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Perché la Serbia a Qatar 2022 è una conferma, più che una sorpresa

Calcio EsteroPerché la Serbia a Qatar 2022 è una conferma, più che una sorpresa

La Serbia vola a Qatar 2022 nella maniera più rocambolesca e romantica possibile, ma la squadra di Stojkovic non è solo grinta e fascino nostalgico

Che la stagione di Aleksander Mitrovic avesse preso una piega decisamente interessante si era capito già da un po’: il centravanti serbo in forza al Fulham, infatti, sta letteralmente devastando le difese della Championship inglese.

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Con i Cottagers ha segnato tanto, certo, ma la rete più importante l’ha segnata allo stadio José Alvalade di Lisbona, regalando alla Serbia una clamorosa e inaspettata, almeno nelle tempistiche, qualificazione a Qatar 2022.

Serbia a Qatar 2022: una piacevole conferma

Il Mondiale del prossimo anno sarà il quarto delle ultime cinque edizioni al quale la Serbia parteciperà. La nazionale allenata dall’ex meteora veronese Stojkovic, evidentemente, ha un rapporto speciale con la rassegna iridata.

Mitrovic sta spaccando la Championship

Infatti, a questo dato fa da contraltare una statistica abbastanza buffa, se vogliamo, che vede i balcanici mancare la qualificazione all’Europeo da un ventennio. Com’è possibile, ci si chiederà? La verità è che una vera risposta non c’è.

Su Twitter molti tifosi hanno ironizzato su questa cosa, definendola come una delle cose ‘più serbe di sempre’. La capacità di stupire, di arrivare al traguardo in maniera eroica, le qualità umane e caratteriali di un popolo che non molla mai: sembrerà retorica, ma oggi più che mai è così.

Il fattore Stojkovic

Nel 2018 in Russia la cavalcata della nazionale serba si concluse alla fase a gruppi, ma il problema – che la federazione si porta dietro da ormai una decina di anni – è sempre stato legato alla mancanza di continuità per quanto concerne la gestione tecnica.

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Negli ultimi due lustri si sono avvicendati undici commissari tecnici differenti. Il dodicesimo è Dragan Stojkovic, con il quale si può ragionevolmente pensare di aprire un ciclo importante. Giocatore stilisticamente delizioso, numero 10 di altri tempi, Piksi ha fatto la gavetta in Asia, allenando prima in Giappone e poi in Cina.

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Lì si è sgrezzato umanamente, ha assorbito altre culture creandosi un bagaglio di esperienza che ora ha messo a disposizione della sua terra. Del suo paese, difeso con orgoglio negli anni Ottanta quando ancora si parlava di Jugoslavia. Dal suo arrivo, Stojkovic ha messo insieme 8 vittorie, 3 pareggi e 1 sola sconfitta.

Un gruppo di qualità

Dici Serbia e idealizzi una situazione nella quale c’è una nazionale pronta a scendere in campo solo per dare battaglia. Niente di più sbagliato, perché Stojkovic sta valorizzando un gruppo che pochi anni fa si portò a casa il Mondiale under 20 e, attualmente, le stelle giocano tutte nei top campionati d’Europa.

La difesa, rigorosamente a tre, si regge sul fiorentino Milenkovic, mentre in mediana l’esperto Gudelj si occupa di far girare il gioco, con Lukic e Sergej Milinkovic-Savic a girargli intorno. Kostic e Zivkovic, ex baby prodigio del calcio locale, sono i due titolari sulle fasce in un 3-1-4-1-1 decisamente fluido.

Davanti a inventare c’è Tadic, con Vlahovic e Mitrovic ad alternarsi nel ruolo di numero 9. Insomma, la Serbia è una selezione dalle grandi qualità, purtroppo limitata da una narrazione nostalgica e poco fattuale, tanto meno oggettiva. Una possibile underdog in vista di Qatar 2022.

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