Falcao al Rayo Vallecano, Ribery alla Salernitana e Pastore all’Elche. Questo weekend di pausa internazionale ha sorprendentemente confermato una tendenza inaugurata 21 anni fa da Roberto Baggio al Brescia
In meno di 24 ore il calciomercato degli svincolati ha regalato ai romantici del calcio nuove ragioni di credere che qualche residuo d’idealismo è rimasto nel pianeta del pallone. Le scelte di vita di alcuni ex crack del passato, che ancora oggi possono mettere in mostra le loro grandi qualità, rispondono sia ad alcune esigenze precise di personaggi che proprio non riescono a smettere di sentire l’odore dei campi da gioco e anche a una tendenza del mercato che li obbliga a prende decisioni poco convenzionali.
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Ribery e Falcao, scelte romantiche
Franck Ribery che sfreccia sulla Milano-Napoli per imboccare poi la luccicante curva di Vietri sul Mare con Salerno come punto ultimo del suo itinerario GPS e Radamel Falcao che ritrova Madrid ma nella zona più defilata e spartana di Vallecas sono l’emozione viva di due uomini di quasi 40 anni che sentono ancora le vibrazioni del fanciullino di pascoliana memoria.
Poter continuare a dimostrare a se stessi di essere capaci di fare la differenza nonostante l’età avanzata è una motivazione sufficiente sia per il colombiano sia per il francese, i quali dopo aver bazzicato nei salotti più aristocratici del calcio europeo lotteranno quest’anno per salvare le loro nuove squadre dalla retrocessione. Il calore dei tifosi, finalmente tornati allo stadio, e la possibilità di gestire il loro minutaggio praticamente a piacere faranno il resto, aumentando esponenzialmente le velleità del bomber e del fantasista. ISCRIVITI AL CANALE YOUTUBE
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Pastore e Sagna, di necessità virtù
L’ingaggio di Javier Pastore all’Elche ricalca invece i passi di quello di Bacary Sagna al Benevento che risale al febbraio 2018. L’argentino, così come il francese, viveva ormai da separato in casa con la Roma, dove non era riuscito a dimostrare il suo valore sia per una questione mentale sia per i continui infortuni. Una situazione scomoda sia per lui sia per la società capitolina, la quale ogni anno effettuava bonifici di 4,5 milioni di euro sul suo conto.
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In seguito a un accordo con i giallorossi, il fantasista argentino classe 1989, quindi non proprio a fine carriera, ha scelto di accasarsi con la società spagnola presieduta dal compatriota Cristian Bragarnik, un ex calciatore riciclatosi in impresario che sta creando un hub di sudamericani a Sud di Valencia. Una scelta simile a quella presa anni fa da Sagna, che dopo essersi svincolato dal Manchester City nell’estate del 2017 ha potuto raccattare solamente l’offerta di un malcapitato Benevento otto mesi più tardi. Bilancio totale dell’esperienza del francese nel Sannio: 13 match disputati, un gol e la retrocessione all’ultimo posto.
Baggio, il capostipite
All’origine di questa tendenza c’è quello che per molti è il più grande italiano di sempre. Quel Roberto Baggio che non andava a genio ad allenatori egocentrici e preferiva morire con le sue idee piuttosto che vivere inginocchiato.
Roberto Baggio, storia di un trasferimento shock
Nell’estate del 2000, dopo aver permesso all’Inter di ottenere la qualificazione alla Champions League con una doppietta da fenomeno nello spareggio contro il Parma, il Codino si allontanò dalla società milanese, allenandosi da solo tutta l’estate. Fino a quando non arrivò la folle offerta del Brescia, squadra con la quale l’ex Pallone d’oro non avrebbe mai combattuto per nessun titolo. Per lui, tuttavia, contava più vestire una maglia degna e senza macchie e poter dare amore ai tifosi e a quel Carletto Mazzone che, a fine carriera, dimostrò di essere stato l’unico ad averne davvero compreso l’estro e la genialità.