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Onyewu Milan | come finì veramente la rissa con Ibrahimovic

NotizieOnyewu Milan | come finì veramente la rissa con Ibrahimovic

Oguchi Onyewu Milan, una storia che durò il tempo di mezza partita sul campo. Ma ci si ricorda di lui e di Ibrahimovic per via di quella tremenda rissa.

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Zlatan Ibrahimovic è tornato al Milan, optando per un romantico ritorno in rossonero. E chissà che, varcando di nuovo i cancelli di Milanello dopo sette anni, non gli sia venuta di nuovo in mente l’imponente figura di Oguchi Onyewu. Che proprio il Milan prese a parametro zero, dopo una Confederations Cup giocata alla grande nel 2009. Ma anche se in nazionale e nell’ambito di un torneo ufficialmente riconosciuto dalla Fifa, pure la Confederations è ascrivibile alla voce ‘calcio d’estate’. Ben altra cosa rispetto a quello che conta.

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Iscritto all’anagrafe come Oguchialu Chijioke Goma Lambu Onye, questo ragazzone di grosso non aveva solo il nome ma anche la stazza, per l’appunto. Da calciatore faceva valere i suoi 100 chili di muscoli per 1,98 cm di altezza. Un vero e proprio Mazinga colored, che provava ad incutere timore. Nelle poche volte in cui riusciva a giocare, però. Perché va detto che la sua carriera è sempre stata condizionata da infortuni anche gravi.

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Onyewu Milan, in rossonero dopo un lungo adattamento in Europa

Proprio al Milan Oguchi saltò un’intera stagione per problematiche fisiche importanti, tali da spingerlo a firmare un accordo per un prolungamento di un anno non retribuito rispetto al triennale firmato in origine col Diavolo. Da giovanissimo il roccioso Oguchi, nato a Washington il 13 maggio 1982, inizia verso la metà degli anni ’90 a giocare a calcio in alcune squadre delle scuole che frequenta. Ad appena 20 anni i francesi del Metz restano impressionati dalle sue doti fisiche, alle quali unisce una supremazia incontrastata nel gioco aereo ed anche un buon senso dell’anticipo.

Sono solo 3 però le presenze con la sua nuova squadra. L’anno seguente lo vediamo in Belgio al La Louvière, che lo fa esordire anche nella defunta Coppa UEFA. Qui l’andamento è positivo, al punto che nelle successive tre stagioni diventerà un punto di forza dello Standard Liegi. La carriera andrà avanti in maniera modesta ma tutto sommato soddisfacente per questo ragazzone americano, che dal 2004 al 2014 mette su anche 69 convocazioni con tanto di presenze ufficiali e 6 reti segnate con gli Stati Uniti.

Una sola presenza in rossonero poi tanto girovagare

Resterà allo Standard fino al 2009, con in mezzo una fugace parentesi al Newcastle. Ecco poi che arriva per Onyewu il Milan: preso a parametro zero però, in due anni il giocatore non scenderà mai in campo in Serie A, accontentandosi soltanto di una mezzora nella seconda giornata della fase a gironi di Champions League del 2009/2010. Un grave infortunio contribuirà a tenerlo ancora più ai margini della rosa e dal 2011 parte anche il suo lungo peregrinare in giro per il mondo.

Milita infatti in serie con Twente, Sporting Lisbona, Malaga, Queens Park Rangers, Sheffield Wednesday e Charlton Athletic, dal 2011 al 2015. Il tutto sempre giocando poco. Saranno 48 difatti le presenze in totale. Nel 2016 resta fermo, per poi giocare la sua ultima stagione da calciatore nel 2017 con il Philadelphia Union. Poi dirà basta. In carriera ha vinto tre Gold Cup con gli Stati Uniti, due campionati ed un Supercoppa del Belgio con lo Standard ed una Coppa d’Olanda col Twente.

Che round Onyewu Ibrahimovic: la rissa raccontata da Zlatan

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Ma inutile dire che ci ricordiamo di Onyewu al Milan per la rissa avuta con Ibrahimovic. Talmente furiosa da costringere Massimiliano Allegri, allora allenatore del Milan, a sospendere l’allenamento di quel giorno, dopo che ci volle tutta la squadra per dividere i due contendenti. Destano impressione anche le parole dell’ex team manager rossonero, Umberto Gandini. “Mi avvisarono in ufficio e vidi quanto accaduto da delle immagini registrate. Si scontrarono due mostri mitologici.

Da una parte Ibrahimovic, che utilizzò tutto quanto conosceva di arti marziali, e dall’altro questo gigantesco americano. Il cui fisico, posso garantirvi, era gigantesco”. Avvenne tutto nel novembre del 2010. Ed Ibra dirà nella sua autobiografia uscita un anno dopo che fece piangere il suo rivale. Nacque tutto prima con qualche schermaglia verbale e poi con, stando a quanto si dice, qualche provocazione inscenata da Zlatan in allenamento, con un paio di entrate dure ai danni del buon Oguchi. Che era si un gigante, ma sempre educato e rispettoso degli altri.

Ma finì con una stretta di mano

La sua sfortuna fu di aver risposto a Ibrahimovic che non si sentiva affatto intimorito da lui né dalle sue spacconerie. e ad uno dall’ego spropositato come lo svedese tali parole dovettero suonare come una eresia. Si racconta ancora che l’americano, alle dure entrate, risposta con una spallata dura ma leale, alla quale pare che Ibra abbia replicato con una testata. Tempo qualche secondo e fu tutto un turbinio di pugni, calci, ginocchiate e colpi da pugili professionisti. alla fine fu Onyewu ad avere la peggio, con una costola rotta.

Racconta Ibra: “La cosa più strana è successa dopo. Onyewu ha iniziato a pregare Dio con le lacrime agli occhi facendosi il segno della croce. Sono diventato ancora più furioso, sembrava una provocazione”. Poi Allegri avrebbe strillato a Zlatan di stare calmo. “Ma non esiste, tolsi di mezzo il mister e corsi verso Oguchi. I compagni di squadra poi mi fermarono, penso sia stata una buona cosa”. Ma quello che in pochi sanno è che alla fine ci fu una stretta di mano. “Onyewu però era freddo come un pesce”, ricorderà lo svedese.

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