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Cosa è successo alla Curva Nord dell’Inter

Serie ACosa è successo alla Curva Nord dell'Inter

Da oggi, la Curva Nord dell’Inter si presenterà unita a San Siro sotto un unico striscione, dopo la dissoluzione dei Boys, uno dei suoi storici gruppi ultras.

Chi stasera guarderà Inter Napoli potrebbe notare una cosa insolita sugli spalti di San Siro: l’assenza dei numerosi striscioni coi nomi dei tanti gruppi ultras della Curva Nord, sede del tifo nerazzurro. Al loro posto ce ne sarà uno solo, quello della Curva Nord Inter 1969, e non si tratta di nulla di occasionale: da oggi sarà sempre così.

Il tutto è dovuto a una decisione presa dai vari gruppi del tifo ultras interista nelle scorse settimane, che ha motivazioni profonde e che si lega innanzitutto alla discussa decisione di sciogliere i Boys, uno degli storici gruppi ultras della Curva Nord. Oggi, quindi, debutterà il nuovo gruppo unico del tifo nerazzurro, rappresentando un evento storico nei quasi 54 anni di vita della Curva Nord, per la prima volta unita dietro un unico striscione. Ma come si è arrivati a tutto questo? Tempo fa Il Post ha provato ha raccontare cosa si muove dietro le novità nel tifo nerazzurro.

Curva Nord unita: il motivo dietro la storica decisione degli ultras dell’Inter

La decisione di sciogliere i Boys e procedere a unificare tutta la Curva Nord sotto un unico gruppo ultras è stata comunicata lunedì 12 dicembre 2022, e di fatto questo ha posto fine anche alle esprerienze degli altri gruppi ultras nerazzurri, come i Viking, gli Irriducibili o Brianza Alcolica. La decisione era stata presa, secondo il comunicato ufficiale, per arrivare a “un cambiamento che dovrà saldare i nostri ranghi, coinvolgere più gente possibile in questo nuovo corso”.

È apparso subito chiaro che il motivo scatenante di questa ‘rivoluzione’ erano stati i fatti di Inter Sampdoria del 29 ottobre, quando diversi ultras nerazzurri decisero di abbandonare lo stadio nel corso della partita, svuotando la Curva Nord. Il gesto voleva essere una forma di rispetto nei confronti di Vittorio Boiocchi, 69 anni, discusso capo ultrà nerazzurro con numerose condanne alle spalle, assassinato in un agguato sotto casa sua a Milano, avvenuto proprio in quelle ore. Diversi altri tifosi presenti nello stesso settore non avevano accettato di andarsene, ed erano quindi stati costretti a farlo con la forza.

Esistono però motivazioni più profonde. La prima è sia economica che di prestigio: innanzitutto, un atteggiamento troppo violento e aggressivo rischia di portare all’allontanamento dei tifosi più moderati, che prendono parte al tifo in curva pur senza fare parte realmente dei gruppi della Curva Nord. Meno tifosi significa in primo luogo meno introiti dal merchandising dei gruppi ultras, e secondariamente una perdita di prestigio nei confronti del rivali della Curva Sud, sede tradizionale del tifo del Milan.

La lotta potere all’interno della Curva Nord

Oltre a questo, però, c’è un rimescolamento nella leadership della Curva Nord, in atto ormai da qualche anno. Almeno dal 26 dicembre 2018, in occasione dei disordini seguiti a un’altra Inter Napoli: in quell’occasione, alcuni ultras interisti decisero di organizzare un agguato a quelli napoletani, ma la situazione degenerò presto in una guerriglia urbana fuori dallo stadio di San Siro. Gli scontri portarono alla morte di Daniele Belardinelli, ultras del Varese (tifoseria gemellata con quella dell’Inter), investito da un’automobile, e successivamente all’arresto di cinque importanti capi ultrà nerazzuri. Le condanne hanno colpito, nel marzo 2019, figure di primo piano della Curva Nord, come Nino Ciccarelli e Marco Piovella, uno dei leader dei Boys.

Del caos interno alle gerarchie del tifo ultras interista approfittò proprio Boiocchi, altro importante nome dei Boys, appena tornato in libertà dopo 26 anni di carcere. Dei rapporti e delle dinamiche interne alla Curva Nord non si sa moltissimo, ma secondo molti Boiocchi assunse il potere all’interno del tifo nerazzurro proprio in seguito ai fatti del 26 dicembre 2018. Uno degli esempi più evidenti di questa sua rapida ascesa ai vertici dell’organizzazione è stato il plateale scontro avuto con Franco Caravita, altro leader dei Boys, durante Inter Udinese del 14 settembre 2019. In quell’occasione, un gruppo di tifosi vicini a Boiocchi lanciò un coro in suo favore, di fatto imponendolo come nuovo capo del tifo nerazzurro. Caravita andò a cercare Boiocchi per contestare la mossa dei suoi fedelissimi, ne nacque una piccola rissa, che vide uscire vincitore Boiocchi. Caravita sarebbe in seguito stato bandito dalla curva, in cui non lo si è più visto, e non si è nemmeno presentato ai funerali di Boiocchi.

Essere a capo della Curva Nord, cioè dei vari gruppi ultras presenti in curva, significa sostanzialmente essere la persona di riferimento della società (l’Inter) per quanto riguarda il tifo e quanto le sta attorno. Non si tratta solo ci decidere cori, striscioni e coreografie, ma anche amministrare tutta una serie di attività economiche, lecite (rivendita dei biglietti, merchandising) e illecite (racket dei chioschi dei panini, narcotraffico).

La questione politica della Curva Nord interista

Infine, la decisione di creare un unico gruppo del tifo ultras nerazzurro servirà anche anche a rendere più moderata la tifoseria sotto il profilo politico. Gli ultras dell’Inter sono notoriamente vicini all’estrema destra, almeno a livello di leadership, e negli ultimi anni si sono spesso resi responsabili di cori razzisti e antisemiti. In particolare, gli Irriducibili si sono fatti la nomea, fin dagli anni Novanta, di gruppo particolarmente vicino alla destra radicale, fascista e razzista.

L’idea di rendere di “coinvolgere più gente possibile”, citata nel comunicato di scioglimento dei Boys, rappresenta anche questo: attutire la fama politica del tifo interista per attrarre tifosi più moderati e meno politicizzati, o comunque non a loro agio con l’attuale tendenza politica della Curva Nord.

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