lunedì, Aprile 29, 2024

Perché Foden è il miglior giocatore di Premier secondo Guardiola

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Phil Foden sta vivendo la miglior stagione a livello realizzativo da quando gioca al Manchester City e, per Guardiola, ad oggi è il miglior giocatore in Premier League

Quando a metà stagione, con indosso la patch del campionato del mondo per club, hai creato ottantadue occasioni da gol, segnato diciotto gol, fornito dieci assist e giocato quaranta partite non c’è niente che stia andando male nella tua carriera. Soprattutto quando la rincorsa alla Premier League passa dal derby di Manchester che il tuo mancino decide con due gol meravigliosi. Nel secondo tempo dell’Ethiad la doppietta di Foden contro la squadra di Marcus Rashford ha aperto un dibattito che oltre manica Guardiola ha contribuito ad alimentare: il numero quarantasette del City è il miglior giocatore attualmente in Premier League? 

Se la risposta alla domanda è di certo articolata, possiamo cercare di argomentare supportando la tesi esposta in conferenza dal tecnico spagnolo. In questa stagione Foden sta coronando gli anni di formazione all’università di Guardiola, divenendo giocatore totale sulla trequarti avversaria e uomo di riferimento nel modulo cangiante di Pep. Ala destra, trequartista, ala sinistra, seconda punta o falso nueve non importa, dalla stagione 2020-21 a questa parte i numeri di Foden si sono consolidati certificandone l’importanza nel progetto tecnico – tattico dei Citizens. Il salto di qualità che sta compiendo in questa annata è però disarmante per i concorrenti al trono di miglior giocatore del campionato: mai prima d’ora aveva giocato tante partite da titolare (trentatré su quaranta), mai prima d’ora aveva creato così tante occasioni (ottantadue a metà stagione, quando il massimo erano state settantacinque nella stagione 2020-21) e mai prima d’ora Guardiola gli aveva affidato così tante responsabilità. Di certo l’infortunio di De Bruyne può aver aiutato in questo senso: con il belga fuori per tutta la prima parte di stagione, il trequartista inglese ha ereditato il ruolo di sarto del gioco di Guardiola, divenendo fondamentale sia in zona gol che nel creare occasioni per i compagni. 

Il trono di migliore in Premier League non è però così semplice da ottenere e la tesi di Guardiola va supportata adeguatamente: Haaland, suo compagno e principale antagonista per lo scettro reale sta attraversando una seconda stagione fatta di alti e bassi, con numeri come sempre impressionati ma un dominio del campionato meno incontestabile rispetto alla stagione passata. Saka e Rashford, compagni nell’Inghilterra, stanno vivendo stagioni diametralmente opposte e lontane dalla costanza di rendimento del giocatore del City. Nel Liverpool invece, Salah sta vivendo un periodo di dubbi che non gli permettono di giocare il proprio miglior calcio. Ciò che però più conta in questo dibattito non sono le numeriche prestazioni degli avversari di Foden, bensì l’importanza rivestita nel gioco delle rispettive squadre. Ad oggi, Arsenal, Manchester United e Liverpool riescono a vincere anche senza le prestazioni dei loro migliori giocatori, basando il gioco su un collettivo che cerca di imitare quanto costruito da Guardiola al Manchester City. Per Foden è diverso. Il City vincerebbe anche senza di lui, ma il tecnico spagnolo di lui non si priva praticamente mai perché la macchina del City quest’anno funziona soprattutto perché c’è Phil Foden. E quando sei insostituibile nella migliore squadra del campionato, allora sei necessariamente in lizza – come favorito – al ruolo di miglior giocatore della lega.  

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Foden e la nazionale 

Sempre in Inghilterra si fregano le mani con un Foden così: in vista del prossimo Europeo la nazionale dei tre leoni si prepara ad avere un attacco formato da Saka a destra, Bellingham trequartista, Foden a sinistra ed Harry Kane come riferimento centrale. Un arsenale completato dalla presenza di Rice a centrocampo e una difesa ricostruita che vedrà Tomori tra i convocati. A Wembley sperano che i loro gioielli mantengano questo stato di forma la prossima estate, quando in una manciata di partite l’Inghilterra cercherà di vincere quel trofeo internazionale che manca ormai da troppo tempo. 

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