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In Liga non si segna più: numeri e motivi di un’inversione totale

Calcio EsteroIn Liga non si segna più: numeri e motivi di un'inversione totale

Da campionato pieno di gol a torneo nel quale le goleade mancano sempre di più: la Liga si è trasformata e il suo destino, come testimoniano i numeri, non sembra poter cambiare nel breve periodo

Poca tattica, difese ballerine e soprattutto tanti gol. I tre capisaldi della Liga, nonché argomenti da battaglia degli haters storici del calcio spagnolo, sono stati questi per decenni. La tendenza però sembra essersi invertita: secondo un’interessante analisi pubblicata da Mundo Deportivo, gli ultimi cinque anni sarebbero stati toccati da una forte inversione di tendenza per quanto riguarda l’andatura del top torneo più prolifico del mondo.

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Gli anni delle sfide di Cristiano Ronaldo e Messi sembrerebbero essere quindi giunti definitivamente al termine: il fenomeno, ribattezzato scherzosamente ‘cerocerismo’ – letteralmente ‘zerozerismo’ -, è infatti in forte crescita a partire dalla stagione 2015/16 e, nonostante la nuova annata sia praticamente agli albori, pare che il trend non stia assolutamente attraversando la tanto agognata fase di regressione. Sia chiaro, segnare tanto non è (sempre) sinonimo di spettacolo, ma la Liga – in virtù del ragionamento portato avanti poco sopra – starebbe gradualmente perdendo uno dei suoi status quo.

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In Liga non si segna più?

A oggi, la percentuale degli incontri che si sono conclusi 0-0 per quanto riguarda la stagione 2020/21 è del 14%, visto che i match terminati a reti bianche sono ben 6 su 43. Ovviamente il dato può ribassarsi nell’immediato futuro, ma anche no. Per saperlo dovremo aspettare, ma al momento è già possibile fare un ragionamento di sistema su quelle che sono effettivamente le cause di questa particolare regressione. Come premessa, va sottolineato il fatto che in Spagna in passato avevano già conosciuto lo ‘cerocerismo’, precisamente nel biennio tra il 2011 e il 2013 con picchi dell’8,7% di partite finite 0-0.

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Successivamente i numeri erano tornati ad alzarsi, ma nel 2016 si è nuovamente verificato un calo importante: il dato, infatti, ha visto la propria curva tornare a rialzarsi dal 6,6% passando per il 7,1%, il 7,4% e il clamoroso 8,7% della stagione 2019/20. Oggi, come detto, siamo al 14% abbondante, ed è giusto che chi di dovere si faccia delle domande, visto che la Liga è sempre stato uno dei campionati statisticamente più prolifici d’Europa. Non solo, ma la massima divisione spagnola molto spesso riusciva a superare la quota di 1000 gol stagionali segnati nelle 38 giornate di campionato. Dato, anche questo, non più scontato.

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La stagione 2019/20 in tal senso è stata parecchio avara, visto che complessivamente il muro della quadrupla cifra non è stato infranto per la seconda volta dopo tanti anni. Infatti, nelle 380 partite sono stati siglati solo 942 gol, esattamente 41 in meno dell’annata precedente. E le stime, se la situazione attuale non dovesse migliorare, sono destinate a crollare ulteriormente: secondo un semplice calcolo matematico, a questi ritmi la Liga 2020/21 faticherebbe ad arrivare a 840 gol in 380 incontri, quasi 100 in meno rispetto alla passata annata.

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A tal proposito, propedeutici sono i calcoli pubblicati dai media mainstream negli scorsi giorni, con i quali si stabiliva una sorta di classifica dei 5 campionati più prolifici d’Europa: ebbene, la Liga era all’ultimo posto di una graduatoria comandata dalla Premier League con un podio composto da Serie A e Bundesliga. Poco più avanti, in quarta posizione, si stanzia la Ligue 1. Il promedio della Liga a oggi restituisce 2,21 gol di media a partita, mezzo in meno del campionato francese (2,67 il dato) e più di uno rispetto a Italia e Germania. Insomma, un vero e proprio ‘caso’, come lo hanno definito proprio in Spagna.

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Attacco o difesa?

Il calcio migliore non è sempre quello più prolifico. Questa è una certezza, accompagnata dal mero gusto personale di chi osserva. Va detto che dietro questa involuzione, però, ci devono essere motivazioni più profonde rispetto a semplici discorsi da bar. Per esempio, nell’ultimo decennio gli allenatori spagnoli hanno trovato un nuovo equilibrio difensivo, capace di sposarsi con la mentalità propositiva sempre di casa in Spagna. Inoltre, la Liga ha importato diversi profili innovatori, capaci di trasmettere ai calciatori locali nuove nozioni dal punto di vista tecnico-tattico. Da Bielsa a Sampaoli, passando per Martino o lo storico Simeone, si intuisce come lo stile spagnoli sia stato fortemente condizionato.

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Inoltre, banalmente, un’altra causa può essere ascritta al cambio di rotta sul mercato: una volta i club, dalle big alle medio-piccole, davano priorità ad acquisti di grido per la zona offensiva. Questo trend è rimasto, ma varie dirigenze negli ultimi anni sono state in grado di importare ancora una quantità di talento difensivo senza precedenti. A cominciare, per esempio, fu il Real Madrid parecchio tempo fa con Varane, e più recentemente abbiamo visto gente che in Liga è stata lanciata con grandi risultati. Pensate per esempio a Jules Koundé del Siviglia, Djené del Getafe o all’autarchico Pau Torres, già titolare in nazionale. Il livello si è alzato e segnare diventa più complicato. Magari, il motivo, è solo questo.

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