Vincenzo Italiano ha conquistato tutti per il coraggio che la sua squadra mette in campo. Ma il suo Spezia è (anche) molto altro
Non è detto che riuscirà a salvare lo Spezia, ma comunque vada la Serie A 2020/21 avrà regalato un nome nuovo nel panorama degli allenatori emergenti. È quello di Vincenzo Italiano, tecnico dello Spezia che, contro ogni pronostico, arrivato a quasi due terzi di stagione giocati è ampiamente in posta per raggiungere una permanenza nella massima serie che avrebbe del clamoroso.
Infatti, alla vigilia di questo campionato, in pochi avrebbero scommesso su una squadra così tosta e agguerrita, nonostante i valori qualitativi della rosa – la più sfruttata della Serie A, come confermato prima della partita contro il Torino dal ds Mauro Meluso – lasciassero abbastanza a desiderare. Un mix di giovani inesperti e gente avanti con l’età senza precedenti nella massima serie. Eppure, con Italiano in panchina, lo Spezia ha trovato solidità ed efficacia.

Fonte immagine: @fcin1908it (Twitter)
Vincenzo Italiano, il valore aggiunto
Il gruppo al centro di tutto. Questo è il dettame principale che Vincenzo Italiano si porta dietro da quando si è seduto per la prima volta in panchina, quello che lo aiutato lo scorso anno quando – contro ogni pronostico – si è spinto fino alla finale playoff vincendola contro il Frosinone, regalando alla città una promozione che mancava dagli anni Quaranta.
Ragazzo giovane, moderno, concreto, in una recente intervista concessa a Fanpage ha raccontato il suo modo di vivere e l’approccio a quello che è diventato il suo lavoro: “Certi principi sono importanti – ha detto – perché essere un allenatore è diverso da essere calciatore. Quando sei calciatore fai quello che devi e torni a casa più spensierato, ma da allenatore non è così. Lavori sempre perché devi essere perfetto in tutti i particolari. È un altro mondo”.
Italiano, contrariamente a tanti suoi colleghi, non ha un modello di allenatore che lo ha ispirato: “A me piace molto l’idea che ha il Barcellona come società. C’è un timbro da rispettare, c’è un’idea, c’è un pensiero dalle giovanili alla prima squadra; con ragazzi che poi vengono portati tra i grandi e hanno già le idee chiare” ha detto il tecnico spezino, dichiarandosi “affascinato da quel pensiero e da quelle idee”.
Una carriera in crescendo
Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, Vincenzo Italiano ha cominciato la sua seconda vita partendo dal Vigontina San Paolo. Poi è salito sempre di più, prima all’Arzignano e poi al Trapani. In Sicilia ha vissuto probabilmente il momento più complicato, in una piazza storica che – di recente – ha pagato i disastri societari con un fallimento. Ma l’identità di squadra è sempre stata al centro di tutto.
Per questo motivo alle idee, che Italiano ha, vanno abbinate tempistiche che permettano di cominciare un lavoro e portarlo avanti senza cercare scorciatoie. La Spezia, in tal senso, è stata la piazza ideale: i suoi bianconeri, in un anno indimenticabile, sono riusciti a scrivere una pagina indelebile di storia, grazie anche a un allenatore in grado di stare nelle retrovie e lavorare senza sosta per centrare gli obiettivi.
C’è chi parla di un upgrade già dall’anno prossimo, ma Vincenzo Italiano è abituato a ragionare un passo alla volta: “Qui mi trovo molto bene: la strada verso la salvezza è lunga ma stiamo cercando di fare del nostro meglio per regalare una grande soddisfazione ai nostri tifosi”. La sensazione, però, è che anche lo Spezia dovesse malauguratamente retrocedere, il posto del 43enne originario di Karlsruhe sia questo.

Fonte immagine: @acspezia (Twitter)
Dogmi, identità e idee
Il calcio di Italiano è abbastanza fluido, si basa principalmente sul 4-3-3 ma non è un integralista in tal senso. Al di là di uomini e numeri, ci sono alcune caratteristiche che fanno dello Spezia una realtà decisamente originale. Per esempio, visto lo status di Cenerentola, la compagine bianconera ha deciso di affrontare la Serie A approcciandosi in maniera identica, a prescindere dall’avversario.
Capita così che lo Spezia domini la Lazio, esca a testa alta da San Siro e regali brividi alla Juventus. Rischiare tanto per provare a raccogliere qualcosa è la linea da tenere a barra dritta fino alla fine, perché l’alternativa – almeno da ciò che si percepisce – porterebbe lo Spezia a speculare (cosa non nelle sue corde) e quindi a precipitare, tradendo peraltro i dogmi di Vincenzo Italiano.
Spezia e Lazio nella partita di oggi:
▪️ Passaggi riusciti: 562 vs 260
▪️ Tiri: 17 vs 4
▪️ Tiri da dentro l'area: 11 vs 3
▪️ Big chances create: 3 vs 1
▪️ Legni: 2 vs 0
▪️ xG: 1.73 vs 0.44Italiano si sta meritando una classifica migliore dei 10 punti in 10 partite. pic.twitter.com/pSKITSgVkI
— Calcio Datato (@CalcioDatato) December 5, 2020
Un altro dato interessante riguarda la presenza in area avversaria: lo Spezia, da inizio stagione, non è mai uscita dalla top 5 di questa speciale classifica. Si attacca, si cerca di sfruttare al meglio le caratteristiche della rosa, ma soprattutto si prova a coinvolgere tutti. Nell’anno del Covid-19 i bianconeri hanno schierato 36 calciatori differenti, alcuni dei quali si stanno mettendo in luce e, di certo avranno un futuro in Serie A.
Quali sono le squadre di A che stanno andando oltre le attese in termini realizzativi?
Quali quelle che non sono sin qui riuscite a sfruttare il volume di occasioni create?
— Calcio Datato (@CalcioDatato) November 12, 2020
Gente come Pobega, Maggiore, Agoumé, Bastoni ed Erlic, a turno, hanno già conquistato la fiducia dei fantacalcisti e l’attenzione di parecchi dirigenti, valorizzati da un’idea di gioco che permette loro di imporsi quasi con facilità.
Che è poi il punto forte di Italiano: “Giocare bene non vuol dire far vedere che uno sa cosa fare solo con la palla. C’è la fase di non possesso, della riconquista, dell’essere ordinati in campo: riconoscersi quando si ha il pallone e quando lo hanno gli altri”. Tutte cose che questo Spezia ha assorbito dalla propria guida. E, anche ma soprattutto questo, è un merito non da poco.
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