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Una delle partite più attese del Mondiale per Club si è giocata al Rose Bowl di Pasadena, dove il PSG ha affrontato l’Atletico Madrid. In un torneo che raccoglie le migliori squadre del pianeta, ogni dettaglio fa la differenza, e il confronto tra Luis Enrique e Diego Simeone ha confermato quanto la preparazione tattica conti a questi livelli. L’atmosfera, calda e rumorosa fin dal primo minuto, ha accompagnato un incontro che prometteva scintille e che ha rispettato le aspettative.

Come già visto nella finale di Champions League contro l’Inter, i parigini hanno adottato una tattica ormai ricorrente: sbagliare volutamente il calcio d’inizio, spedendo il pallone in fallo laterale per tentare di cogliere impreparata la squadra avversaria nella gestione immediata del possesso. Un trucco che aveva funzionato più volte nel corso della stagione, ma questa volta Simeone era pronto. L’Atletico, infatti, ha risposto con freddezza: Galan ha rimesso il pallone in campo con rapidità, impedendo al PSG di sistemarsi e pressare alto. Nonostante la contromossa intelligente dei colchoneros, la partita ha preso una piega netta con il passare dei minuti, fino al 4-0 finale che lascia pochi dubbi sulla superiorità della squadra di Luis Enrique.

Il PSG ha dominato nella ripresa, mostrando ancora una volta la qualità del suo palleggio e la capacità di accelerare quando necessario. L’Atletico ha provato a resistere ma ha finito per crollare sotto i colpi di una squadra che sembra avere trovato la formula giusta per abbinare spettacolo e risultati. Il successo rafforza la candidatura dei francesi per la vittoria del torneo, mentre Simeone dovrà ripartire dalle cose buone viste nei primi minuti, quando il piano tattico aveva effettivamente messo in difficoltà i campioni d’Europa.

Pasquale La Ragione

Napoletano fuori, milanista dentro. Non so fare nulla ma lo faccio splendidamente bene. Non avrai altro Dio all'infuori di Paolo Maldini il mio primo ed unico comandamento. Costruito dal basso e in direzione ostinata e contraria. Lo Scudetto 2022 il più bello della mia vita personale e professionale ma il Milan di Ancelotti mi ha insegnato che dopo Istanbul c’è sempre Atene.