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Sconvolgente Mo Farah: vittima di traffico di minori, costretto a lavorare in UK

In Primo PianoSconvolgente Mo Farah: vittima di traffico di minori, costretto a lavorare in UK

Mo Farah, celebre pluri-campione olimpico britannico, ha rivelato di non chiamarsi davvero così e di non essere un rifugiato: fu rapito da bambino e venduto.

Lascia senza parole, la storia riportata da Mo Farah alla BBC: niente di quello che credevamo di sapere sulla vita del 39enne ex-mezzofondista oro olimpico a Londra e Rio de Janeiro era vero. Non il suo nome, non la sua straordinaria storia di rifugiato politico dalla Somalia all’inizio degli anni Novanta.

La verità del campione britannico è un’altra, ed assolutamente drammatica e sconvolgente: Farah sarebbe stato rapito da bambino in Africa, portato nel Regno Unito e venduto a una famiglia in cui è finito di fatto a lavorare come schiavo domestico.

La sconvolgente verità di Mo Farah

Le rivelazioni sono contenute in un documentario prodotto da BBC e Red Bull Studios, di cui il sito del network d’informazione britannico ha dato oggi un’anticipazione. Il vero nome dell’atleta olimpico è Hussein Abdi Kahin, e non è venuto nel Regno Unito come rifugiato, al seguito della madre e alcuni fratelli per ricongiungersi al padre: nessun suo famigliare è mai stato in Gran Bretagna, e suo padre vene ucciso in Somalia nel 1987.

Quando aveva appena 8 o 9 anni, e si trovava in Gibuti con la famiglia, fu preso da una donna che non aveva mai visto, e che lo portò via aereo nel Reno Unito: gli disse che lo portava in Europa per vivere con alcuni suoi parenti, e che d’ora in avanti avrebbe dovuto chiamarsi Mohamed Farah, come indicato sui nuovi documenti che gli aveva dato.

L’uomo che finora abbiamo conosciuto come Mo Farah racconta che inizialmente era eccitato all’idea di salire sull’aereo, ma una volta in Europa si rese conto che c’era qualcosa che non andava. La donna lo condusse a Hounslow, nella zona di West London, dove prese i documenti su cui il bambino aveva segnati tutti i contatti famigliari, lo strappò e lo gettò via. “In quel momento, capii che ero nei guai”.

Fu affidato a una famiglia dove, se voleva ricevere del cibo e sopravvivere, era letteralmente costretto a lavorare come schiavo in casa. La donna che lo aveva rapito gli disse che, se voleva rivedere la sua famiglia, doveva restarsene zitto e non rivelare a nessuno la verità. Per i primi tre o quattro anni non gli fu nemmeno permesso di andare a scuola, e quando infine fu ammesso al Feltham Community College fu detto che era un rifugiato somalo.

La scuola ha salvato Mo Farah, o meglio Hussein Abdi Kahin. Lì ha scoperto l’atletica, che è divenuto il suo modo per evadere da una realtà tragica e anche per integrarsi nel Regno Unito. Inoltre, gli insegnanti notarono le sue difficoltà e la carenza di attenzioni della famiglia con cui stava a Londra, e lo aiutarono a trasferirsi in un’altra famiglia di immigrati somali, che lo hanno cresciuto negli anni successivi.

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