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Guy Roux e l’Auxerre, una storia d’amore da raccontare

Calcio EsteroGuy Roux e l'Auxerre, una storia d'amore da raccontare

Com’è il paradiso Guy? Il bambino prende un foglio e disegna un campo da gioco e due porte. Dopo qualche anno quel bambino, divenuto un ragazzo di 22 anni, scrive una lettera al suo presidente dopo aver giocato per 3 anni in una città della Borgogna. Quel paradiso immaginato a scuola su richiesta della maestra, era già divenuto realtà nella sua mente.

Voleva diventare il factotum della squadra e portarla con le sue idee e la sua determinazione sul tetto di Francia. Quel ragazzo era Guy Roux e dopo 40 anni di successi e miracoli sportivi divenne indiscutibilmente uno dei personaggi più emblematici e rispettati del calcio transalpino.

VALERY LOBANOVSKI, IL SOGNO DEL COLONNELLO

Immaginate la squadra di una città di cinquantamila abitanti dominare con la sua squadra di calcio il campionato italiano, anzi trionfare senza appelli mettendo a segno un clamoroso double (campionato e coppa Nazionale). Un’azienda familiare che dall’Interregionale sfida le grandi di Europa sempre incarnando lo stesso spirito combattivo e la stessa intraprendenza tipica della provincia.

Conti in ordine, al bando spese folli, fiducia nei giovani e tanto tanto lavoro di gomito, questa la ricetta inventata da Guy Roux e applicata al suo Auxerre e che subito colpisce il presidente Jean Claude Hamel. Se mi darete il posto, rinuncerò ai premi partita e mi accontenterò di uno stipendio di 600 franchi. La lettera si chiudeva così ma Hamel già dopo le prime righe si era convinto che quel ragazzo di 22 anni avrebbe fatto la sua fortuna.

Pianificazione, scouting e formazione

Guy Roux era figlio e nipote di colonnelli dell’esercito. Grande appassionato di sport e letteratura, calciatore non irresistibile, era destinato alla panchina. Dopo aver ricevuto l’incarico da Hamel si trasforma in un autentico tuttofare. Nello stesso tempo è autista, elettricista, osservatore, talent scout, pubblicitario, consulente, dirigente, raccattapalle ma soprattutto padre. Dedica anima e corpo alla sua squadra, vive in simbiosi con l’Auxerre e di Auxerre si nutre.

Arriva a gestire e valutare fino a cinque formazioni giovanili, valuta la crescita di ogni singolo giocatore, pesca i suoi pupilli nelle loro uscite notturne dando un’occhiata ai contachilometri delle loro auto, mette lucchetti ai motorini per non far uscire i suoi giocatori, gira nelle discoteche per rintracciare e riportare a casa i più indisciplinati. È un padre padrone e quasi in maniera maniacale affronta ogni singolo dettaglio della vita del club.

In panchina è un autentico spettacolo: critica, provoca, stuzzica, si infervora e sbraita. Ricorda un po’ Mazzone e Liedholm per la gestione del gruppo, forse anche per quel cappello invernale portato con fierezza durante gli allenamenti e nelle partite. Se giochi bene non commenta, se sbagli te le canta per una settimana. Fuori dal campo lavora sempre e solo per la sua creatura.

La crea, la plasma, la fa crescere coinvolgendo istituzioni e politici locali. Attrae capitali e investimenti, ammalia calciatori e direttori. E’ un autentico leader e la città è con lui, tanto da rispettarlo e dargli una mano nella gestione del gruppo. Si racconta che almeno un paio di giocatori furono scoperti da Guy Roux in discoteca grazie alle soffiate dei tifosi

Scalata trionfale, i record di Guy Roux

Con queste idee e questo spirito i risultati arrivano presto. L’Auxerre anno dopo anno avanza inesorabile. A fine anni 70 ad un passo dalla massima serie Roux inaugura il “centro di formazione” del club dove i giovani potevano allenarsi e studiare. Un precursore della “cantera” blaugrana ma sempre a conduzione familiare. Jean-Marc Ferrari, talento anche della Nazionale francese, ricorda: “Vivevo a casa del mister. Frequentavo il liceo con suo figlio e la signora Roux insegnava.

Il mister non c’era mai era sempre in campo dal mattino alla sera”. Piccolo particolare: il centro di formazione era situato al primo piano della villetta di Roux. Quella villetta venne acquistata negli anni Settanta grazie ai soldi ricevuti dalla cessione del giocatore Rouyer.

Nel 1980 arriva la promozione in massima serie. Guy Roux amava ripetere però che la sua più grande vittoria è stata la promozione dalla D alla C francese. Quella notte non dormì aspettando i giornali locali. Ingegnoso, perspicace e mai banale. Il mister aveva già capito che quella notte si erano poste le basi per un miracolo sportivo senza precedenti. E così avvenne. Negli anni 90 arrivarono i primi piazzamenti in Uefa ma intanto già aveva inventato fenomeni come Eric Cantona e Basile Boli e rigenerato la carriera di Vincenzo Scifo.

Nella stagione 95/96 venne costruita una squadra di tutto rispetto con Lamouchi, Blanc, Laslandes, Diomede, West e Silvestre. Quella squadra, senza un goleador nei primi 7 posti della classifica marcatori, conquistò il titolo con 72 punti. E vinse anche la Coppa di Lega grazie a Laslandes che all’88’ scardinò le ultime barricate del Nimes.

Centro di formazione d’eccellenza

L’anno dopo arriva la splendida prestazione in Champions League. L’Auxerre vinse il girone con 12 punti e venne eliminato ai quarti di finale dal Borussia Dortmund, poi vincitori del trofeo. Ma il lavoro di Guy Roux continuò imperterrito. Diede i natali calcistici a giocatori come Mexes, Djibril Cissé, Sagna e Boumsong. Il centro di formazione era una vera manna dal cielo. Il tecnico amava ripetere: “I giocatori noi ce li fabbrichiamo in casa, non siamo miliardari e da noi un franco è un franco”. E chi faceva i capricci era subito messo in riga. Anche un tipo particolare come Eric Cantona spedito per una stagione a Martigues dopo aver protestato per una mancata convocazione.

Tre assenze giustificate

15 mila giorni di nomina, l’allenatore più longevo sulla stessa panchina di tutto il calcio professionistico mondiale, con sole tre assenze: una per il servizio di leva e due per problemi di salute. Guy Roux ha il record di presenze in Ligue 1 con 984 partite tra il 1980 e il 2007, anno in cui conclude la carriera alla guida del Lens. In questa occasione viene modificata la norma che prevede il limite massimo di 65 anni di età per poter allenare, anche grazie alle pressioni del Presidente Sarkozy.

Il ritiro a testa alta

La sua relazione con l’Auxerre si interrompe nel 2000 dove prende un anno sabbatico. A novembre però Guy Roux riprende in mano la squadra ma è vittima di infarto. Dopo due mesi si ripresenta in campo guidando una Peugeot. E dichiara: “Sono qui per scusarmi per essere stato assente per così tanto tempo. È come se tornassi da un infortunio. Una contrattura vale uno stop di 10 giorni, per due by-pass bastano 50 giorni di pausa”. Che tipo Guy.

Si rimette in sella e ha tempo per conquistare un’altra Coppa Nazionale dopo i successi del 94’, ’96 e 2003. È il 4 giugno 2005 e a tempo scaduto il suo Auxerre batte il Sedan. A 67 anni annuncia il ritiro in trionfo. Chiude 40 anni di carriera lasciando la sua creatura. Una squadra nata dal nulla che ha sfiorato il tetto d’Europa.

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