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La stagione appena conclusa ha lasciato all’Inter una certezza e molte domande. Se da una parte c’è la delusione per i (non) risultati raggiunto, dall’altra si avverte la necessità di programmare con lucidità il futuro. La società è consapevole che per restare competitiva servirà prendere decisioni nette e senza tentennamenti. In questo contesto si inserisce il confronto previsto tra Simone Inzaghi e i dirigenti, un vertice che potrebbe ridefinire il progetto tecnico dei prossimi anni.

Inzaghi pretende garanzie

Il tecnico piacentino ha ricevuto una proposta economicamente ricchissima dall’Arabia, ma prima di qualsiasi scelta vuole capire fino in fondo quali siano le intenzioni del club. Secondo quanto riferisce Libero, Inzaghi sarebbe disposto a guidare una nuova Inter solo a patto di chiudere definitivamente il ciclo attuale e costruirne uno nuovo, senza mezze misure. La richiesta è chiara: almeno dieci rinforzi con caratteristiche diverse rispetto a chi verrà ceduto, per proporre un calcio più moderno e sostenibile. «Non vuole un anno di transizione verso una nuova Inter», si legge, perché significherebbe rischiare di trascinarsi situazioni già compromesse.

Una clamorosa ipotesi al posto di Inzaghi

Un eventuale addio di Simone Inzaghi costringerebbe l’Inter a muoversi rapidamente alla ricerca di un nuovo allenatore. Le alternative, però, non sono semplici da percorrere. Cesc Fabregas, attualmente al Como, resta un profilo intrigante per idee di gioco e personalità, ma strapparlo al club lariano dopo la promozione in Serie A sarebbe un’operazione complicata. Stesso discorso per Roberto De Zerbi, che ha ribadito a più riprese di stare bene al Marsiglia e di voler continuare. Più defilate le candidature di Cristian Chivu e Patrick Vieira, valutati con interesse ma non considerati prime scelte. In fondo alla lista rimangono Roberto Mancini, che rimasto ancora libero nonostante i tanti cambiamenti, e soprattutto José Mourinho, soluzione suggestiva ma non prioritaria per la dirigenza.

Pasquale La Ragione

Napoletano fuori, milanista dentro. Non so fare nulla ma lo faccio splendidamente bene. Non avrai altro Dio all'infuori di Paolo Maldini il mio primo ed unico comandamento. Costruito dal basso e in direzione ostinata e contraria. Lo Scudetto 2022 il più bello della mia vita personale e professionale ma il Milan di Ancelotti mi ha insegnato che dopo Istanbul c’è sempre Atene.