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Il Wolfsburg torna in Champions League, tra ricorrenze e progettualità

Calcio EsteroIl Wolfsburg torna in Champions League, tra ricorrenze e progettualità

Il Wolfsburg si qualifica alla Champions League, come succede regolarmente una volta ogni sei anni. Ma stavolta, dietro ha un progetto di primo piano

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Con il 2-2 in casa del RB Lipsia di domenica, il Wolfsburg si è assicurato la qualificazione alla prossima Champions League, risultato che non otteneva dal 2015, quando in panchina c’era Dieter Hecking e in campo Perisic, De Bruyne e Schurrle, capaci di arrivare secondi in Bundesliga e di vincere la Coppa di Germania.

Sei anni dall’ultima Champions, che a sua volta distava sei anni da quella precedente, ottenuta grazie alla vittoria dello storico scudetto del 2009, tra cui artefici ci furono Felix Magath in panchina, ma anche calciatori come Zaccardo, Barzagli e Dzeko. Oggi, i nomi dei protagonisti sono compensibilmente cambiati, ma anche le prospettive della società sono diverse.

La ricostruzione dirigenziale del Wolfsburg

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Le cose, per il Wolfsburg, sono iniziate a cambiare nel 2018: due anni prima, il club tedesco vinceva la Supercoppa nazionale e raggiungeva i quarti di finale di Champions League, prima di precipitare in una crisi ben rappresentata da due sedicesimi posti consecutivi in Bundesliga, che entrambe le volte hanno costretto i Lupi a giocarsi la salvezza in uno spareggio.

Fu a quel punto che il presidente Frank Witter decise di fare una rivoluzione in società, nominando Jorg Schmadtke come direttore generale e Marcel Schafer come direttore sportivo. Schafer è una figura molto amata al Wolfsburg, essendo stato una bandiera del club dal 2007 al 2017, cioè durante gli anni d’oro della squadra della Bassa Sassonia. Schmadtke, invece, è uno dei manager più apprezzati in Germania e un personaggio molto particolare.

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Onesto portiere negli anni Ottanta e Novanta con le maglie di Fortuna Dusseldorf e Friburgo, ha iniziato la sua carriera dirigenziale a fine 2001 nella disastrata situazione dell’Alemannia Aachen, club pieno di debiti e a rischio bancarotta. Cinque anni dopo, dopo attente spese e un raffinato lavoro di scouting, arrivò un’incredibile finale di Coppa di Germania e, alla stagione successiva, la promozione in Bundesliga.

I suoi successi sono proseguiti all’Hannover 96, condotto fino al quarto posto in campionato nel 2011 e poi al Colonia. Quest’ultima fu una decisione un po’ a sorpresa, poiché in quel momento Schmadtke era già un manager di alto profilo, ma scelse di andare a lavorare in una società di seconda divisione. Dopo un anno, il Colonia era tornato in Bundesliga, e in tre stagioni si ritrovò a chiudere l’annata al quinto posto.

I talenti del Wolfsburg

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La rinascita è stata costruita partendo da un nuovo allenatore, Bruno Labbadia, che si trovava da due anni senza contratto. Poi è toccato alle spese mirate per rinforzare la rosa, come la punta dell’AZ Alkmaar Wout Weghorst: pagato 10,5 milioni, oggi ha un valore di partenza tre volte superiore e ha segnato 20 reti nell’attuale annata di Bundesliga.

L’anno seguente, il Wolfsburg ha scelto di puntare su un giovane allenatore della prolifica scuola di Ralf Rangnick, l’austriaco Oliver Glasner, che era stato vice di Roger Schmidt al Salisburgo. Dall’universo Red Bull sono arrivati anche giocatori come Marin Pongracic e Xaver Schlager, ma i veri colpi si sono poi rivelati essere il terzino dello Young Boys Kevin Mbabu e il collega brasiliano Paulo Otavio, scovato in terza serie all’Ingolstadt.

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I Lupi si sono confermati, raggiungendo il settimo posto in campionato e gli ottavi di Europa League, e la rosa è stata rafforzata con giocatori giovani e poco noti, come Maxence Lacroix del Sochaux, Ridle Baku del Mainz e il giovanissimo Bartosz Bialek dello Zaglebie Lubin, oltre al prestito di Maximilian Phillip dalla Dinamo Mosca.

Oltre a questo, Glasner è stato bravissimo a riuscire finalmente a valorizzare giocatori da cui da tempo ci si aspettava prestazioni di un livello maggiore rispetto a quanto si era visto. Parliamo del portiere belga Koen Casteels e del centrocampista Maximilian Arnold, trasformatisi in pilastri della squadra, ma anche del difensore centrale statunitense John Brooks, per cui nel 2017 erano stati spesi ben 17 milioni di euro.

Il manager profetico

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La stagione non era iniziata benissimo, con l’eliminazione ai preliminari di Europa League contro l’AEK Atene, ma Schmadtke aveva mantenuto la calma, e a novembre si era sbilanciato dicendo che questa sarebbe potuta essere “una stagione straordinariamente buona”. E d’altronde già a luglio 2020 il dirigente aveva detto che si aspettava di fare circa 15 punti in più rispetto all’anno scorso, anticipando che avrebbero significato la qualificazione alla Champions League.

 

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Che è puntualmente arrivata pochi giorni fa, dopo un’annata in cui il Wolfsburg è riuscito a ottenere importanti risultati, come ad esempio bloccando due volte sul pareggio il RB Lipsia di Nagelsmann o vincendo in casa del Bayer Leverkusen. Ora, l’obiettivo è trattenere soprattutto Glasner, che fa gola a molte big, e pianificare il ritorno tra i grandi d’Europa.

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