martedì, Aprile 23, 2024

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Luis Enrique, la forza di rinascere: il sogno Europeo dopo il dramma familiare

Calcio EsteroLuis Enrique, la forza di rinascere: il sogno Europeo dopo il dramma familiare

Preparato, introverso, polemico: chi è Luis Enrique, il ct della Spagna che affronterà l’Italia nelle semifinali di Euro 2020

“La formazione è la seguente: davanti gioca Morata, poi sceglierò gli altri dieci”. Sembra passata un’eternità da quando, in una conferenza stampa decisamente piccata, Luis Enrique rispondeva così alle domande dei giornalisti spagnoli, che lo incalzavano su alcune scelte di campo poco convincenti.

Invece, è solo questione di settimane: la Spagna aveva appena pareggiato la loro partita di esordio contro la Svezia e Lucho, evidentemente accerchiato, aveva cercato di fare muro dalle critiche che stavano piovendo sulla squadra: “Io scelgo per il bene di tutti, il mio ma anche dei giocatori”, concluse.

Tifosi e media contro Luis Enrique

La Spagna che arriva in semifinale di Euro 2020 è una squadra totalmente indecifrabile, di quelle che oggettivamente hanno qualità ma che spesso, forse troppo, faticano a esprimere un calcio convincente come vorrebbe la loro tradizione.

Lo fanno a tratti, come per esempio nel 5-0 col quale hanno travolto la Slovacchia, per poi calare nuovamente e aver bisogno dei supplementari per regolare la Croazia e dei rigori per far fuori la Svizzera.

La Spagna è così, va accettato, ma in patria la cosa non piace e Luis Enrique, da tempo, è finito sul banco degli imputati. Gli si punta il dito contro per tanti motivi: in primis, aver scelto alcuni giocatori a discapito di altri, poi per aver dato fiducia incondizionata ad altri ma, soprattutto, per aver stravolto l’anima di una nazionale che, di punto in bianco, non ha più riferimenti.

Una Spagna nuova e diversa

Quella di Lucho è una Spagna differente, innanzitutto perché  – contrariamente al passato – non vede tra i suoi convocati i blocchi classici di sempre, quello del Real Madrid e quello del Barcellona: nel primo caso, nessun calciatore dei merengues è stato chiamato per Euro 2020; nel secondo, sono rimasti soltanto Busquets e Jordi Alba tra i reduci degli anni d’oro blaugrana.

Questo ha indispettito un po’ tutti, così come il fatto che Luis Enrique abbia deliberatamente deciso inizialmente di convocare soltanto 24 calciatori invece di 26, come la UEFA aveva deliberato. Fuori Ramos, fuori Carvajal, ma fuori sono rimasti anche Sergio Canales e Iago Aspas, autori di una Liga spaziale.

C’è chi dice che il ct sia indeciso, chi afferma che abbia poca fiducia nei suoi uomini, ma anche chi lo difende, affermando che a oggi la Spagna sta affrontando alcune difficoltà sulle quali il tecnico ha poche colpe. Un dato interessante, però, riguarda i calciatori impiegati: a parte i portieri di riserva, solo in cinque hanno giocato tutte le partite partendo dal primo minuto.

Un personaggio divisivo

Classe 1970, una vita da calciatore passata soprattutto al Barcellona, Luis Enrique per anni è stato considerato come uno degli allenatori più bravi al mondo. Forse lo è ancora oggi, ma la sua scelta di sposare la causa della nazionale lo ha un po’ emarginato dalla cronaca di tutti i giorni.

Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, nel 2008 comincia la sua seconda parte di carriera nella squadra B del Barça, dove si ferma quattro anni prima di tentare l’avventura alla Roma. Dura 41 partite, gira sul punto e mezzo di media ma ciò non basta per evitargli l’esonero.

Piace a tutti, addirittura De Rossi ne parlerà come un talento puro. Tornato in patria, Lucho riparte dal Celta e in una stagione arriva in Europa League, poi prende il Barcellona e vince tutto quello che c’era da vincere, regalando al mondo la celebre MSN.

La brutta malattia della figlia gli ha fatto rinunciare alla nazionale nel 2019, dopo solo 6 partite, per poi riprenderla in mano l’anno successivo. Ma nel frattempo qualcosa è cambiato. Lui è cambiato, e tanto, da quando Xana non c’è più: parla meno, polemizza, si chiude e i giornalisti questo non lo apprezzano.

Euro 2020 è solo il penultimo round di una faida che dura da troppo, e che si concluderà dopo il Mondiale in Qatar, quando scadrà il contratto tra Luis Enrique e la federazione. Con un titolo in bacheca, o meno, si vedrà.

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