venerdì, Aprile 26, 2024

Com’è cambiato il PSG con Galtier in panchina

Champions LeagueCom'è cambiato il PSG con Galtier in panchina

Il PSG non è più la squadra dell’anno scorso: questa sera in Champions League la Juventus si troverà di fronte una squadra rinnovata nelle idee e nella rosa.

Di tutti i sei allenatori scelti dalla proprietà qatariota in questi anni di controllo del Paris Saint-Germain, Christophe Galtier è quello che si è presentato al Parco dei Principi con il curriculum meno fastoso e ricco. Perfino Laurent Blanc, che era stato l’ultimo francese sulla panchina parigina, tra il 2013 e il 2016, aveva vinto più titoli di lui in panchina e arrivava dalla Nazionale.

Eppure, per quanto poco conosciuto il nuovo tecnico del PSG è forse quello con la leadership più salda, in un club noto per triturare gli allenatori come pochi. Il suo nome è quello della rivoluzione: lo ha voluto Luis Campos, il nuovo direttore sportivo chiamato a sostituire Leonardo dopo il tracollo della scorsa stagione, che già aveva lavorato con lui al Lille, vincendo lo storico scudetto del 2021.

Galtier ha 56 anni, ma è considerato forse l’unico allenatore francese con idee abbastanza moderne da poter rientrare nel novero dei tecnici dallo spirito internazionale. Il suo arrivo sulla panchina del PSG, stasera avversario della Juventus nell’esordio in Champions League, ha comportato tanti cambiamenti non solo a livello tattico, ma anche nella rosa: meno prime donne, più attenzione agli equilibri e al gioco corale.

Le novità del mercato: acquisti e cessioni del PSG

Dopo anni passati ad ammassare stelle internazionali superpagate, senza una precisa ratio tattica, la coppia Campos-Galtier ha lavorato innanzitutto in una direzione: snellire la rosa, potare i rami secchi, riadattarla all’organizzazione di gioco del nuovo allenatore.

Complessivamente ci sono state 28 cessioni, tra prestiti e operazioni a titolo definitivo. Spiccano ovviamente quelle di giocatori almeno sulla carta importante come Georginio Wijnaldum, Ander Herrera, Angel Di Maria, Leandro Paredes, Rafinha, Abdou Diallo, Julian Draxler, Idrissa Gueye e Thilo Kehrer. In questo processo di sfoltimento sono prò rientrati anche due giovani molto promettenti che hanno deciso di andarsene per avere qualche speranza di giocare: Xavi Simmons è passato al PSV Eindhoven, mentre Arnaud Kalimuendo è passato al Rennes per 20 milioni.

L’aspetto economico è chiaramente secondario per il PSG, viste le possibilità di spesa illimitate del governo del Qatar, ma sfoltire la rosa è servito innanzitutto a rendere più facile la gestione dello spogliatoio da parte dell’allenatore. Gli acquisti, comunque, non sono mancati: la spesa totale per le nuove entrate è stata ovviamente molto elevata, pari a 147,5 milioni di euro per sette giocatori.

Gli investimenti principali sono stati a centrocampo, con gli arrivi di Vitinha, Renato Sanches, Fabian Ruiz e Carlos Soler: quattro palleggiatori per rinforzare un settore sempre molto sacrificato in favore dell’attacco, nelle passate stagioni. Completato il trasferimento di Nuno Mendes dallo Sporting dopo la scorsa ottima annata a Parigi, sulla destra è arrivato Nordi Mukiele dal RB Lipsia, mentre in attacco è stato preso il 20enne Hugo Ekitiké dallo Stade Reims, che di fatto taglia fuori Icardi dalla rosa dei titolari.

Come gioca il nuovo PSG di Galtier

Galtier ha stravolto la consolidata difesa a quattro del Paris Saint-Germain per passare a uno schieramento a tre con Marquinhos, Kimpembé e Sergio Ramos davanti a Donnarumma. Non è chiaro quanto questa soluzione possa reggere alla durata dell’intera stagione, considerata l’età avanzata dello spagnolo e soprattutto la quasi totale assenza di riserve: l’unico altro centrale di ruolo è il 17enne El Chadaille Bitshiabu, e finora Galtier ha considerato come primo sostituto in difesa Danilo Pereira, che però nasce mediano.

Centrocampo a quattro, generalmente con Nuno Mendes a sinistra, Hakimi a destra e in mezzo Verratti e Vitinha. Ma in questo settore i ricambi sono decisamente maggiori, e l’allenatore del PSG può fare affidamento su giocatori come Bernat e Mukiele sulle fasce, e Fabian Ruiz, Soler e Renato Sanches (già pilastro del suo Lille) come centrali. Una mediana quasi esclusivamente tecnica e votata al palleggio, che denota l’impostazione ultra-offensiva dei parigini.

Impostazione che trova la sua natura consacrazione nel tridente offensivo, il settore in cui tatticamente Galtier ha cambiato di più in queste prime partite, sebbene i nomi fissi siano sempre quei tre: Mbappé, Messi e Neymar. Di solito, lo schieramente ideale è con il francese di punta e dietro i due suggeritori, ma con la possibilità di passare a una linea a tre pura inserendo Sarabia sull’ala destra.

La Ligue non è storicamente il più provante dei campionati, ma i numeri del PSG in queste prime sei giornate sono stati impressionanti: primo con 16 punti (5 vittorie e un pareggio), 24 gol fatti (miglior attacco dei top 5 campionati UEFA) e appena 4 subiti. Escludendo l’1-1 col Monaco, il Paris Saint-Germain ha sempre segnato almeno tre gol a partita, e tre reti è anche lo scarto minimo di vantaggio sulle avversarie, con il picco rappresentato dal 7-1 inferto il 21 agosto al Lille.

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