondo del calcio sia “in pausa”, deciso a resistere alle devastanti conseguenze economiche di un virus che ha messo in ginocchio il pianeta.
Nell’attesa che il pubblico torni a riempire gli stadi, nell’attesa di tornare a parlare dei grandi campioni e del loro possibile futuro, delle voci più improbabili e delle storie più incredibili. Nell’attesa di una normalità che oggi, purtroppo, sembra ancora così lontana.
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