Le ultime settimane hanno segnato uno dei periodi più delicati nella storia recente della Nazionale italiana. Il fallimento agli Europei, la sconfitta pesante contro la Norvegia e le difficoltà nella gestione del gruppo hanno riaperto vecchie ferite e acceso nuove polemiche, fino ad arrivare all’esonero di Spalletti (che sarà comunque in panchina stasera contro la Moldavia). Intorno alla squadra azzurra si è creato un clima pesante, fatto di tensioni interne, rinunce sospette e prestazioni deludenti che hanno scatenato reazioni dure da parte di ex allenatori e osservatori.
Durante un’intervista a Radio Anch’io Sport, Fabio Capello ha espresso senza filtri il proprio giudizio sulla situazione. L’ex allenatore ha criticato apertamente alcuni giocatori, facendo nomi e accusandoli di scarso attaccamento alla maglia: «Giocatori come Calafiori che dicono di doversi curare dopo aver appena giocato, o Buongiorno nella stessa situazione. Poi il caso Acerbi: dice che non viene perché l’allenatore lo ritiene vecchio. Quando sento che non c’è amore per la maglia azzurra, mi viene un magone e una rabbia che spaccherei tutto». Capello ha anche attaccato il rendimento visto agli Europei: «È stata una cosa penosa, mi sono vergognato. La squadra non aveva un gioco, i giocatori non hanno assorbito quello che Spalletti voleva».
Con la partita di questa sera contro la Moldova, si chiuderà l’esperienza di Luciano Spalletti sulla panchina azzurra. In vista del futuro, Capello ha indicato Claudio Ranieri come il profilo più adatto a gestire il dopo-Spalletti: «È un uomo d’esperienza, conosce tutti i giocatori della Nazionale ed è capace di entrare nella loro testa. In un momento triste per Spalletti, sarebbe bello lasciare con una bella vittoria, magari con un bel vaffa, come a dire ai ragazzi ‘ma perché non l’avete fatto prima?». Più in generale, Capello ha denunciato il poco spazio concesso ai giovani italiani nei club di Serie A e la mancanza di coraggio nel puntare sui talenti emergenti: «Se pensiamo solo al risultato, è difficile. Bisogna puntare sulla tecnica, che noi abbiamo dimenticato». La Nazionale prova a ripartire, ma servirà un cambio di mentalità profondo per invertire la rotta.