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Crisi tecnica, sportiva e societaria: cosa succede al Valencia

Calcio EsteroCrisi tecnica, sportiva e societaria: cosa succede al Valencia

I tifosi silenziati sui social sono solo l’ultimo provvedimento preso dal Valencia per mascherare una profonda crisi sportiva e societaria

La crisi nera del Valencia continua e sembra non volersi definitivamente arrestare. Con la classifica ancora abbastanza pericolante, i Ché in questo rush finale di Liga devono cercare di mettere insieme ancra quella manciata di punti che mancano per la salvezza, in modo tale da poter ripartire e riprogrammare da zero l’ennesima stagione di ricostruzione.

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Come se non bastasse, da qualche ora il profilo Twitter del club ha deciso di togliere la possibilità ai follower di rispondere ai vari post. Il motivo? Molto semplice e intuibile: i troppi insulti, alcuni anche molto pesanti, stavano letteralmente intasando la sezione dei commenti, con frasi piene di odio e rabbia verso una gestione societaria arrivata sì ai titoli di coda, ma che non ha alcune intenzione di mollare.

peter lim
Fonte immagine: @azulfeehely (Twitter)

Valencia, confusione tecnica e societaria

Una confusione, quella che attanaglia il Valencia, nata anni fa e solo parzialmente contenuta dal grande lavoro portato avanti nel biennio 2017-2019 da Marcelino, con l’attuale allenatore dell’Athletic bravo a mascherare – almeno in parte – le magagne di una società decisamente allo sbando. A testimonianza dell’improvvisazione, sempre a proposito di allenatori, va segnalato come pochi giorni fa il proprietario Peter Lim abbia cacciato Javi Gracia.

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Complice la discesa in classifica e una mancanza di risultati ormai atavica, a Javi Gracia è stato dato il benservito: con l’allenatore navarro, salgono a 12 gli allenatori cambiati dal Valencia negli ultimi 10 anni. Una cifra impressionante, con tante variabili e una sola costante, rappresentata dalla figura di Voro. È lui l’uomo scelto per prendere la squadra a interim, ogni qualvolta qualche suo collega salta.

La rottura con i tifosi

Peter Lim e il suo socio Anil Murthy, che attualmente ricopre la carica di presidente del club, hanno ormai tutti contro, dalla stampa alla critica. Ma, soprattutto, i tifosi: fino a quando le porte di Mestalla erano aperte, il popolo valenciano si riuniva ore prima davanti all’impianto per contestare la proprietà, rea di aver reso la quarta società spagnola per importanza e numero di supporter una sorta di scatola cinese dal futuro incerto.

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Effettivamente, Lim è un personaggio abbastanza ambiguo, visti i pregressi e le pendenze legali che si porta dietro da anni. Calcisticamente, invece, ha una relazione decisamente profonda con la Gestifute di Jorge Mendes, col quale fa affari da anni. La cosa non è mai piaciuta ai tifosi e, ai tempi, non piacque nemmeno a Marcelino, che proprio per quel motivo decise di dimettersi, vedendosi respingere la richiesta.

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Ma il tecnico era amatissimo dalla piazza, a tal punto che Lim decise di metterlo in difficoltà ad ogni costo: nell’estate del 2019, cedette a insaputa di Marcelino Rodrigo all’Atletico Madrid, ma la trattativa saltò perché alla fine le due società non si misero d’accordo sul prezzo. Nacque una discussione forte tra le due parti e in mezzo ci finì anche Mateu Alemany, direttore sportivo e amico intimo di Marcelino. Volarono parole grosse, e alla fine entrambi vennero licenziati.

Rosa povera di qualità

L’estate scorsa il Valencia, come se non bastasse, ha anche smobilitato mezza squadra titolare. Lim, infatti, non si è fatto problemi a cedere ai rivali del Villarreal due titolarissimi come Coquelin e soprattutto Dani Parejo, considerato dai tifosi un vero e proprio idolo, così come Jaume Costa, Ferran Torres, Rodrigo e Kondogbia.

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L’impoverimento tecnico, solo in parte contenuto da entrate poco funzionali, ha messo sin da subito in difficoltà Javi Gracia, che ha provato a ottimizzare le risorse in suo possesso cercando di costruire, mattone dopo mattone, una salvezza che a oggi non è ancora matematica. Ma la cosa peggiore, che preoccupa i tifosi, è data dalla sicurezza che una salvezza non basterà a scacciare i demoni che da troppi anni spaventano la piazza. Per quello, serve che il club passi di mano, possibilmente a qualcuno di serio.

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