Skip to main content

La carriera di Paul Pogba ha conosciuto successi straordinari e momenti difficili, tra trofei, infortuni e vicende personali che hanno segnato il suo percorso. L’ultimo anno è stato il più complesso: una lunga squalifica per doping e il peso di una città come Torino che, per motivi affettivi e sportivi, non gli ha mai davvero concesso tregua. Pogba ha scelto di raccontarsi senza filtri, consegnando al pubblico una versione intima della sua sofferenza e della voglia di ripartire.

Il centrocampista francese ha trovato un accordo con il Monaco e si prepara a tornare nel campionato francese, dove non ha mai giocato in prima squadra. Un biennale per ritrovare campo, ritmo e dignità sportiva. Pogba ha parlato ai microfoni della trasmissione Sept-à-Huit, su Tf1, puntando il dito contro la Juventus per il trattamento ricevuto nei mesi più duri: «Alla Juventus ho chiesto aiuto, tra virgolette, come la possibilità di fare dei massaggi oppure di avere un preparatore atletico visto che facevo sempre parte della squadra. Ma ne avevo diritto. Diciamo che non mi hanno sostenuto, e questo mi ha colpito. Credevo di essere in guerra contro l’antidoping ma non contro la Juventus».

Perché ha lasciato Torino: «Non potevo continuare a portare i miei figli a scuola passando ogni giorno davanti allo stadio e al centro di allenamento sapendo che non avrei potuto riprendere per molto tempo. E i miei figli mi chiedevano sempre quando sarei tornato a giocare e quando sarebbero potuti tornare a vedermi allo stadio».

Il francese ha raccontato anche del rapporto con i figli e del dolore quotidiano nel passare accanto al centro sportivo di Vinovo, senza poter calcare il campo. E si è soffermato sulla vicenda dell’estorsione subita: «Sono cose tristi, perché si tratta di persone con cui sono cresciuto. Con mio fratello siamo in contatto, non come prima, ma ci siamo parlati». Pogba è pronto a ricominciare, lasciando alle spalle ferite profonde e tornando a respirare calcio in una nuova maglia.

Pasquale La Ragione

Napoletano fuori, milanista dentro. Non so fare nulla ma lo faccio splendidamente bene. Non avrai altro Dio all'infuori di Paolo Maldini il mio primo ed unico comandamento. Costruito dal basso e in direzione ostinata e contraria. Lo Scudetto 2022 il più bello della mia vita personale e professionale ma il Milan di Ancelotti mi ha insegnato che dopo Istanbul c’è sempre Atene.