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Cosa c’entra la Procura di Roma con gli arbitri italiani?

CuriositàCosa c'entra la Procura di Roma con gli arbitri italiani?

Un articolo pubblicato dal quotidiano La Repubblica ha sollevato l’interesse per una vicenda che potrebbe essere molto importante per gli arbitri italiani. Ma non se ne sta parlando.

Secondo quanto riportato da Repubblica.it, gli arbitri Daniele Minelli e Niccolò Baroni, fino alla scorsa stagione fischietti della Serie B, sono stati dismessi dalla categoria pur non essendo arrivati ultimi nella graduatoria finale, basata sul punteggio ottenuto in stagione. I due – tesserati regolarmente con l’AIA, l’Associazione Italiana Arbitri – hanno chiesto di vedere gli atti ufficiali relativi a quella stagione.

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Minelli e Baroni si sono posizionati rispettivamente ventiquattresimo e ventitreesimo, ma sono stati comunque tolti dalla Serie B, mentre Ivan Robilotta, arrivato ultimo, e Eugenio Abbattista, arrivato al tetto massimo di 8 stagioni, sono rimasti nella categoria.

Vista la loro sospensione dalla cadetteria, i due arbitri esclusi chiedono di verificare gli atti e notano che Abbattista, pur avendo raggiunto il limite di anni di arbitraggio in categoria, è rimasto – come si legge negli atti – “grazie a una super prestazione”. Il suo posizionamento come terzo miglior arbitro del campionato per rendimento lo avrebbero salvato.

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Robilotta invece viene salvato in quanto, nell’AIA, c’è una norma che permette di preservare dalla retrocessione le matricole. Robilotta, ingegnere di Caserta di 32 anni, aveva esordito in Serie B proprio in quel campionato, nel settembre 2019.

Riccardo Di Fiore, ex arbitro attualmente nel comitato tecnico di valutazione, ha risposto direttamente ai due arbitri con queste spiegazioni.

Così, Minelli, di Varese, e Baroni, di Firenze, hanno fatto appello nel settembre 2020 al Tribunale Federale. Che però ha rigettato l’istanza dei due arbitri perché, secondo gli organi federali, le loro accuse sarebbero mosse da risentimento, senza altri motivi sportivi.

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Arbitri italiani: subentra la Procura di Roma

C’è però un plot twist. L’ex fischietto Di Fiore comunica ai due arbitri che Abbattista, reduce da un campionato eccezionale viste le prestazioni, non avrebbe ottenuto, secondo lui, il voto con cui è stato giudicato, cioè 8,70, bensì 8,60. Quel 0,10 (a quanto pare decisivo), sarebbe stato aggiunto da terzi.

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Emerge a questo punto la Procura di Roma. Dopo il contatto con Di Fiore e un successivo accesso agli atti, Baroni e Minelli decidono di rivolgersi alla Procura di Roma tramite l’avvocato Gianluca Ciotti, che apre un’inchiesta, e successivamente, escono cose interessanti sulla vicenda. In particolare, gli inquirenti entrano in possesso di alcuni screen di una chat di WhatsApp in cui si confrontano gli addetti alle valutazioni degli arbitri. Presenti, nella conversazione, anche Di Fiore e l’ex arbitro Emidio Morganti di Ascoli. Questo il contenuto, pubblicato da La Repubblica.

«Ci mancano ancora tutti i voti dei playoff, nomi e schede di promossi e dismessi», esordisce Davide Garbini (membro della Can B, oggi unificata con la Can A) che ha il file Excel aperto. Morganti dà una prima indicazione: «8.60 a tutti». Poi suggerisce: «Prova Abbattista 8.70» e qualche messaggio dopo posta un’emoticon sorridente. C’è poi una terza persona, non identificata, che ha un’idea: «Occorre mettere 8.70 a Sacchi, a Fourneau e Abbattista…». Garbini rimanda l’elenco, modificato: «Viene così coi tre 8.70»”.

Abbattista, con quell’8,70, continuerebbe ad arbitrare in Serie B. Come ricorda Il Giornale, oltre al danno sportivo, per gli arbitri Baroni e Minelli c’è anche una beffa economica. Arbitrare in Serie B, infatti, porta al singolo arbitro un compenso di 120 mila euro per ogni stagione.

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