Il Mondiale per Club 2023 conferma la profonda crisi del calcio sudamericano per club, ormai più vicino alle squadre del resto del mondo che a quelle europee.
Fa scalpore, l’eliminazione del Flamengo dal Mondiale per Club, sconfitto 3-2 da un Al Hilal ben organizzato, sotto la guida di Ramon Diaz. Anche se in realtà, forse, non dovrebbe più fare notizia: in 18 edizioni del torneo, questa è la sesta in cui il campione del Sudamerica fallisce l’accesso alla finale. Le sudamericane non vincono la competizione dal 2012 col Corinthians allenato da Tite.
Dati che certificano la profonda crisi del calcio sudamericano a livello di club, anche nell’anno in cui l’Argentina è tornata a vincere il Mondiale (prima nazionale della CONMEBOL a riuscirci dal Brasile del 2002). Da quando, nel 2005, il Mondiale per Club ha soppiantato la vecchia Coppa Intercontinentale, ampliando la partecipazione alle società degli altri continenti, il conto dei trofei è 14-3 in favore delle europee. Con la vecchia formula, in vigore dal 1960 al 2004, era invece favorevole alle sudamericane per 22-21.
Il flop del Flamengo al Mondiale per Club
Un tonfo che fa male anche perché, da qualche anno, il Flamengo è una delle squadre che sta provando a cambiare i rapporti di forza tra club della CONMEBOL e della UEFA. Attraverso una serie di grossi investimenti, il club rubronegro ha cercato di costruire una rosa competitiva a livello internazionale, puntando anche su allenatori europei: ha iniziato nel 2019 con Jorge Jesus, a cui sono poi seguiti Domenec Torrent, Paulo Sousa e, adesso, Vitor Pereira.
Anche sul piano dei giocatori, in questi ultimi quattro anni, si è deciso di alzare l’asticella, basti pensare che oggi in rosa ci sono giocatori come David Luiz, Filipe Luis, Erik Pulgar, Gerson, Thiago Maia, Arturo Vidal, Everton Soares, Pedro e Gabriel Barbosa. Giocatori d’esperienza europea con allenatori europei, che cercare di ricucire il divario tattico e di mentalità dai club del Vecchio Continente. I risultati si sono visti, tant’è vero che il Flamengo ha raggiunto tre volte la finale di Copa Libertadores negli ultimi quattro anni, vincendola due volte.
Eppure, quel divario con l’Europa resta incolmabile, almeno a giudicare dai risultati nel Mondiale per Club, che anzi sembrano suggerire che oggi la distanza tra società di CONMEBOL e UEFA sia maggiore rispetto a quella tra le prime e i club delle altre federazioni. Non che manchino i nomi noti ai sauditi dell’Al Hilal (tutti in attacco: André Carrillo, Luciano Vietto, Moussa Marega, Odion Ighalo), ma la differenza sulla carta dovrebbe essere enorme.
Basta dare un’occhiata, solo in termini indicativi, ai valori di mercato delle due rose: secondo Transfermarkt, quella degli arabi vale 39,6 milioni di euro, mentre quella del Flamengo 161,7 (cioè, oltre quattro volte di più). Il Mondiale per Club riconferma quindi la profonda crisi delle società del calcio sudamericano, e un ruolo dell’Europa sempre più predominante.