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Il confine tra calcio giocato e cultura social è ormai sottilissimo. Ogni grande evento sportivo scatena reazioni, meme e tormentoni che finiscono per avere una vita propria, staccata dal risultato del campo. È successo anche dopo la finale di Champions League tra Inter e PSG, una partita che i tifosi nerazzurri difficilmente dimenticheranno. E se il pesante 5-0 subito dai parigini ha fatto male, a distrarre — o forse aggravare — l’amarezza ci ha pensato l’ironia del web.

Protagonisti di una delle gag più condivise della serata sono stati Fabio Caressa e Beppe Bergomi, trasformati dagli utenti di X (ex Twitter) nei personaggi di Bee Movie, il celebre film d’animazione della DreamWorks. Tutto è nato dal confronto tra il volto dei due telecronisti e le api-cartone, con una somiglianza che ha fatto subito il giro della rete. Da lì, il passo ai meme è stato breve. A far divertire il pubblico social non sono state solo le immagini, ma soprattutto alcune frasi pronunciate in diretta, finite direttamente nei montaggi video. Come il disperato «Non bisogna girarsi, Fabio!» di Bergomi al replay del gol del 2-0, diventato colonna sonora dei meme con le api animate.

Altro momento virale quello del commento «Hakimi è davanti, vero?», pronunciato dall’ex capitano nerazzurro al gol che ha aperto la serata nera dell’Inter. Ogni nuova rete subita dai nerazzurri veniva subito accompagnata da un nuovo video delle api commentatrici, creando un tormentone che in poche ore ha invaso social e chat. Una prova, l’ennesima, di quanto il calcio sia oggi intrattenimento a 360 gradi, dove ironia e meme diventano parte integrante del racconto, anche nelle notti più difficili.

I meme più divertenti

Pasquale La Ragione

Napoletano fuori, milanista dentro. Non so fare nulla ma lo faccio splendidamente bene. Non avrai altro Dio all'infuori di Paolo Maldini il mio primo ed unico comandamento. Costruito dal basso e in direzione ostinata e contraria. Lo Scudetto 2022 il più bello della mia vita personale e professionale ma il Milan di Ancelotti mi ha insegnato che dopo Istanbul c’è sempre Atene.