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Liverpool campione d’Inghilterra, la fine di una maledizione durata trent’anni

Calcio EsteroLiverpool campione d'Inghilterra, la fine di una maledizione durata trent'anni

Il Liverpool è ufficialmente campione d’Inghilterra, un trionfo atteso ben trent’anni e arrivato al termine di una splendida cavalcata che ha spezzato una vera e propria maledizione. E in attesa di un futuro che potrebbe vederli dominare nuovamente in patria e in Europa adesso è il momento di godersi il presente.

Il triplice fischio con cui l’arbitro Stuart Attwell ha sancito la fine di Chelsea-Manchester City, terminata 2-1 in favore dei padroni di casa grazie alle reti di Pulisic e Willian – abile nel colpire su rigore dopo il temporaneo pareggio di De Bruyne – ha reso finalmente ufficiale qualcosa di cui ormai tutti da tempo erano a conoscenza.

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Il Liverpool è campione d’Inghilterra, a distanza di trent’anni dall’ultimo successo e per la prima volta da quando – era il 1992 – i club della massima serie inglese si erano “messi in proprio” cambiando il nome del torneo in Premier League. L’inizio di una nuova epoca che i Reds avrebbero potuto benissimo dominare, forti dei titoli conquistati in quello che viene considerato come il loro “periodo d’oro” che dal 1975 al 1990 porta in bacheca 4 Coppe dei Campioni e ben 10 campionati.

E invece quello guidato dalla bandiera Kenny Dalglish, quello di Ian Rush e John Barnes, Bruce Grobbelaar e Peter Beardsley, soltanto per citare alcuni nomi, resterà a lungo l’ultimo Liverpool capace di vincere in Inghilterra. L’anno è il 1990, in Italia si giocano i Mondiali e poco prima i Reds sono riusciti a vendicare il titolo sfumato l’anno precedente all’ultimo minuto contro l’Arsenal, quello del gol di Michael Thomas che ha ispirato Nick Hornby e il suo celebratissimo “Febbre a 90°”.

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Liverpool e una maledizione durata trent’anni

Per la 18esima volta campioni d’Inghilterra, i Reds sono convinti che quanto avvenuto 12 mesi prima sia stato un semplice incidente di percorso. Invece il calcio della Premier League si evolve tanto velocemente da lasciarli indietro, e quello che dominava l’Inghilterra nel giro di pochi anni diventa un club glorioso ma incapace di adeguarsi ai tempi.

I Reds devono assistere al lunghissimo ciclo di vittorie del Manchester United di Sir Alex Ferguson, agli exploit dell’Arsenal degli Invincibili, all’ascesa dei “nuovi ricchi” Chelsea e Manchester City e agli acuti di Leeds, Blackburn e Leicester.

Trent’anni, nel calcio, rappresentano una vera e propria era geologica: basta guardare una foto del Liverpool campione d’Inghilterra nel 1990 per rendersi conto di quanto tempo sia trascorso, e non ci vuole molto per immaginare come i tifosi dei Reds abbiano vissuto queste tre decadi.

Un bellissimo video realizzato da Bleacher Report prova a riassumerlo in poco più di un minuto, celebrando il percorso compiuto da un tifoso in questo periodo di tempo incredibilmente lungo e ricco di delusioni, talmente cocenti da mettere in ombra anche le vittorie.

Perché se è vero che comunque il nuovo milllennio porta soddisfazioni in campo europeo – la terza Coppa UEFA nel 2001, l’incredibile successo in Champions League nel 2005 in rimonta sul Milan seguito dal bis di 12 mesi fa contro il Tottenham – in campionato la squadra sembra vittima di una vera e propria maledizione.

Spesso deludente, quando sembra finalmente sul punto di volare finisce per precipitare duramente a terra. Succede, letteralmente, a Steven Gerrard nel 2014: uno dei più forti calciatori che abbiano mai vestito la maglia dei Reds scivola fatalmente nel match decisivo contro il Chelsea, un errore che cambia le sorti del campionato e che segnerà una carriera altrimenti perfetta.

Liverpool-Klopp, binomio perfetto

L’arrivo di Jurgen Klopp in panchina nel 2015 è accolto con entusiasmo soltanto da parte della tifoseria: il tecnico tedesco viene generalmente quanto ingenerosamente considerato un “perdente di successo”, sensazione purtroppo confermata nella stagione d’esordio quando dopo essere subentrato a Brendan Rodgers porta il Liverpool all’8° posto in Premier e alle finali perse di Coppa di Lega ed Europa League.

Per fortuna qualcuno, nel frenetico calcio moderno che spesso emette sentenze appena ne ha occasione, decide di aspettare e provare a costruire la squadra secondo i desideri dell’allenatore: che resta saldamente al suo posto anche dopo una seconda stagione senza successi e ottiene uno dopo l’altro i nomi che costruiranno il suo mosaico perfetto.

Sadio Mané e Georginio Wijnaldum, quindi il bomber Salah, Robertson, il pilastro della difesa Virgil Van Dijk: l’olandese arriva per aggiustare una difesa fragile, costa molto e questo fa storcere il naso a gran parte degli addetti ai lavori, subito pronti a cambiare opinione una volta registrato il netto cambio di registro della retroguardia e il migliorato rendimento della squadra.

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È lui uno dei simboli più importanti di questo nuovo Liverpool finalmente vincente, in cui però a dominare è la figura carismatica di Klopp: che non solo si dimostra abilissimo nello sfruttare i talenti che il club gli mette a disposizione, ma anche capace di restituire fiducia al capitano Henderson, di reinventare il giovane Alexander-Arnold trasformandolo in uno dei terzini più forti d’Europa, di esaltare le qualità di Roberto Firmino, esploso letteralmente sotto la sua guida.

Una maledizione spezzata

Nell’estate del 2018 il Liverpool arriva inaspettatamente fino alla finale di Champions League e cade con il Real Madrid: ancora una volta si dice che Klopp non sia capace di vincere le finali, come se raggiungerle già non sia un risultato comunque importante. Fa niente: la stagione successiva i Reds partono a mille, dando vita a uno dei più entusiasmanti testa a testa mai visti con il Manchester City.

Vero è che arriva la Champions League numero 5 nella storia, vinta peraltro in una finale con il Tottenham che certifica come la Premier League sia ormai il torneo dominante in Europa, ma il titolo sfuma ancora una volta nonostante i 97 punti raccolti. È l’ennesima beffa, ma dopo trent’anni deve per forza essere l’ultima.

E così sarà. È storia, ufficiale da ieri ma nell’aria ormai già da gennaio, da quando cioè i Reds, che giocano ogni partita come se fosse una finale, una questione di vita o di morte, arrivano al giro di boa con un vantaggio enorme sulla concorrenza: 18 gare vinte su 19, un solo pareggio, +13 punti sul Leicester e +14 su un Manchester City stordito, che giornata dopo giornata non può che prendere atto di un fatto inequivocabile. E cioè che questo è l’anno del Liverpool, e stavolta nessun imprevisto potrà fermare i Reds.

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Ancora è presto per dire se questo Liverpool potrà essere capace di segnare un’epoca come fece a suo tempo quello di Bob Paisley e Kenny Dalglish: mentre gli altri campionati top d’Europa hanno ormai da tempo dominatori incontrastati o quasi, in Inghilterra la concorrenza resta elevatissima, con almeno 4-5 squadre capaci potenzialmente di vincere il titolo.

Certo è però che alzare in due stagioni Champions e Premier League è un segnale che non può essere ignorato, ma comunque, in questo momento, tutto questo non conta per chi tifa Reds, così come non conta il fatto che come ricorda talkSPORT da oggi il Liverpool è il club più vincente nella storia del calcio inglese.

Quello che conta è che dopo trent’anni la maledizione è stata finalmente spezzata, e da qui in avanti ogni cosa sarà nuovamente possibile.

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