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Diritti tv: l’accordo della Serie A coi fondi di private equity e gli sviluppi della canale della Lega

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I club di Serie A hanno approvato l’accordo con i fondi di private equity del consorzio CVC-Advent-FSI, aprendo una nuova fase della storia del campionato. Scopriamo meglio di cosa si tratta.

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Verrebbe da dire che l’emergenza genera efficienza: dopo anni di litigi e rinvii, nel momento economicamente più difficile per il calcio italiano (e ovviamente non solo per il calcio) i club di Serie A hanno trovato uno storico accordo all’unanimità con il consorzio CVC-Advent-FSI, che porterà nelle casse della Lega 1,7 miliardi di euro in cambio del 10% delle quote della nuova media company.

Per dirla in parole semplici: la Serie A fa un passo avanti importante per la creazione di un business moderno e più solido, avvicinandsi al modello delle principali leghe straniere, come ad esempio la Premier League. Se invece volete capirci qualcosa di più, continuate a leggere.

Private equity e diritti tv, come cambia la serie A

Che cosa sono i fondi di private equity

La domanda che la maggior parte delle persone si sta ponendo, per capire esattamente con chi si è messa in affari la Serie A. Il private equity è un tipo di investimento utilizzato nei casi di aziende non quotate in borsa, come ad esempio la media company del campionato italiano di calcio. Si tratta di una società legata alla Lega Serie A (ma a gestione separata) nata lo scorso ottobre, che avrà il compito di produrre e distribuire i contenuti del campionato, come ad esempio i diritti televisivi.

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I fondi di private equity sono investitori disposti a stanziare il proprio denaro per sostenere questo tipo di aziende, dalle quali ci si aspetta un grande potenziale di crescita. Si tratta di investimenti a medio-lungo termine, con una durata predefinita: l’accordo tra Lega Serie A e il consorzio CVC-Advent-FSI, ad esempio, prevede che quest’ultimo non possa uscire dall’accordo prima di sei anni. In cambio, gli investitori ottengono una parte delle quote dell’azienda e un ruolo attivo nella sua gestione.

Questo consorzio è formato da tre differenti fondi: CVC Capital Partners, Advent International e FSI. Quest’ultimo è l’unico italiano, nato nel 2016 a Milano, e finora ha investito soprattutto in aziende nazionali come Missoni, Cedacri, Kedrion e Lumson. Advent è nato invece nel 1984 negli Stati Uniti, ed è uno dei più noti fondi di private equity a livello globale. CVC è il più vecchio del trio, essendo stato fondato nel 1981 nel Regno Unito, e ha già dei legami con il mondo dello sport, grazie agli accordi con Sisal, Formula One Group e il Sei Nazioni di rugby.

Perché alla Serie A servono i fondi

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Qui, la risposta è abbastanza intuitiva: il campionato italiano affronta da tempo delle difficoltà economiche, che gli stanno facendo perdere terreno nei confronti delle altre principali leghe europee, in particolare Premier League, Liga e Bundesliga. Da tempo si parla di ristrutturare il business della Serie A, per renderlo più moderno e competitivo, aumentandone il valore, e la crisi indotta dalla pandemia ha reso tutto più urgente.

Da anni, ormai, la maggior parte dei soldi nel calcio vengono fatti tramite i diritti televisivi, per cui la costituzione di una media company è un fattore decisivo di questo progetto. La nuova società, legata alla Lega Serie A (che è il consiglio dei 20 club della massima serie italiana), dovrà produrre contenuti mediatici che possano essere commercializzati in Italia e all’estero. Ma la creazione di un’azienda di questo tipo richiede grandi investimenti che la Serie A non può affrontare da sola, e necessita quindi di investitori esterni.

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È bene sottolineare che i fondi di private equity non avranno alcun peso sulle questioni sportive: si limiteranno a gestire, assieme alle Lega (e all’ad che verrà nominato) l’aspetto mediatico del campionato. Questo influirà principalmente su chi trasmetterà le partite della Serie A, in Italia e nel mondo. Il denaro così guadagnato dalla media company verrà in parte ridistribuito tra i club del campionato in base alle rispettive quote, andando ad aumentare i loro profitti rispetto al momento attuale.

L’accordo Serie A-fondi

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Nello specifico, l’accordo prevede, come detto in precedenza, un investimento di 1,7 miliardi di euro da parte di CVC-Advent-FSI in cambio del 10% delle quote della media company; a cui si aggiungono 1,2 miliardi di linea di credito a cui i club potranno accedere. Le due parti dovranno poi indicare un amministratore delegato, scelto dal consorzio, ma con una clausola di gradimento da parte della Serie A.

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L’accordo è stato portato avanti con particolare impegno da parte di tre club su tutti, Juventus, Roma e Bologna; cioè la società più ricca d’Italia e due club di proprietà di importanti imprenditori nordamericani. Gli scettici, invece, erano Napoli e Udinese, ma a quanto pare Paolo Dal Pino, presidente della Lega Serie A, è riuscito a convincerli ad accettare il progetto.

Sempre Dal Pino, però, specifica che “non c’è ancora nulla di definitivo”. Nel senso che la Serie A non ha ancora preso alcun accordo vincolante, ma solo approvato un piano proposto da CVC-Advent-FSI. Nei prossimi mesi verrà stilato un contratto che dovrà essere approvato, raggiungendo il closing (cioè, la chiusura della trattativa) all’inizio del prossimo anno. A quel punto, la nuova media company avrà la sua prima gatta da pelare: l’assegnazione dei diritti tv 2021-2024, il banco di prova del nuovo progetto commerciale del brand Serie A.

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