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Che Jude Bellingham impattasse in questo modo nelle dinamiche del Real Madrid non se lo aspettava nessuno, non con questa veemenza per lo meno. 

Florentino Perez ha colpito ancora una volta nel segno. Altri cento milioni spesi per assicurarsi quello che ad oggi risulta essere uno dei migliori centrocampisti del mondo. Non sono bastati al presidente delle Merengues gli acquisti di Tchuameni, e Camavinga, così come non gli è bastata l’esplosione di Valverde. In estate ha voluto completare l’opera di ricostruzione del proprio centrocampo acquistando Bellingham, il prospetto più importante nel panorama europeo con la forza di chi ha la possibilità di fare tutto – o quasi – sul mercato. Si, perché quando a gennaio scorso la scelta di privarsi di Casemiro sembrò a molti affrettata, ciò che Perez stava preparando da diversi mesi si è manifestata ora, complice l’addio di Karim Benzema. 

Benzema e Casemiro  

Cosa c’entra Benzema, però? Benzema – o meglio, il suo addio – centra eccome in questa nuova versione del Real Madrid duepuntozero. Con ancora Kroos e Modric in rosa, Perez ha fornito ad Ancelotti la possibilità di cambiare volto al Madrid, avvicinandolo per modulo e tipologia di dominio al Milan che vinse la Champions League 2003 con il tecnico emiliano in panchina. 

L’albero di Natale con cui Ancelotti si impose come dominatore europeo nel 2007 al comando dei rossoneri proviene proprio da quel 4-3-1-2 che abbatté la Juventus nel maggio 2003 a Manchester. Il rombo, antesignano dell’albero di Natale, è quanto otteniamo se sottriamo al Real Madrid Benzema e Casemiro, nell’ordine che più si preferisce. 

La partenza del volante brasiliano ha dato via al ricambio generazionale nella mediana madridista, offrendo a Tchuameni il tempo e lo spazio per crescere e prendersi una maglia da titolare. L’età di Modric e l’usura di Kroos hanno poi fatto il resto per permettere a Valverde e Camavinga di entrare sempre di più nelle rotazioni di un trio di centrocampo diverso per tipologia di dominio del gioco. 

Con Kroos e Modric ai lati di Casemiro il Real Madrid dava ampiezza al gioco, valorizzando gli inserimenti degli attaccanti e cercando costantemente gli uno-contro-uno delle ali offensive. La gestione del campo era affidata alle geometrie e all’eleganza dei due registi, mentre la produzione offensiva era per la maggior parte affidata al tridente, specialmente nell’era di Cristiano Ronaldo. 

Real Madrid 2.0

jude bellingham

Crediti: Image Photo Agency

Ora le cose sono drasticamente cambiate: Casemiro è andato via e come lui anche Karim Benzema ha fatto le valige. Questo ha offerto ad Ancelotti soluzioni tattiche differenti, anche dettate dalle caratteristiche dei nuovi gioielli acquistati da Florentino Perez. 

Con i soli Vinicius, Rodrygo e Brahim rimasti nel reparto offensivo, l’arrivo di Joselu e il mancato acquisto di Mbappé hanno obbligato Ancelotti a scelte diverse che, in qualche modo, hanno dato il via a qualcosa di inaspettato. 

Arriviamo quindi a Jude Bellingham: il centrocampista del Borussia Dortmund aveva finora giocato in ogni zona di campo con i gialloneri – e ancora prima con il Birmingham – ma nessuno aveva mai messo in dubbio che la sua posizione fosse quella centrale, adatta a manovrare il gioco. Una tale mansione nel Real Madrid è già egregiamente svolta dai suoi compagni di giochi e quindi, per Bellingham, si è da subito prospettato un nuovo ruolo, con compiti e potenzialità completamente diverse. 

Nella stagione appena trascorsa Bellingham ha segnato ben 14 gol tra tutte le competizioni, dimostrandosi abile a farsi trovare in area di rigore e mettendo in mostra doti di freddezza non comuni per un ragazzo di appena vent’anni (compiuti, tra l’altro, a fine stagione). 

Queste caratteristiche unite alla nuova condizione in cui versa il Real Madrid hanno fatto il resto: Ancelotti ha trasformato quel vincente 4-3-3 in un 4-3-1-2 dove gli attaccanti hanno il compito di segnare e di aprire la difesa avversaria, permettendo ai centrocampisti di inserirsi e al trequartista di rendersi decisivo praticamente in ogni partita. 

Bellingham come Ricardo Kakà 

Ed ecco che il gioco è fatto: Bellingham arriva a Madrid e impatta in maniera terrificante sul Bernabeu, sugli avversari e – soprattutto – sui tifosi madridisti. Otto gol e due assist in nove partite di campionato, tre gol e due assist nelle tre gare di Champions League e un gol e un assist nella sola partita che gioca con l’Inghilterra con il numero dieci, come a testimoniare che la trasformazione è riuscita alla perfezione. 

Anni fa il trequartista principe di Carlo Ancelotti fu Ricardo Kakà. Dopo aver scalzato Rui Costa da quella zona di campo, il suo compito consisteva nello spaccare le squadre avversarie con accelerazioni repentine che sembravano provenire da un’altra dimensione. 

Bellingham ha qui lo stesso impatto decisivo, ma con caratteristiche ben diverse. Fisicamente dotato e tecnicamente superlativo, il classe 2003 vive il ruolo da trequartista con una naturalezza disarmante. Ha presenza dentro l’area avversaria, gestisce la palla lontano e vicino dalla porta, salta l’uomo, vede gli spazi in cui si possono buttare i compagni e unisce tutto questo ad una capacità difensiva di primo livello grazie agli anni al BVB. 

Un nuovo modo di intendere il trequartista che non poteva che essere messo in pratica da Carlo Ancelotti, maestro di soluzioni al limite del ragionevole in condizioni in cui chiunque altro avrebbe richiesto un nuovo centravanti.