I prosceni più prestigiosi vivono degli attori che sanno improvvisare, con alcune decisioni istintive che riescano ad andare ben al di là del copione e affascinare astanti e pubblico. Sul palco continentale dell’Euro 2020 uno degli attori non protagonisti che è riuscito a ricavarsi lo spazio più prestigioso è stato senza dubbio Mikkel Damsgaard, danese classe 2000 che si è rivelato fondamentale nel percorso della nazionale scandinava al torneo continentale. Un percorso che si è fermato solo in semifinale per via di un generoso rigore concesso ai padroni di casa dell’Inghilterra.
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Damsgaard, da gregario a protagonista
La sua sorprendente irruzione nell’undici di Kasper Hjulmand è stata diretta conseguenza di una tragedia sfiorata. Dopo lo spaventoso malore che ha colpito l’interista Christan Eriksen nel match di debutto contro la Finlandia, poi perso dai danesi, il CT scandinavo ha pensato bene di stravolgere l’assetto tattico dei suoi dando proprio a Damsgaard lo spazio necessario per sorprendere.
Il blucerchiato, che agli ordini di Claudio Ranieri si era alternato nelle posizioni di trequartista, centrocampista centrale e ala sinistra, è stato schierato da Hjulmand come attaccante largo sull’out mancino nel contesto di un 3-4-3 che gli ha permesso di avere molta libertà di stupire e far bene. Prima di allora Damsgaard era stato titolare in sole due occasioni con la sua nazionale, giocando 90 minuti sia in Nations League contro la Svezia, mettendo a referto un assist, e nelle qualificazioni mondiali contro la Moldavia, quando siglò una doppietta e consegnò due passaggi decisivi ai compagni.
Il tutto giocando sempre molto largo a sinistra nel tridente ma più protetto visto lo schieramento di una difesa a quattro. Entrato nell’undici titolare per conferire la velocità e il dinamismo necessari per far fronte a un’emergenza importante come quella dell’assenza di Eriksen, il blucerchiato avrebbe stravolto in positivo l’assetto tattico della sua nazionale.
Sliding doors
La decisione di Hjulmand di cambiare modulo passando dal 4-2-3-1 al 3-4-3 ha avuto in Damsgaard il principale responsabile. Dotato delle qualità fisiche per effettuare gli strappi giusti e della duttilità tattica adatta per poter rendere bene in un ruolo ibrido di ala sinistra spesso volta ad accentrarsi per liberare a sinistra le incursioni di un Joakim Maehle in grande spolvero, il classe 2000 si è rivelato fondamentale nell’undici rivoluzionario di Hjulmand.
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Immediatamente lanciato nella battaglia, Damsgaard ha raccolto il guanto di sfida passando da attore non protagonista a improvvisa figura di spicco di una Danimarca che ha prima messo alle corde il Belgio e poi si è conquistata la qualificazione di prepotenza con un secco 4-1 contro la Russia nel quale a spianare la strada verso il trionfo è stato proprio lui con un colpo di biliardo, rompendo gli indugi e infondendo coraggio nei suoi.
Slegato da compiti difensivi ed efficacissimo nel legare il gioco offensivo anche quando schierato da trequartista, come ad esempio nel quarto di finale contro la Repubblica Ceca, Damsgaard è stato il principale responsabile della grande illusione della Danimarca di giocare la finale continentale con un gol da antologia su calcio di punizione che aveva portato momentaneamente in vantaggio gli scandinavi in semifinale contro l’Inghilterra, prima che l’inerzia del match gli si rivoltasse contro.
Lo stesso Claudio Ranieri, che ha potuto vederlo costantemente nell’ultima stagione, ha detto di lui: “Damsgaard è diventato un calciatore completo. L’ho trovato cresciuto in personalità, sicurezza, capacità di gestire i tempi di gioco. La scaltrezza, la sfacciataggine no, quelle le ha sempre avute”.
Adesso al centro di tanti sguardi interessati da parte di squadre rinomate come Milan e Juventus, il giovane danese che non ha tentennato al momento di prendere il posto di Eriksen si candida ufficialmente come attore protagonista della prossima stagione di Serie A, sperando in una consacrazione definitiva in uno dei prosceni più prestigiosi del continente.
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