giovedì, Marzo 28, 2024

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Il razzismo in Cadiz-Valencia è solo l’ennesima occasione persa

Calcio EsteroIl razzismo in Cadiz-Valencia è solo l'ennesima occasione persa

Fa discutere il caso di razzismo in Cadiz-Valencia: Diakhaby, offeso da un avversario, lascia in campo con la squadra che poi rientra per terminare il match, perdendo un’occasione importante per dare un segnale

Un brutto episodio ha scosso il weekend di Liga, giocato tra venerdì e la domenica di Pasqua. Al Ramon de Carranza, sulle coste dell’Andalusia, la partita tra Cadiz e Valencia è stata sospesa a causa di un episodio di razzismo che ha coinvolto Juan Cala e Mouctar Diakhaby, i due difensori centrali delle rispettive squadre. La partita si è fermata per oltre venti minuti per poi riprendere a svolgersi fino al fischio finale dell’arbitro.

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Sono stati attimi concitati, perché subito non si è capito bene cosa fosse successo: verso la mezz’ora del primo tempo, durante un’azione che si stava sviluppando al limite dell’area del Valencia, i due calciatori hanno cominciato una rissa nell’altra metà campo e solo a fatica arbitro e compagni sono riusciti a dividerli. Diakhaby, visibilmente scosso, è stato portato via apposta da Gabriel Paulista e da Fali, leader del Cadiz Fali.

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Razzismo in Cadiz-Valencia, cosa è successo

Le prime ricostruzioni fatte dalla stampa spagnola parlano di una grave forma di razzismo in Cadiz-Valencia rivolta da Cala a Diakhaby, una frase che avrebbe fatto perdere le staffe al francese a tal punto da disinteressarsi completamente del match per andare a cercare lo scontro. Cala, interpellato dal direttore di gara, ha minimizzato, ma dopo qualche minuto di ressa il centrale decide di lasciare il campo e i compagni lo seguono.

La situazione è surreale, in campo c’è solo in Cadiz e Alvaro Cervera, che alle spalle ha una storia di integrazione profonda, viene immortalato visibilmente contrariato dalle telecamere della Liga. Che ci sia stato del razzismo in Cadiz-Valencia, per ora, lo possiamo solo supporre ma questa è, a oggi, che sostengono i calciatori ospiti. Durante l’interruzione, il profilo Twitter del club ha postato un messaggio di solidarietà a Diakhaby, chiarendo che nel calcio non dev’esserci posto per alcun tipo di intolleranza.

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Il surreale ritorno in campo

Dopo quasi mezz’ora, con il cronometro fermo al minuto 29 del primo tempo, il Valencia si è ripresentato in campo. Diakhaby non c’è, è rimasto negli spogliatoi, invece Juan Cala sì ma il suo match durerà giusto il tempo di andare al riposo. Nella ripresa al suo posto entra Marcos Mauro che, ironia della sorte, segna anche il gol vittoria nel finale. Inutile dire che le indagini sono partite subito e probabilmente accerteranno il razzismo in Cadiz-Valencia, cosa non riscontrata in campo dall’arbitro.

Che, chiariamo, era lontano probabilmente dal punto in cui i due hanno avuto l’alterco e difficilmente poteva sentire, quindi nemmeno prendere delle decisioni forti visto che non aveva le prove di ciò che era successo. Anzi, in realtà per la rissa i due giocatori, Diakhaby compreso, si sono pure presi un giallo. Insomma, la difficoltà di un momento come questo non può non far riecheggiare momenti simili del recente passato.

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Un’occasione persa

In attesa di capire se e quali sviluppi porterà l’indagine, c’è da dire che dal caso di razzismo in Cadiz-Valencia la squadra ospite non ne esce benissimo. Se l’intolleranza è da condannare perché nello sport, giustamente, non dev’esserci spazio per questo tipo di sentimenti, allora rientrare in campo è un messaggio sbagliatissimo. Se si decide di sostenere la vittima, bisogna andare fino in fondo.

 

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I giornalisti presenti in Andalusia dicono che lo stesso Diakhaby abbia detto ai compagni di tornare a giocare, facendo – inconsapevolmente, ovviamente – perdere un’occasione importante per mandare un messaggio forte e conciso. Il Valencia, proprio perché l’arbitro non poteva accertare l’avvenuto, rischiava quindi una sconfitta a tavolino forse decisiva in chiave salvezza, cosa poi avvenuta ma per una rete subita alla fine.

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Davvero un peccato, perché per dimostrare forza si è scelta una via altrettanto incisiva, salvo poi tornare sui propri passi perché non si sa mai cosa potrebbe succedere. Sconfitta e penalizzazioni, implicitamente, ci è stato spiegato valgano più di un sentimento ripugnante come il razzismo, ancora una volta protagonista di una delle pagine più tristi dei giorni nostri.

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