venerdì, Marzo 29, 2024

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Milik alla Roma, come cambia l’attacco dei giallorossi

CalciomercatoMilik alla Roma, come cambia l'attacco dei giallorossi

Milik è vicino alla Roma: arriva dal Napoli e dà un tocco di class all’attacco giallorosso. Come cambiano gli schemi offensivi di Fonseca con lui.

Sembra contenerne di più, di anni, questa vita intensa di Arek Milik. Si fatica a credere sia del 1994, l’attaccante del Napoli, invece è ancora a metà percorso. Ne ha di strada davanti a sé, e questa svolta annunciata, il passaggio alla Roma, somiglia a una ghiotta opportunità per regalarsi un futuro che a Napoli stava ormai per esaurirsi.

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Ripartirà dalla Capitale, Milik, orfano di padre dall’età di sei anni, già due volte operato per la rottura del crociato, erede di Higuain del quale non è mai riuscito a scacciarne il fantasma che lo ha tormentato nell’eterno paragone. Saluterà dopo 48 gol che non sono bastati, ai tifosi del Napoli, per ritenerlo speciale. Ci riproverà alla Roma dove un’altra ombra dovrà diventare luce: quella di Dzeko.

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L’erede di Higuain mai idolo dei tifosi

Milik è arrivato al Napoli nell’estate del 2016 dopo aver girato l’Europa: è partito dalla sua Polonia, si è trasferito in Germania (prima al Bayer Leverkusen e poi – in prestito – all’Augusta) quando non aveva neppure vent’anni; un giovanotto di belle speranze prestato alla Bundesliga in attesa del suo posto nel mondo.

Sarà l’Olanda la sua terra felice: per due anni, dal 2014 al 2016, Milik esplode come chi lo conosceva aveva previsto. Segnerà 47 gol in 75 partite, diverrà idolo dei tifosi, conquisterà l’opinione pubblica e anche l’interesse del Napoli, in cerca di nuovi gol dopo l’addio (prossimo) di Higuain.

Costerà, alla società di De Laurentiis, poco più di 30 milioni di euro, una valutazione piuttosto alta (allora) ma giustificata dai 22 anni, dalle 24 reti nell’ultima stagione, dalla vetrina dell’Europeo – gol all’esordio contro l’Irlanda del Nord – e da prospettive di talento fino a quel momento inesplorate.

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Gli infortuni, le punizioni e i gol pesanti mancati

Cosa resterà di Milik al Napoli è raccontato dalle statistiche: 48 gol dopo 122 presenze in quattro anni masticati, fermo per 52 partite dopo il doppio infortunio al crociato, prima una gamba e poi un’altra, nel bel mezzo della sua esplosione.

L’avvio era stato promettente: doppietta all’esordio da titolare col Milan, altri due gol in Champions contro la Dinamo Kiev, poi il primo stop in Nazionale e l’inizio del calvario. Con Sarri, nei suoi primi due anni, Milik segnerà appena dieci gol, frenato dalla sorte e dalla consacrazione di Mertens che intanto era diventato a sorpresa il suo naturale sostituto.

Con Ancelotti (e Gattuso) i primi crediti incassati: 20 gol un anno fa, 14 quest’anno, ma è nell’ultimo biennio, quando s’è imposto senza mai fermarsi, che Milik scopre il gusto amaro del paradosso. Pur segnando abbastanza, viene spesso criticato perché allergico ai gol pesanti, come quello fallito ad Anfield contro il Liverpool, un istante che s’è rivelato decisivo.

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Chi è Milik, caratteristiche tecniche e cosa sa fare (con o senza palla)

La Roma sta per accogliere un attaccante moderno, non un bomber di razza ma un elegante finalizzatore, spesso più bello (da vedere) che concreto. Per info: rivedere i gol all’Atalanta e alla Roma dello scorso anno, entrambi in trasferta. Il suo biglietto da visita è un mancino forte e potente.

Milik ha un piede da centrocampista, ma lo utilizza solo come attaccante. Evade dal suo ruolo quando calcia le punizioni: è uno specialista. Il sinistro è un vanto ma anche un limite: segna soprattutto con questo piede e raramente s’iscrive al tabellino dei marcatori per gol brutti o sporchi.

Per questo non è (ancora) un bomber di razza. Sono conclusioni secche, le sue, tiri precisi, da distanza spesso media. Puliti, limpidi, chiari. Non c’è traccia di Inzaghi in lui. Diversi i gol di testa, anche se Milik – nonostante i 185 centimetri che porta a spasso – non è uno specialista.

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Come cambia l’attacco della Roma da Dzeko a Milik

Sono colleghi, Dzeko e Milik, ma non si direbbe. Sono diversi, troppo diversi, eppure s’assomigliano: devono far gol, entrambi, ma arrivano in porta in modo differente. Dzeko è un regista offensivo, gioca per la squadra, si sacrifica, difende palla e fa salire i compagni, è un illuminante assist-man (50 suggerimenti vincenti alla Roma) oltre che un infallibile goleador (106 gol in 222 partite).

Milik è altro: ha un bel mancino, garantirà maggior presenza in area di rigore ma solo perché si muoverà meno rispetto al bosniaco. Dovranno essere i compagni a servirlo. Non è una punta, Milik, in grado di creare un gol dal nulla.

Da solo. Avrà bisogno del sostegno (e delle giocate) di esterni e trequartisti, dei cross dal fondo, dei suggerimenti in verticale. Loro, invece, non potranno contare sempre su di lui. A Napoli sono stati appena cinque gli assist vincenti. Servirà una Roma più di manovra per illuminarlo.

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Di Fabio Tarantino

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