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Retrocede il “Real Madrid cinese”: il tracollo del Guangzhou

Calcio EsteroRetrocede il "Real Madrid cinese": il tracollo del Guangzhou

Clamoroso tracollo per il Guangzhou, il colosso che fu allenato da Lippi e Cannavaro: la retrocessione segna la fine definitiva del calcio cinese.

Marca lo ha definito “il più grande esempio della caduta del calcio cinese: il Guangzhou Evergrande è retrocesso in seconda divisione in Cina, penultima su 18 squadre della Super League. Eppure fino a poco tempo fa era la squadra simbolo dell’emergente campionato cinese e uno dei colossi del calcio asiatico, capace di vincere due volte la AFC Champions League, annoverando in rosa stelle locali e internazionali.

Gli anni d’oro del Guangzhou Evergrande

Il momento della svolta per il club di Canton – ricca megalopoli costiera della Cina meridionale, nota nella lingua locale proprio come Guangzhou – arriva nel 2010, quando la società viene rilevata dalla holding immobiliare Evergrande Group, che aggiungerà il proprio nome a quello della squadra. Sta iniziando un periodo d’oro in Cina per il football, con il governo di Pechino che liberalizza i grandi investimenti privati nello sport e lancia i capitali cinesi alla conquista dei club europei.

Il Guangzhou ottiene la promozione in Super League, e la proprietà mette in panchina il sudcoreano Lee Jang-soo. In campo si aggiungono alcuni brasiliani, tra cui il bomber Muriqui, il mediano Cho Won-hee dal Wigan e il fantasista argentino Dario Conca, strappato per 8 milioni di euro al Fluminense. Arriva subito lo scudetto e la prima qualificazione alla Champions League.

In pochi anni, da Canton iniziano a transitare alcuni dei migliori giocatori della storia del campionato cinese, come Lucas Barrios dal Borussia Dortmund ed Elkeson dal Botafogo. Nel maggio del 2012, la panchina viene affidata a Marcello Lippi, allenatore campione del mondo nel 2006 con l’Italia, e la squadra si rafforza con giocatori di Serie A come Alessandro Diamanti e Alberto Gilardino. È in questa fase che il Guangzhou fa il salto di qualità: anche grazie all’ingresso in società del colosso dell’e-commerce Alibaba, apre un dominio del campionato cinese destinato a durare fino al 2017 (sette titoli consecutivi). A ciò si aggiunge la conquista due Champions League (2013 e 2015), le prime dall’unico trionfo cinese, avvenuto nel 1990 grazie al Liaoning.

Nel 2016, con Lippi che passa a guidare la nazionale e portare avanti il progetto di sviluppo del calcio in Cina, come nuovo allenatore viene chiamato un altro campione del mondo, Luiz Felipe Scolari. La rosa si rinnova con l’arrivo di alcuni brasiliani, stavolta di livello internazionale (il veterano Robinho, Paulinho dal Tottenham), e addirittura del centravanti colombiano dell’Atletico Madrid Jackson Martinez, costato la cifra record di 42 milioni. Poi, negli anni successivi, da qui passano anche talenti emergenti come Nemanja Gudelj e Talisca, e nel novembre 2017 dal Guangzhou inizia la carriera di allenatore di Fabio Cannavaro, che riporta il club a vincere lo scudetto nel 2019.

L’improvviso crollo del Guangzhou: cosa è successo

Il 2020 è il crocevia fondamentale della storia moderna del calcio in Cina. La pandemia del Covid-19 colpisce per primo e più duramente proprio il paese cinese, innescando una crisi economica per la verità già latente. Il governo decide di bloccare gli investimenti nel calcio, sia all’estero (e ne sa qualcosa l’Inter di Suning, ma anche il Wolverhampton di Fosun) che in patria. E le stelle locali lentamente iniziano a tornare verso occidente.

Paulinho, Gudelj e Martinez sono i primi ad andarsene. Nel 2021, il Guangzhou agisce sul mercato solo in uscita: gli unici rinforzi sono ragazzi promossi dalle giovanili. La gigantesca bolla dell’economia cinese esplode: l’Evergrande Group dichiara debiti per circa 1 miliardo di dollari, il New York Times scrive che l’azienda è praticamente in bancarotta. A settembre, Cannavaro ottiene la rescissione del contratto, e anche gli ultimi stranieri abbandonano la barca che affonda: gli addii delle stelle brasiliane Elkeson e Ricardo Goulart (il primo addirittura aveva preso la cittadinanza cinese per giocare in nazionale), segnano il tramonto di un’era.

Il resto è la naturale conseguenza di tutto questo. Per il 2022, il Guangzhou ha ceduto gli ultimi giocatori di valore per fare cassa, e ancora una volta non ha fatto acquisti (a parte l’attaccante uiguro Afrden Asqer, a parametro zero), mentre come allenatore è stato chiamato il 42enne Zhi Zheng, ex-direttore generale del club e vice-ct della Cina, alla prima esperienza in panchina. La rosa oggi è composta interamente da giocatori cinesi, di cui solo uno – il 22enne difensore centrale Shaocong Wu – nel giro della nazionale.

La retrocessione come penultima della Super League 2022 rende sulla carta anche meno drammatico lo stato attuale delle cose: il Guangzhou è “solo” la quarta peggior difesa e il secondo peggior attacco del campionato. Ma sulla statistica pesa molto la catastrofica stagione dell’Hebei CFFC – l’ex-squadra di Mascherano, Gervinho e Lavezzi, che ha avuto un destino simile a quello del Guangzhou – capace di chiudere ultimo con appena 18 gol fatti in 33 giornate e 111 subiti.

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