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Pochi soldi, tante idee: il Cittadella sogna la promozione in Serie A

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Il Cittadella è una delle realtà più consolidate della Serie B, nonostante da anni lavori con budget minimi

L’ultimo monte ingaggi della Serie B spazza via la squadra con un tetto stipendi da Serie A e ipoteca la finale dei playoff promozione. Quello che succede ormai da anni allo Stadio Tombolato, tuttavia, non sorprende più: il Cittadella è una delle realtà più consolidate della cadetteria e, da anni, a fine stagione la si vede affrontare almeno un turno della seconda fase.

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Contro il Monza, grande favorita per la vittoria del campionato, la squadra di Venturato ha vinto 3-0 trascinato dalla tripletta di Enrico Baldini, ex Primavera dell’Inter fino alla stagione 2014/15, che con le reti segnate alla squadra allenata da Brocchi, in circa novanta minuti, ha superato il suo intero score professionale dell’intera annata. Sorprendente, sì, se non fosse che le eccezioni, a Cittadella, sono ormai la regola.

Cittadella, isola felice

Fondata nel 1973 in provincia di Padova, il Cittadella è di fatto la società della famiglia Gabrielli. Papà Angelo ne sponsorizzò la nascita immettendo capitali freschi dalle industrie siderurgiche di sua proprietà, passando poi la passione per il calcio e il Citta ai figli. Oggi il presidente è Andrea Gabrielli, sotto la cui guida la piccola realtà veneta si è stabilizzata definitivamente in Serie B dopo anni passati in terza serie.

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Di soldi, al Cittadella, ne girano pochi, così idee e ottimizzazione delle risorse sono fondamentali per far sì che il progetto sportivo mantenga ottimi livelli stagione dopo stagione. I risultati lo testimoniano: quelli di quest’anno sono i quinti playoff consecutivi ai quali arrivano i granata, con l’apice toccato nella finale di due anni fa quando, da settimi in classifica, arrivarono a giocarsi la Serie A contro l’Hellas Verona, vincendo 2-0 all’andata salvo poi capitolare 3-0 al ritorno.

Una palestra per allenatori

Dici Cittadella e subito ti viene in mente la squadra di Ezio Glerean, che tra il 1996 e il 2002 stregò l’Italia intera grazie al suo gioco offensivo, imbastito in campo su un 3-3-4 che per i tempi era un modulo rivoluzionario. Gli allenatori hanno sempre rappresentato delle vere e proprie pietre angolari per il Cittadella, a tal punto che difficilmente la famiglia Gabrielli decide di cambiare senza soluzione di continuità.

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Negli ultimi 19 anni, infatti, si sono seduti sulla panchina soltanto tre tecnici differenti: Rolando Maran, Claudio Foscarini – primatista al Tombolato con dieci stagioni consecutive – e Roberto Venturato, in carica dal 2015. Quest’ultimo è il classico profilo di provincia, essenziale e concreto. Nato in Australia nel 1963, una volta tornato in Italia ha sviluppato una discreta carriera di calciatore prima di intraprendere quella da allenatore: al Cittadella ci è arrivato dopo varie esperienze in Serie C, tra le quali spicca quella alla Cremonese da vice di Mondonico.

stefano marchetti
Fonte immagine: @TMW_radio (Twitter)

Stefano Marchetti, il Re Mida

Di soldi da amministrare ce ne sono pochi, così la competenza diventa qualità indispensabile per rendere competitivo il Cittadella. Stefano Marchetti non è solo il direttore sportivo dei granata, ma un vero e proprio stratega-barra-scout capace, con le sue intuizioni, di costruire squadre estremamente competitive pur spesso smantellandole di qualche pezzo da una stagione all’altra.

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Marchetti è a Cittadella da vent’anni tondi tondi e, ormai, per la famiglia Gabrielli, è diventato un’istituzione. Il suo lavoro non mai passato inosservato, ma benché in passato in molti abbiano provato a convincerlo a raccogliere una sfida differente, lui ha sempre declinato. Mai una polemica, mai un esonero: “Chi arriva qui sa che sarà sempre protetto dal sottoscritto – disse in un’intervista di qualche tempo fa – è la filosofia del club e chi lavora con me deve sposarla in toto”.

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I suoi capolavori? Cristian Kouamé, Daniele Baselli, Manolo Gabbiadini e Cristiano Biraghi, ma anche Massimiliano Busellato, Davide Diaw, Antimo Iunco, Riccardo Meggiorini e Matteo Ardemagni, questi ultimi due presi ai margini del calcio cadetto e rilanciati a suon di gol in Serie B.

Le doti umane del ds sono fondamentali, quasi alla pari dello scouting che, quest’anno, ha portato al Tombolato il portiere albanese Elhan Kastrati e la punta Frank Tsadjout (ex Milan). Tutti semisconosciuti che, a Cittadella, possono esplodere definitivamente.

 

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