giovedì, Aprile 25, 2024

Xavi e l’amore per il Barcellona: il progetto continua

Xavi sarà ancora l’allenatore del Barcellona la...

Il Milan del futuro: tutti i nomi per il dopo-Pioli

Il Milan ha praticamente deciso di separarsi...

Muniain, l’addio di una leggenda del calcio basco

Iker Muniain non è certo stato uno...

La storia di Vialli e il doping, spiegata bene

In Primo PianoLa storia di Vialli e il doping, spiegata bene

Vialli è stato sentito in passato come testimone nel discusso processo per dopinga alla Juventus, partito dalle accuse di Zeman. Ma cosa si sa di quella storia?

La morte di Gianluca Vialli, avvenuta oggi a 58 anni per tumore al pancreas, ha avuto un seguito di tanti ricordi e messaggi di cordoglio, ma ha visto anche riemergere una vecchia storia di doping in cui l’ex calciatore era stato coinvolto. La storia implicava la Juventus e l’allenatore Zdenek Zeman, grande accusatore: fece molto discutere, ma pochi ricordano esattamente come si concluse e cosa emerse.

Siccome in queste ore se ne sta tornando a parlare – purtroppo anche con alcuni siti di dubbia qualità che azzardano assurdi collegamenti tra il doping e il tumore che ha ucciso Vialli – c’è l’occasione per fare chiarezza.

Vialli e il doping: le accuse di Zeman alla Juventus

Nell’estate del 1998, l’allora allenatore della Roma Zeman lanciò pesanti accuse di doping ai club italiani durante un’intervista per L’Espresso. Tra i principali bersagli del tecnico boemo c’era la Juventus, e ciò fece scattare anche un’indagine della Procura di Torino, in particolare contro il medico sociale Riccardo Agricola e uno dei massimi dirigenti della società bianconera dell’epoca, Antonio Giraudo. Numerosi calciatori furono sentiti come testimoni durante il processo, tra cui anche Gianluca Vialli.

Vialli in particolare era stato citato proprio da Zeman, assieme ad Alessandro Del Piero, come un esempio di giocatore che aveva avuto una crescita muscolare molto più rapida del normale. “Pensavo – disse il boemo – che certi risultati si potessero ottenere soltanto con il culturismo, dopo anni e anni di lavoro specifico”. La reazione di Vialli, all’epoca, fu molto dura: il giocatore in quel momento al Chelsea rispose in un’intervista post-partita che “Se non vogliono fare i buffoni, in FIGC devono squalificarlo”, aggiungendo che il boemo era “un terrorista” che cercava di “destabilizzare l’ambiente”.

Di nuovo nel 2012 Vialli, nel frattempo divenuto commentatore per Sky Sport, tornò sull’argomento, dichiarando: “Zeman è una persona molto intelligente, ma è anche un grandissimo paraculo, combatte le battaglie che gli convengono e le altre se le dimentica. Io non l’ho mai perdonato: ha gettato un’ombra sulla carriera mia e di Del Piero, e non mi ha ancora chiesto scusa”.

Negli anni Duemila, una volta conclusa la carriera da giocatore, Vialli testimoniò al processo per doping contro la Juventus, dicendo di non essersi mai dopato né di sapere che cose del genere avvenissero nel club bianconero. A varie domande specifiche sui farmaci assunti rispose, come molti altri testimoni, di non ricordare. Tuttavia confermò l’esistenza di un problema doping nel calcio, pure senza fare nomi di società o colleghi. Va detto che, nel frattempo, l’inchiesta aveva fatto emergere altri casi e responsabilità in Serie A: ad esempio, nel 2001 era stato condannato l’amministratore delegato del Torino Davide Palazzetti per detenzione abusiva di farmaci.

Per chiarire ulteriormente la sua posizione, nel 2005 Vialli inviò una lettera alla Gazzetta dello Sport, in cui dichiarava la propria stima per il dottor Agricola. “Dato il tempo trascorso, mi sembra del tutto normale non ricordare con precisione quale farmaco potrei aver assunto in una precisa data 8 o 10 anni fa” scriveva l’ex attaccante, confermando di non aver mai fatto uso di sostanze dopanti. “Pensare che qualcuno di noi sia stato disposto a mettere a repentaglio la propria salute a lungo termine assumendo sostanze nocive è assolutamente sbagliato“.

Come è finito il processo per doping alla Juventus

Gianluca Vialli ha dunque sempre negato di essersi dopato o di aver saputo dell’uso di sostanze illecite nelle squadre in cui ha militato. Ma cosa disse alla fine il processo penale su questa vicenda? A fine novembre 2004, Agricola veniva condannato a 1 anno e 10 mesi per frode sportiva, in cui veniva riconosciuto il ricorso a farmaci per i calciatori, tra cui l’Epo. Ovviamente, quali fossero i giocatori coinvolti è impossibile da appurare, e infatti la sentenza non riporta nomi né tantomeno altre ipotesi.

Ma nel dicembre 2005, la Corte d’appello di Torino ribaltava il giudizio, assolvendo tutti gli imputati. Nel marzo del 2007, la Cassazione confermava l’assoluzione di Agricola e Giraudo per quanto riguarda la somministrazione di Epo, ma non accoglieva la decisione della Corte d’appello ritenere gli imputati non colpevoli riguardo l’abuso di farmaci, per quanto legali all’epoca dei fatti.

In pratica, i giudici ritenevano la Juventus innocente sul caso doping, non avendo usato sostanze illecite sui suoi giocatori, ma riconoscevano l’abuso di farmaci. Secondo il giudice d’appello, questo abuso non configurava reato, mentre per la Cassazione sì, perchè in grado di “alterare il genuino svolgimento della competizione”. Il processo di secondo grado sarebbe dunque stato da ripetere, ma nel frattempo era subentrata la prescrizione per il reato di frode sportiva, e pertanto il nuovo processo non si celebrò mai. Nel 2017, il giudice Raffaele Guariniello, che si era occupato dell’inchiesta, disse a Radio 1: “È stata dichiarata la prescrizione, ma la Cassazione ha dichiarato una cosa molto importante: il fatto era un reato, però era prescritto“.

Potrebbe interessarti anche:

Check out other tags:

Gli articoli più letti