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La storia del “Popopo”, il coro dei tifosi dell’Italia

CuriositàLa storia del "Popopo", il coro dei tifosi dell'Italia

Il “Popopo” è diventato ormai un coro da stadio tipico dei tifosi dell’Italia, estendendosi addirittura ad altre Nazionali. Ma qual è l’origine di questo canto?

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Siamo ormai alla finale degli Europei, e i tifosi azzurri non mancheranno di sostenere la Nazionale con il suo ormai classico coro, il cosiddetto “Popopo”, assurto ormai a secondo inno nazionale dell’Italia sportiva.

Un successo incredibile, nato quasi per caso e poi spopolato, al punto da essere usato tutt’oggi dai tifosi di altre Nazionali per incitare la propria squadra. Ma qual è l’origine di questo coro e come ha fatto a diventare così iconica? Dobbiamo fare un bel salto indietro.

Il “Popopo”, i Mondiali del 2006 e non solo

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Il “Popopo” raggiunge il successo in maniera apparentemente improvvisa nell’estate del 2006: durante i Mondiali in Germania, i tifosi italiani lo intonano ripetutamente per supportare la Nazionale, che otterrà una grande vittoria e imporrà il coro come fenomeno popolare del tifo calcistico a livello internazionale. Ma tutto ciò non è stato come un fulmine a ciel sereno, ovviamente.

Innanzitutto, il coro è in realtà la banalizzazione del riff di una canzone di tre anni prima, Seven Nation Army dei White Stripes, che non ha nulla a che vedere col calcio. Eppure la sua storia s’incrocia incredibilmente con lo sport più amato al mondo, grazie a un evento fortuito datato ottobre 2003. Il brano è nelle radio da qualche mese, quando i tifosi del Club Brugge arrivano a Milano per sfidare il Milan nei gironi di Champions League.

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Prima di recarsi allo stadio, un gruppo di supporter belgi ascolta in un locale la canzone, trasmessa da una radio, e ne rimane rapito, al punto da iniziare a ripeterne il riff accattivante allo stadio, trasmettendolo agli altri tifosi. E quando il Club Brugge s’impone per 1-0, il successo della canzone tra i fan dei Blauw-Zwart è assicurato. Ma ci vogliono altri tre anni perché, dagli spalti del Club Brugge, il “Popopo” contagi l’Italia.

Succede nel febbraio del 2006 in Coppa UEFA, quando la Roma si trova a giocare in casa proprio dei nerazzurri belgi. I giallorossi vanno in vantaggio, prima di subire il pareggio di Portillo, accompagnato dal riff di Seven Nation Army fatto suonare dallo speaker dello stadio, e subito ripreso dai fan del Club Brugge. Quando la Roma torna in vantaggio, i suoi tifosi replicano il coro rivolgendolo contro i belgi, e il gioco è fatto. “Non avevo mai sentito quella canzone prima della partita contro il Bruges, ma da quel momento in poi non sono riuscito più a togliermela dalla testa” dirà Francesco Totti.

La storia di Seven Nation Army

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I White Stripes erano un duo originario di Detroit, formando dal cantante e polistrumentista Jack White e dalla batterista Meg White (nessuna parentela tra i due, ma il primo assunse il nome della seconda per motivi artistici). Si erano formati nel 1997, ma non ebbero grande successo fino al 2003, quando uscì il loro quarto album Elephant, trascinato al successo internazionale dal singolo Seven Nation Army, uscito a marzo di quell’anno e vincitore di una Grammy come Miglior canzone rock.

Jack White spiegò che il titolo della canzone era un riferimento alla sua infanzia, quando sentiva gli adulti parlare dell’Esercito della Salvezza (un movimento evangelico) e ne storpiava il nome in Seven Nation Army (dall’inglese “Salvation Army”). Il riff del cosiddetto “Popopo”, invece, era stato pensato dal musicista per essere una colonna sonora da film di James Bond, ma nessun produttore cinematografico si fece mai avanti, così la mise in una canzone.

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Il trionfo dell’Italia nel Mondiali del 2006 rese la canzone estremamente popolare, anche al di fuori degli appassionati di rock contemporaneo. Pochi giorni dopo la fine del torneo, Jack White disse: “Sono onorato che gli italiani abbiano fatto propria la canzone. Non c’è niente di più bello, nella musica, di quando le persone prendono una melodia e le permettono di entrare nel pantheon della musica popolare”.

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