L’allenamento coi compagni, la chiamata, la panchina, il riscaldamento, l’esordio. La routine del giovane talento non è molto complessa come potrebbe sembrare: è semplicemente una questione di tappe. E’ in realtà pare banale ma è un aspetto da attenzionare, questo, visto che di giocatori giovani forti, in Italia, ne abbiamo visti molti. Anche se sono talenti italiani smarriti.
Gran prezzi e cifre folli sono le accuse (a posteriori) dei giornali, eppure al primo gol sono tutti innamorati. L’insidia del flop, dell’errore clamoroso, è sempre dietro l’angolo, ma se quel giocatore, appena diciottenne, fra due anni non vale più 18 ma 40 milioni? Allora ci investo, lo educo, così lui intanto cresce, e alla fine farà tanti gol (o qualsiasi cosa per cui è stato pagato).
Alla fine, più di uno su mille ce la fa, ma tanti, invece, rimangono spenti: di loro si ricorderanno solo i video su Youtube e i titoli di giornale (appesi in camera di loro). E negli ultimi anni, purtroppo per il movimento calcistico italiano, ce ne sono stati tanti di “talenti sprecati”.
MARCELO ESTIGARRIBIA E LO SCUDETTO INATTESO ALLA JUVENTUS
Talenti italiani smarriti: Pietro Pellegri (Monaco, 2001)
Una doppietta, un fisico da campione, uno sguardo sincero. Pietro Pellegri si presentò così alla Serie A insieme a una doppietta allo Stadio Olimpico di Roma, e in effetti, se la Roma vinse 3-2 poco importò.
L’Italia aveva scoperto un nuovo talent e la prospettiva, ai tempi, era quella di un giocatore che un giorno sarebbe diventato un fenomeno. Preziosi fece il prezzo, il Monaco lo soddisfò: per 25 milioni (più 5 di bonus) Pellegri è emigrato al Louis II per crescere, in una palestra con vista Champions che però non ha funzionato.
In tre anni, Pellegri ha segnato un solo gol e ha giocato appena sei partite, dieci in meno di quelle che ha disputato col Genoa in due stagioni. C’è da dire che il giovane ligure ha passato più tempo in infermeria che fuori: pubalgia, strappi al’inguine, rottura dei muscoli dell’adduttore, e ultimo un noioso infortunio alla coscia. Sicuramente, da buon z generation, avrà avuto tempo di gustarsi la vita notturno di Montecarlo. Il campo un po’ meno.
ATALANTA: C’E’ IL PSG AI QUARTI DI CHAMPIONS LEAGUE
Riccardo Marchizza (La Spezia, 1998)
Il Sassuolo negli ultimi anni è stato un porto calcistico per tanti giovani talenti italiani. Scambi, prestiti, comproprietà: i neroverdi emiliani hanno praticamente lanciato in Serie A decine di giocatori giovani, mandandoli a crescere qualche mese dopo in altre squadre in altre categorie. Ma molto spesso questi non tornavano.
Come Riccardo Marchizza, ex Roma poi acquistato definitivamente dal Sassuolo, in prestito in Serie B allo Spezia. Marchizza è cresciuto nel vivaio della Roma ed è poi passato alla prima squadra, in cui però ha registrato solo una presenza, in Europa League, e poi nell’estate 2015 è passato al Sassuolo insieme a Frattesi.
E’ stato pagato 2,5 milioni di euro dai neroverdi, e visto che su di lui si diceva un gran bene, la Roma pensò addirittura di inserire una clausola di incasso sul 50% della futura vendita del giocatore. Marchizza in vendita non lo è mai stato, ma da promettente under qual era, il Sassuolo ha pensato bene di acquistarlo, non farlo esordire in A, e mandarlo in prestito in Serie B.
Prima l’Avellino, poi il Crotone, adesso Lo Spezia. Il risultato? Buone apparizioni, cinque presenze con l’under 21, ma del giocatore che sembrava essere un nuovo portento della difesa, nessuna traccia. Almeno lui è costato poco.
LA CADUTA ALL’INFERNO DELL’ESPANYOL
Enrico Brignola (Livorno, 1999)
Il Benevento che stregò la Serie A nel 2018 aveva nomi importanti: c’erano Sandro e Sagna, più Danilo Cataldi e Djimsiti. A loro, senatori se così vogliamo chiamarli, si unirono anche giovani di prospettiva, fra cui Enrico Brignola. Esterno mancino rientrante dall’out di destra, tozzo ma esplosivo, Brignola riscosse molti applausi a fine torneo. E De Zerbi, finito al Sassuolo, fece spendere a Squinzi 3 milioni per l’allora ala diciottenne.
In due anni, Brignola ha giocato con il Sassuolo nove gare segnando un solo gol, così a gennaio, per rinvigorire il suo curriculum, è stato mandato a Livorno … dove è retrocesso.
Infatti, gli amaranto hanno lasciato la B dopo due anni e nei mesi toscani, Brignola, ha messo insieme appena 129 minuti (l’equivalente di quattro partite). Per essere uno dei talenti italiani che doveva sfondare, il futuro può ancora essere solare, ma il presente non lo è di certo.
ADDIO A JACK CHARLTON, L’INGLESE PIU’ AMATO D’IRLANDA
Mirko Antonucci (Vitorial Setubal, 1999)
Di tanti talenti italiani, da Roma tanti ne partono, ma pochi ne tornano. Qualcuno, addirittura, torna indietro a calci. E’ la storia di Mirko Antonucci, promettente attaccante della Roma fino a poco fa in prestito al Vitoria Setubal.
Il problema della sua esperienza portoghese – in realtà solo sei presenze e giusto un gol – è stato il famoso fattore extra campo. Antonucci è infatti fidanzato con una influencer italiana, Ginevra Lambruschi, che sui social, ha trascinato l’attaccante nelle sue avventure fotografiche, o peggio, fatalmente, su Tik Tok.
@mirkoantonucci Anima gemella ? #fyp #neiperte #dance #frozen @lambruschiginevra
Proprio un video sciocco su Tik Tok di Antonucci – con Ginevra – ha inasprito i rapporti con dirigenza e tifosi, soprattutto perché registrato dopo una sconfitta decisamente grave. Così i portoghesi hanno deciso di rispedire con due mesi di anticipo il ragazzo da mamma Roma, che adesso, in squadra, avrà pure il giovane attaccante di cui si è sempre parlato un gran bene.
Più che un blocco della carriera, la sua è una gran figuraccia, e questo va detto, ma attenzione: c’è chi dice che il club abbia deciso ciò per motivi finanziari.
NAPOLI: LOZANO HA IMPARATO LA LEZIONE
Raoul Bellanova (Bordeaux, 2000)
Sessantatré minuti. Questo è stato il minutaggio di Raoul Bellanova con il Bordeaux in Ligue 1, dopo che la società francese, dopo 0 presenze in Serie A con il Milan, aveva pagato 5 milioni di euro per il suo cartellino. Dulcis in fundo, uno stipendio che oscilla fra gli 800 e i 900 mila euro l’anno.
Dopo l’esordio non sufficiente contro l’OM in agosto, Bellanova si è comodamente seduto un po’ in panchina e molto in tribuna fino a gennaio, quando l’Atalanta lo ha riportato in prestito (per 18 mesi) in Italia. Nonostante siano arrivate diverse convocazioni con l’under 20 azzurra – ben 10 dal 2018 -, Bellanova in Francia non ha inciso, e dopo i primi momenti di gloria tutto soldi e scintille, finito il calciomercato, il campo non ha restituito nulla delle attese e dei titoli dei giornali.
Bellanova intanto ha collezionato una presenza con la Primavera dell’Atalanta, ma in prima squadra, finora, non se ne è vista l’ombra, se non la convocazione per la partita contro la Lazio. Fra i tanti talenti italiani smarriti, Bellanova ha avuto il tempo di andare e tornare dall’estero. E chissà che non ci ritorni.