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Ma la Juventus non stava andando male?

In Primo PianoMa la Juventus non stava andando male?

La Juventus pareva destinata a una stagione fallimentare, e invece adesso è un passo dalla vetta della classifica, e viene da sette vittorie consecutive.

Ve la ricordate la Juventus di inizio stagione? A settembre pareggiava rocambolescamente con la Salernitana, poi franava in casa col Benfica, complicandosi tantissimo la qualificazione agli ottavi di Champions League, e infine cadeva in casa del Monza. Ai primi di ottobre, i bianconeri perdevano  2-0 col Milan, e pochi giorni dopo con lo stesso risultato anche in Israele contro il Maccabi Haifa. A quel punto, la stagione sembrava già da archiviare e l’esonero di Allegri pareva solo questione di tempo.

Sono passati meno di tre mesi da allora, di cui circa la metà occupati dalla sosta dei Mondiali, ma oggi ci troviamo davanti a uno scenario completamente diverso. La Juventus che oggi ospita l’Udinese insegue l’ottava vittoria consecutiva in campionato, si trova solo 2 punti dietro il Milan secondo e a -8 dal Napoli capolista. Forse è ancora prematuro parlare di scudetto, ma ancora tutte le sue carte da giocarsi in Coppa Italia e in Europa League, la situazione dei bianconeri è decisamente migliore.

Talmente diversa rispetto a così poco tempo fa, che a tanti tifosi e appassionati viene giustamente da chiedersi cosa sia successo alla squadra piemontese. Se la Juve dovesse mantenere questo trend, molti dei giudizi espressi fin qui sarebbero da ribaltare. In particolare quelli su Allegri, che molti vorrebbero via dal club almeno la prossima estate, magari sostituito da Zidane (ancora a piede libero, dopo che poco fa la Francia ha confermato Deschamps ct per altri quattro anni).

La rivoluzione parte dalla difesa

Il primo a notare, forse molto ottimisticamente, dei segnali di ripresa nella Juventus era stato Domenico Marchese su La Repubblica del 15 ottobre scorso, poche ore prima del derby col Torino. Il giornalista metteva in evidenza che le nuove mosse di Allegri per rilanciare la Juventus partissero dall’abbandono della difesa a 4, schieramento da lui utilizzato nei suoi primi successi con Cagliari e col Milan e poi abbandonato proprio a Torino. Al momento del suo ritorno in bianconero, nell’estate del 2021, la Juventus arrivava però da due stagioni di difesa a 4 con Sarri e Pirlo, e la storica BBC (Barzagli-Bonucci-Chiellini) era ormai acqua passata.

Marchese definiva la nuova retroguardia come una difesa a tre “leggera”, perché l’unico vero centrale era Bremer, affiancato da due terzini, Danilo e Alex Sandro. Un’idea che Allegri aveva già proposto l’anno scorso nell’andata degli ottavi di Champions contro il Villarreal, con De Ligt ovviamente al posto di Bremer (il match, giocato in casa degli spagnoli, terminò con un ottimo 1-1). La scelta del tecnico toscano era stata presa per contenere con la rapidità dei due brasiliani le incursioni dei torinesi Radonjic e Miranchuk, ed ebbe un grande successo: la Juve si impose per 2-0, e da lì aprì la sua serie di vittorie in Serie A.

Questo schieramento non è stato riproposto sempre (il 29 ottobre col Lecce la Juventus tornò a difendere a quattro), ma ha sicuramente avuto dei benefici. Innanzittutto, quello di adottare un centrocampo a cinque, riportando Filip Kostic – uno dei grandi acquisti della scorsa estate – nella posizione che lo aveva reso celebre ai tempi dell’Eintracht Francoforte. Nelle ultime sette partite, l’esterno mancini serbo ha servito 3 assist, apparendo molto più nel gioco nella squadra. Discorso simile si può fare, sulla fascia destra, per Cuadrado.

Le esclusioni e gli innesti della Juventus

Un altro fattore molto importante del rilancio della Juventus nelle ultime partite è stato dovuto all’esclusione di alcuni giocatori importanti. Primo su tutti ovviamente Leonardo Bonucci, che a 35 anni è ormai lontano dai suoi anni migliori: il capitano bianconero è sceso in campo solo in quattro delle ultime sette partite, di cui due volte dalla panchina. Ma soprattutto è rimasto del tutto escluso dalle due gare più delicate, contro Inter e Lazio.

Poi c’è l’abbandono abbastanza rumoroso di Leandro Paredes, fresco campione del mondo con l’Argentina. In estate, Allegri aveva insistito molto sull’acquisto del regista del PSG, ma le sue prestazioni sono state largamente insufficienti, e dalla sfida col Torino non è più partito dal primo minuto. La sua esclusione ha permesso la formazione di un terzetto in mediana composto da McKennie, Locatelli e Rabiot.

In particolare, il rendimento del francese (in scadenza a giugno) è cresciuto esponenzialmente, e si è rivelato un giocatore decisivo nella rinascita della Juventus, come conferma i 3 gol e 2 assist in questo ultimo periodo. L’altra grande rivelazione è stato il giovane Nicolò Fagioli, che dalla gara col Lecce si è imposto come un giocatore importantissimo, segnando due gol e contribuendo al miglioramento della manovra della squadra.

Sopperire alle assenze

Il riscatto della Juventus non si è manifestato però solo sotto un aspetto puramente tattico, ma anche psicologico. La squadra bianconera ha infatti dimostrato di saper fare a meno di alcuni elementi che sulla carta sarebbero titolari inamovibili. Chiesa e Pogba, innanzitutto, infortunati dall’inizio della stagione (l’italiano si è riviste brevemente in campo nella ultime due uscite). Ma anche Di Maria, spesso infortunato, e soprattutto Dusan Vlahovic, che non si vede in campo dal 21 ottobre contro l’Empoli e non segna proprio dalla gara della svolta col Torino.

Senza di lui, la Juventus ha dovuto cercare nuovi equilibri davanti, e il suo ruolo è stato affidato a Milik, la sua riserva ideale. L’evoluzione dell’attacco bianconero nel corso della stagione è stata molto complessa: all’inizio doveva essere uno schieramento a tre con Kostic, Vlahovic e Di Maria, ma gli infortuni dell’argentino e l’abbassamento del laterale serbo lo hanno ridefinito come un fontre a due con Vlahovic e appunto Milik.

Fuori l’ex Fiorentina, è stato naturale mettere titolare Moise Kean, e il classe 2000 ha sfruttato al meglio l’opportunità ricevuta. Con 4 gol in queste 7 partite, è lui il miglior realizzatore di questo periodo di rinascita juventina: un dato significativo, se consideriamo che nella parte precedente della stagione la punta non aveva segnato neppure una rete né servito assist. Le indicazioni date da Marchese quasi tre mesi fa si sono dunque rivelate azzeccate, e sono diventate il nuovo standard della squadra di Allegri, con l’aggiunta di ulteriori modifiche dovute alla necessità del momento.

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