Con Busquets in dubbio per gli Europei 2021, la Spagna potrà sfruttare la recente crescita di Rodri, esploso definitivamente da quando gioca in Premier League
La positività al Coronavirus di Sergio Busquets ha gettato in allarme l’intero gruppo squadra della Spagna, che in questi giorni è stato sottoposto a isolamento fiduciario in attesa di un doppio giro di tamponi che, fortunatamente, ha dato interamente esito negativo.
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Il centrocampista del Barcellona, uno dei pochi punti fermi nelle idee di Luis Enrique, sarà però out e al momento è impossibile prevederne i tempi di recupero. Così, il commissario tecnico delle Furie Rosse dovrà puntare forte su Rodri, l’unico che per ruolo e caratteristiche ha le carte in regola per avvicendare Busi.
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Cosa dobbiamo aspettarci da Rodri
La positività di Busquets ha accelerato un percorso che sulla carta sarebbe comunque andato a completarsi in poco tempo. D’altronde, Busi ha 32 anni e naturalmente prima o poi avrebbe dovuto abdicare. Rodri, in tal senso, dovrà essere bravo a farsi trovare pronto. Nel recente passato Luis Enrique ne ha tessuto le lodi: “È un ragazzo di grande livello – disse – gioca un calcio differente”.
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Rodri era in campo nella partita universalmente riconosciuta come la migliore della gestione di Lucho, quel 6-0 alla Germania nel quale il centrocampista del Manchester City ha letteralmente dominato in mezzo al campo. Busquets, per contro, già da tempo lo aveva incoronato come suo erede: “Non siamo uguali come tipologia di calciatori – dichiarò nel postpartita – ma guardarlo giocare mi incanta”.
La crescita in Premier League
Che Rodri fosse un centrocampista differente si era già capito alla prima stagione in Liga, giocata con la maglia del Villarreal, dove mise insieme un’annata di prestazioni strepitose che gli valsero la chiamata del Cholo Simeone all’Atletico Madrid.
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Lì si è ripetuto, guadagnandosi il City di Guardiola. In mezzo c’è stata una grossa crescita non solo dal punto di vista mentale, quindi di consapevolezza nei propri mezzi, ma Rodri ha lavorato tantissimo sul proprio fisico per mettere su quella massa muscolare in grado di potergli permettere di impattare subito su un campionato complicato come la Premier League.
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Sotto la direzione di Guardiola è diventato un punto di riferimento nel cuore del gioco dei Citizens, raccogliendo l’altrettanto importante eredità di Fernandinho, totem del club inglese. La sua assenza dall’undici titolare nella finale di Champions League, infatti, si è sentita parecchio.
Numeri e stile di gioco
Nella prima stagione con il Manchester City Rodri ha messo insieme 52 presenze per un totale di 3679 minuti complessivi, aumentandoli a 3991 in quest’ultima annata terminata con la vittoria della Premier League. Pep lo ha utilizzato come ‘pivote’ davanti alla difesa, una sorta di equilibratore capace di dettare i ritmi del gioco e ricevere palla sulla prima costruzione della squadra.
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Un lavoro profondo e importante, che Luis Enrique potrà ragionevolmente sfruttare per sostituire Busquets, un calciatore importante ma non più – vista la presenza di Rodri – fondamentale. Il mediano del City infatti permetterà al ct di variare più spartiti tattici, ripulendo palloni e guidando il pressing della squadra. Come Busi, certo, ma con qualche anno in meno sulla carta di identità.
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