giovedì, Marzo 28, 2024

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Novembre 1980, quando Maradona umiliò il grande Gatti

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Tra i tanti episodi della vita calcistica di Maradona, ce n’è uno che risale agli albori della sua carriera. A far le spese della sua classe, quella volta, fu il grande Hugo Gatti

La morte di Diego Armando Maradona ha lasciato un vuoto incolmabili in tutti i veri amanti del gioco del calcio. La scomparsa del Diez, in questi giorni, ci ha permesso di ripercorrerne passo dopo passo una carriera straordinaria, all’interno della quale l’uomo Maradona ha sempre dato tutto per qualunque maglia si sia trovato a difendere.

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Uno dei club che lo hanno inevitabilmente segnato, oltre a Boca Juniors e Napoli, è l’Argentinos Juniors, visto che proprio dalle parti de La Paternal – uno dei quartieri ancora totalmente argentini, nei quali la cementificazione selvaggia non è mai arrivata – Diego ha cominciato la sua favolosa ascesa. E, proprio ai tempi in cui giocava con il Bicho, Maradona si è reso protagonista di uno degli episodi più iconici della propria carriera.

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Diego Armando Maradona ha solo 19 anni, ma comanda la prima squadra a tal punto che, i giornalisti, da tempo ne parlano ormai come un predestinato. Si capisce che il futuro Pibe de Oro ha una qualità differente, tanto è vero che l’Argentinos Juniors cerca di proteggerlo il più possibile, respingendo gli assalti dei procuratori che vorrebbero portarlo via dal club.

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Il 2 novembre 1980, al José Amalfitani di Liniers, è in programma la partita contro il Boca Juniors, un match importante per l’Argentinos Juniors che, negli anni precedenti, ha valorizzato Maradona a tal punto da renderlo un perno insostituibile del proprio attacco. A metterci il carico da novanta ci pensò poi Hugo Orlando Gatti, portiere degli xeneizes, che in settimana rilasciò un’intervista abbastanza tagliente.

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“Maradona? Gran talento – dichiarò l’iconico portiere argentino a El Litoral – mi preoccupa però la sua tendenza a ingrassare. Tra qualche anno ci ritroveremo a parlare di un giocatore piccolo e grassottello”. Il termine esatto usato da Gatti è infatti “gordito“, un vezzeggiativo – forse amichevole, come confermò anni dopo Oscar Bergesio, l’autore dell’intervista – che però probabilmente andò a toccare delle corde molto sottili. Spezzandole.

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Quella sera nello stadio del Velez furono registrate quasi 50mila presenze. La sfida tra AAAJ e Boca Juniors era parecchio sentita, con Maradona che – sul campo – rispose a Gatti alla sua maniera. Del 5-3 finale, infatti, quattro gol portarono la firma di Diego, che distrusse il portiere avversario bombardando la porta del Boca Juniors. E, di fatto, vincendo quasi da solo la partita.

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Una costante che si ripeterà altre volte nella carriera di Maradona. Alla fine del match Gatti si scusò: “Chiese perdono – racconta Bergesio – specificando cosa volesse dire con quelle parole, e anzi consigliandogli di fare molta attenzione nella gestione della sua forma fisica”. Qualche tempo dopo, lo storico agente Jorge Cyterszpiler confidò che, una volta apprese le parole di Gatti, Maradona gli disse: “Avevo pensato di segnargli due gol. Dopo ciò che ha detto, gliene farò almeno quattro”.

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E così Maradona fece, nel tripudio generale di una delle tifoserie più calde d’Argentina. Prima un sinistro al volo dopo uno stop di petto perfetto, poi una punizione all’incrocio, un colpo di testa e un altro calcio da fermo. Poi antidoping e partenza per Los Angeles, dove Maradona si aggregò alla nazionale. Quella sera applaudirono anche i tifosi del Boca Juniors, ignari del fatto che – di lì a poco – il Diez se lo sarebbero finalmente goduti anche loro.

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