lunedì, Maggio 20, 2024

Superlega, cosa succede con la sentenza della Corte UE

La Superlega vince un importante caso giudiziario presso la Corte di Giustizia della UE, ma quali reali conseguenze avrà questa sentenza?

A circa due anni e mezzo dalla settimana che (non) sconvolse il calcio europeo, la Superlega torna a far parlare di sé. Intorno alle 10.000 di questa mattina, giovedì 21 dicembre 2023, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso un’attesa sentenza sul caso del torneo parallelo che alcuni top club europei avevano cercato di creare in opposizione alla UEFA. E la decisione della Corte sta facendo molto discutere, perché sostanzialmente dà ragione alla Superlega, facendo pensare ora a un vero totale stravolgimento degli equilibri del calcio europeo attuale. In realtà, però, la decisione della Corte chiarisce solo un aspetto della vicenda, e le future conseguenze sono ancora molto difficili da prevedere.

Nello specifico, la Corte di Giustizia della UE ha stabilito che la FIFA e la UEFA hanno commesso un “abuso di posizione dominante”. Sotto accusa è la possibilità che le due organizzazioni possano esercitare il diritto di approvazione preventiva di qualsiasi torneo, di fatto creando un monopolio all’interno di un sistema che è però di libero mercato, funzionando all’interno delle regole dell’Unione Europea. La Corte ha messo in evidenza come tutta la questione sia essenzialmente economica: l’organizzazione di competizioni sportive e la gestione dei diritti mediatici sono attività economiche, e per questo vanno valutate all’interno di un sistema di libero mercato. FIFA e UEFA non hanno i criteri delle organizzazione di regolamentazione e controllo, essendo loro stesse organizzatrici di tornei, e pertanto in potenziale competizione con chi ne vuole creare di nuovi, come appunto la Superlega. Ne consegue che, quando un’organizzazione impedisce la nascita di potenziali competitor, sta esercitando un abuso della propria posizione dominante, che è contraria alle norme della UE.

Cosa succede dopo la sentenza della Corte UE sulla Superlega

Bernd Reichart, CEO di A22 Sports – cioè l’organizzazione creata per supervisionare la creazione della Superlega – ha celebrato la sentenza con toni trionfalistici: “Il monopolio UEFA è finito” ha detto. Reichart ha precisato i motivi della sua gioia, dicendo che adesso i club europei sono “liberi dalla minaccia di sanzioni e liberi di determinare il proprio futuro“. Infatti, una delle armi usate dal presidente UEFA Aleksander Ceferin contro i club ribelli era quella di sanzioni e cause legali contro chi avesse provato a creare competizioni esterne al controllo della sua organizzazione. Molti commentatori e tifosi sui social network stanno immaginando situazioni future in cui la Superlega potrà ora tornare in grande stile ed essere effettivamente una realtà. Ma le cose potrebbero non essere così semplici.

A precisarlo è la stessa sentenza della Corte di Giustizia della UE, che riporta infatti che il pronunciamento non comporta in alcun modo “che una competizione come il progetto della Super League debba necessariamente essere approvata”. La Corte si è espressa solamente sull’eventualità che la UEFA o la FIFA abbiano il diritto di approvare o disapprovare la nascita di altre competizioni esterne al loro controllo, ma i giudici hanno fatto presente di non essersi pronunciati sulla nascita della Superlega o di altri tornei simili. La sentenza è dunque un via libera alla creazione di nuove competizioni ed effettivamente rompe lo storico monopolio di UEFA e FIFA, ma le conseguenze non sono facilmente determinabili.

Infatti, nulla per il momento impedirebbe alla UEFA e alla federazioni nazionali di espellere i club che decidono di partecipare alla Superlega. In questo caso, infatti, essendo una decisione interna alla partecipazione a tornei da loro organizzati, non dovrebbe comportare alcun abuso di potere e di sicuro non riguarda le tematiche toccate dalle sentenza odierna. Chi vorrà partecipare al nuovo torneo parallelo del calcio europeo potrebbe quindi essere escluso dalle coppe della UEFA (Champions League, Europa League, Conference League) e anche dai tornei nazionali (i campionati e le coppe, come a dire Serie A e Coppa Italia, in relazione alla FIGC). Un esempio simile a questa situazione lo si ritrova nel basket europeo, dove esiste già una divisione nei tornei internazionali tra l’Eurolega e la FIBA: chi prende parte alla prima competizione è esclusa da quelle organizzate dalla FIBA (come la Basketball Champions League e la Europe Cup).

Un altro fattore da considerare è la conformità di un’eventuale Superlega con accordi interni ai campionati. Uno dei casi più in vista è chiaramente quello della Liga spagnola, dove giocano tre dei creatori della Superlega originale (Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid): nell’estate del 2021, il campionato spagnolo e i suoi club hanno approvato un accordo economico con il fondo di private equity Cvc Capital Partners, che ora potrebbe essere rimesso in discussione. Infatti, se la Liga dovesse perdere appeal mediatico a causa della nascita di un nuovo torneo (o dell’esclusione dei suoi club più famosi), potrebbero scattare delle penali. La stessa cosa varrebbe per la Ligue 1, che nel 2022 ha stipulato un simile accordo sempre con Cvc, che rappresenta un problema soprattutto per il PSG (il cui presidente Al Khelaifi è sempre stato contro la Superlega, grazie ai suoi legami con Ceferin). Poi c’è la situazione della Premier League, i cui club si sono tirati indietro dal progetto dell’aprile 2021 anche a causa di pressioni dal governo, e non è detto possano rientrare nel progetto in futuro.

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